Giovanni Raboni: «Filare tra le lenzuola tremando»
164esimo appuntamento con “la cicala del sabato” (*)
Filare tra le lenzuola tremando
di febbre, di felicità al pensiero
d’essere esente dall’esserci, libero
dal suo fiato, dal suo affanno – ma quando?
solo ai tempi dei tempi, quando ero
un ragazzo e proprio cosí, sfumando
il presente e il futuro in un rimando
sine die ne facevo piú leggero
il morso? O forse la si prende, questa
malattia, anche da grandi, e forse è grazia
che sia cosí, grazia per chi s’appresta
a lasciare la vita e ancora strazia
il moto che la consuma, l’impura
dolcezza che la feconda e l’oscura.
[da «Quare tristis»]
(*) Qui, il sabato, regna “cicala”: libraia militante e molto altro, codesta cicala da oltre 15 anni invia ad amiche/amici per 5 giorni alla settimana i versi che le piacciono; immaginate che gioia far tardi la sera oppure risvegliarsi al mattino trovando una poesia. Abbiamo raggiunto uno storico accordo: lei sceglie ogni settimana fra le ultime inviate quella da regalare alla “bottega” e io posto. Ci rivediamo qui fra 7 giorni. [db]
A Giovanni dobbiamo questi versi, dedicati alla memoria di Pino, di Giuseppe Pinelli. E l’aver messo, finalmente, il dito nella piaga:
“Parlo per me ma forse anche per voi.
Amici, diciamo la verità:
di sentirci oppressi ci sentiamo felici;
ci importa adesso esser vittime, non esser liberi poi.“
Parole che sono rimaste inascoltate. Mi è giunta voce, tempo fa, che un coraggioso regista, in assenza – incredibile, ma vero – di materiale filmico sulla strage di Stato prodotto dagli ambienti anarchici, abbia contattato un gruppo di compagni, proponendo di realizzare un film “dalla parte degli anarchici”. La sua proposta e’ praticamente caduta nel vuoto.
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L’alibi del morto
Giuda dice che l’alibi del morto
era crollato: per questo il morto è sceso nel cortile.
Ma l’alibi era buono; il morto è riabilitato:
nessuno dice che Giuda aveva torto.
*
Il perito settore dice che le ferite
non sono incompatibili con la meccanica di
una caduta dall’alto. Il giornale conclude
che dunque il morto si è suicidato.
*
Miserabili vecchi che per pietà
di se stessi dovrebbero esser morti
ci parlano degli specchi, ci ammoniscono, ci insegnano il futuro,
escono dagli specchi per baciare i morti.
*
L’assassino s’è affrettato a sparlare del morto.
S’era sentito un assassino compatire un morto.
S’era visto un assassino baciare la fronte di un morto.
Vedi che gli assassini non trascurano i morti.
*
20.30 cordoglio del beone.
20.31 rampogne del furfante.
20.32 consigli dell’idiota.
20.33 ultimatum del boia.
*
La Borsa è sana, la Borsa reagisce
con splendido, inatteso, confortante vigore
alle notizie dal fronte, ai proclami, alla limpida morte
del legionario ucciso dal nemico.
*
Corvi senz’ali all’ombra
piatta della bilancia
trinità di sicari
brandiscono la lancia.
*
Giuda dice: la gente ai miei guerrieri
ha buttato dei sassi, per questo han caricato.
Di chi c’era nessuno se n’è accorto:
ma il Senato dice che Giuda non ha torto.
*
Non predicate la dittatura
di una classe sull’altra, non è il vostro lavoro.
Non dite niente che possa suscitare
l’odio di classe: ci pensano già loro.
*
Parlo per me ma forse anche per voi.
Amici, diciamo la verità:
di sentirci oppressi ci sentiamo felici;
ci importa adesso esser vittime, non esser liberi poi.
(1970)
Giovanni Raboni
Cadenza d’inganno