Il riciclo che fa la differenza

di Giorgio Nebbia (*)

Lo guardo con attenzione, a distanza; è un giovanotto, forse dell’Europa Orientale o del Sud-est asiatico, corre su una bicicletta mountain-bike, veloce come il vento, con uno zainetto sulle spalle, si ferma di botto davanti a un cassonetto dei rifiuti, lo apre, fruga all’interno con mano sicura e abile, sembra riconoscere al tatto se c’è qualcosa di recuperabile. Da quello che riesco a distinguere, a distanza, mi pare che estragga qualcosa di tessuto, forse di metallo.

Chiude il cassonetto senza lasciarsi dietro niente, senza sporcare la strada, salta sulla mountain-bike e corre al prossimo cassonetto. In tutti i Paesi del mondo le comunità povere cercano qualcosa di vendibile fra i rifiuti lasciati dai cittadini delle comunità opulente: e di cose vendibili e riutilizzabili ce ne sono tante anche nei nostri cassonetti. In particolare le comunità rom hanno una antica tradizione nella fabbricazione di oggetti, talvolta artistici, utilizzando materie povere come avanzi di rame. Mi risulta che in alcune comunità i rottami di rame e metallici vengono rifusi e venduti; gli oggetti di rame si prestano specialmente bene perché contengono rame molto puro.

Al lavoro di immigrati impegnati nella raccolta differenziata e nel riciclaggio di merci e materiali era dedicato un articolo di Antonia Torchi su «VerdeAmbiente», il numero 1 del 2011. Davanti ai cassonetti che traboccano di rifiuti indifferenziati, davanti al fallimento di fatto di una efficace raccolta differenziata, perché anche quella praticata in tante città si traduce nel mettere insieme materiali che finiscono in discarica perché i metalli sono miscelati con plastica, la carta con plastica e tetrapak, mi chiedo perché non estendere su larga scala, in tutta Italia, il progetto “Uguali ma differenziati” di Vas-Lombardia, avviato nella Provincia di Monza Brianza, approfittando della capacità e abilità di tante persone, immigrati e disoccupati, nelle operazioni di raccolta differenziata?

Da quello che capisco, molte persone sono capaci di distinguere i metalli, i tipi di plastica, le “lattine” di ferro e alluminio, le fibre dei tessuti, cioè sono capaci di effettuare una vera raccolta differenziata di materiali omogenei, quelli di cui l’industria del riciclo ha veramente bisogno per ottenere nuova carta, ferro, alluminio, eccetera di qualità accettabile. Sarebbero occasioni per dare lavoro e qualche soldo a disoccupati, riducendo il volume dei rifiuti destinati alle maleodoranti discariche e offrendo materie seconde di buona qualità alle industrie del riciclo.

(*) Questo articolo è ripreso da http://comune-info.net/ : in precedenza era stato pubblicato anche su «La gazzetta del Mezzogiorno».

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *