Malati di selfie
Fabrizio (Astrofilosofo) Melodia nella 162esima puntata di «Ci manca(va) un Venerdì» vi trascina verso il Narciso dalle 100 braccia
Narcisismo, solo roba da social?
«Siamo l’esercito del selfie / di chi si abbronza con l’IPhone / ma non abbiamo più contatti / soltanto like a un altro post / ma tu manchi dalla lista delle cose che non ho» cantano Arisa e Lorenzo Fragola con un brano assai ironico e ballabile di Takagi & Ketra.
In effetti non è tanto da ridere: fan quasi paura i disusi e i “malcostumi scostumati” nella società dei social, dei selfie e della vita traslata su Facebook, Instagram, Snapchat, il Cinguettatore perché Twitter suona male. Uno studio condotto in tandem dall’università di Swansea e quella di Milano pare confermare quanto canticchiato: fare selfie – i famigerati scatti autoritratto con lo smartphone – aumenterebbe e aggraverebbe i tratti narcisistici e patologici della personalità.
Ma Narciso chi? Era un ragazzo bellissimo innamorato di se stesso; di cui di invaghì la ninfa Eco, la quale fu condannata da Giunone a ripetere sempre l’ultima parola detta da qualcuno, visto che era troppo pettegola. Purtroppo fra la monotonia del dialogo (della ninfa) e l’avere come oggetto d’amore solo se stesso, Narciso rifiutò con sdegno l’amore di Eco, la quale morì consumata dal dolore e di lei ne rimase solo la voce. Un’eco appena. Ricordatevi di salutarla quando la sentite.
Ma a Narciso non andò meglio: fu ripagato con la stessa moneta. Vide la propria immagine riflessa nell’acqua e se ne innamorò perdutamente. La sua immagine però non ricambiò quella passione e Narciso si uccise per la disperazione.
Per fortuna – o per sfortuna? – il suicidio narcisistico non è all’ordine del giorno altrimenti i bollettini dei morti causa social sarebbero catastrofici. Però aumentare i tratti narcisistici porta, a quanto pare, a un pernicioso contraccolpo ovvero la depressione causa social.
Se si considera rappresentativo (sempre lì il problema) il campione analizzato da entrambe le università, almeno il 20% delle persone potrebbe sviluppare i tratti narcisistici quali esibizionismo grandioso, credenze relative al diritto di ricevere riconoscimenti dagli altri, con una tendenza alla manipolazione e allo sfruttamento degli altri. Tutto ciò sarebbe causato da un uso smodato dei selfie, non dei post verbali. Le immagini vincono sulle parole, in quanto con esse l’individuo si sente sempre più al centro dell’attenzione: arriva l’aumento di serotonina e dopamina nel cervello in seguito alla pubblicazione e alla fine se ne desidera sempre di più, come per ogni droga.
Da paura? Ricordiamo che è una teoria elaborata su base statistica e su un campione che dovrebbe essere rappresentativo.
D’altro canto è abbastanza ovvio che la società dell’immagine si basa sul creare domanda da parte degli utenti, quindi è costretta a creare desiderio: questo porta ad adottare le pratiche di aumento, pilotato o meno, dei tratti narcisistici insiti in ognuno di noi.
Essendo virtuale, dunque mancando un confronto immediato e una “censura sociale “ come avviene nel mondo reale, il fenomeno appare incontenibile. E la pratica pare diventare usanza sociale, dopo essere diventata social, poiché la persona non crea più un distacco da quella realtà virtuale ben poco virtuosa ma molto appagante (pur se evidentemente fasulla).
«L’inferno sono gli altri» affermava il filosofo Jean Paul Sartre. Chissà se aveva intuito la depressione da social? Come quando un post viene ignorato, senza nemmeno un like. Un eroinomane senza la sua dose quotidiana o quasi.
Ancora prima di Sartre riecheggiano le parole provocatorie di Friedrich Nietzsche, il quale considera il narcisismo come una condizione cosmica, definendolo volontà di potenza: «Che ne è stato della volontà di potenza che ha permesso di poter proseguire su corde tese sull’abisso più tremendamente vertiginoso?». Forse le corde sono state tagliate, Fred? O sono diventate un’attrazione a Gardaland, chi lo sa?
Narcisismo sì, narcisismo no, narcisismo boh.
“Per fortuna – o per sfortuna? – il suicidio narcisistico non è all’ordine del giorno altrimenti i bollettini dei morti causa social sarebbero catastrofici” è una frase da incorniciare.
Da incorniciare sono le vittime di contorno dei narcisisti, spesso persino i famigliari ne fanno le spese. Pensa solo a una scena tipica di un ristorante, una famiglia di quattro persone, mamma papà e due figli, e tutti che non staccano gli occhi dal cellulare. E in casa si parlano con il cellulare, anche solo per chiamarsi a tavola. Se la digitalizzazione non ha portato lavoro e nemmeno aumento della produzione, ecco invece come ha diviso le persone e c’è da dire che le persone si sono lasciate dividere.
Caro Fabrizio, hai racchiuso tutto in un pensiero: «L’inferno sono gli altri» affermava il filosofo Jean Paul Sartre. Chissà se aveva intuito la depressione da social? Come quando un post viene ignorato, senza nemmeno un like. Un eroinomane senza la sua dose quotidiana o quasi…
Non so se hai avuto modo di vedere questo video di Shaun Higton che mostra il lato oscuro del social network Facebook e dei suoi like, “What’s on your mind?”
https://youtu.be/QxVZYiJKl1Y
Nel 2017 scrissi Donne da facebook: sull’orlo di una crisi da selfie. (http://lasantafuriosa.blogspot.com/2017/04/donne-da-facebook-sullorlo-di-una-crisi.html), dati impietosi e la tua attenta valutazione da Astrofilosofo non fa che confermare.
Magari come in tutte le cose che ci esplodono in faccia (a proposito di selfie :D), dobbiamo attendere ti trovare un equilibrio…
Non è tanto l’attesa di un equilibrio quanto ammettere dentro di noi, cin grande onestà intellettuale, che l’esperienza social per le persone si è rivelata un fallimento. Questo fallimento è visto nell’insieme in cui le persone ritengono che la vita vera sia Facebook o Instagram. E tengono ad avere pulita l’identità digitale piuttosto che l’identità fisica. Questo perché? Forse perché come adesso si è strutturata la Società, si vede sempre più un collasso della vita dovuto a disoccupazione e rapporti disintegrati. Tutto diventa liquido. Trovare un equilibrio? Ho paura che sarà arduo ritrovarsi… ma qualche speranza la nutro…