Giochi centramericani: nomi e soprannomi, sport e politica

di Maria Teresa Messidoro

Dal 23 giugno all’8 luglio in El Salvador i giochi Centroamericani e del Caribe, giunti alla XXIV Edizione (1).

Si sono svolti nello stadio Mágico González di San Salvador, dedicato a Jorge Alberto González Barillas, forse il più famoso giocatore di calcio di El Salvador.

Il più famoso e il più controverso, capace di meritarsi questo soprannome per le sue prodezze in campo e le sue imprese fuori campo.

Foto tratta da https://storiedicalcio.altervista.org/blog/gonzalez-jorge-qualcosa-di-magico.html

Come quando in una tournée con la squadra spagnola del Cadice, fu l’unico a non uscire dall’albergo quando suonò l’allarme antincendio, perché impegnato in una relazione affettiva più importante per lui dell’incombente pericolo.

O quando fu messo in panchina perché arrivato in ritardo sul campo: nel secondo tempo, però, visto che la sua squadra stava perdendo, fu fatto scendere in campo e segnò tre goal, incantando tutti.

D’altra parte, ci sono stati altri spiriti irrequieti nel calcio, tutti con un bellissimo soprannome.

Gigi Meroni, simbolo indimenticato del Torino, esempio per eccellenza dell’anticonformismo, soprannominato la farfalla granata (2)

Foto tratta da https://biografieonline.it/foto-gigi-meroni

Morirà il 15 ottobre 1967, investito da un tifoso della sua stessa squadra.

O George Best, irlandese dal carattere focoso, soprannominato il quinto Beatles.

Morirà schiacciato dall’alcool, solo, a Londra, il 25 novembre 2005 (3)

O ancora, Manoel Francisco dos Santos, brasiliano, meglio conosciuto come Garrincha, che nel nord est brasiliano si identifica un piccolo uccello marrone.

Il passero dunque.

Foto tratta da https://www.corriere.it/sport/20_dicembre_26/garrincha-sacrofano-quando-dio-calcio-scese-giocare-gli-umani-periferia-e01d0966-4457-11eb-850e-8c688b971ab0.shtml

Morirà il 20 gennaio 1983, solo e in povertà (4)

Fortunatamente, il Mágico González, con i suoi 65 anni, è ancora vivo e vegeto e spero di non portargli sfortuna, accomunandolo ai grandi del passato calcistico.

Ma questa estate, nello stadio Mágico González, erano di scena non calciatori, bensì altrə atletə.

Come Leyanis Pérez e Liadagmis Povea, ad esempio.

Chi??

Sì, i nomi sono corretti: sono due atlete cubane, dal nome improponibile.

Secondo un articolo della BBC (4), passato il tempo dei semplici e quasi banali José, Juan, Isabel o Ana, passata anche la fase politica dei Fidel, Raúl ed Ernesto, a rivendicare una identità e una resistenza mai doma, ecco che l’inventiva cubana si sbizzarrisce: prima la moda della Y, Yulieski, Yumilis e Yaraleidis, ed altri ancora.

Tanto che la famosa bloguera dissidente Yoani Sánchez battezzò il proprio blog Generación Y.

E persino nomi comuni sono stati assaltati dalla Y: Daniel diventa Yaniel, per esempio.

Ma la fantasia della piccola isola non si ferma qui: poi, ecco la moda delle parole straniere distorte.

Dansisy, ad esempio, che deriva dalle parole inglesi Dance easy.

E se la piccola Dansisy non sapesse ballare?

Eddimery è più semplice, sicuro.

O la moda delle navi che hanno attraccato all’isola: c’è almeno una persona che si chiama Usnavy, nome letto ovviamente alla spagnola.

E se Usnavy non sapesse nuotare?

Difficile per un o una cubana, credo.

Infine la moda dei nomi al revés: Noslen ha il nome letto al contrario di suo padre, Nelson se non l’avete capito.

Noslen avrà facilità nel fare alcuni giochi enigmistici, seguro!

Scusate la divagazione, torno a Liadagmis Povea e a Leyanis Pérez.

Tratta da http://www.cubadebate.cu/especiales/2023/07/06/una-noche-de-dobletes-para-cuba-en-el-magico/

Liadagmis ha 27 anni, nella sua carriera sportiva ha dovuto superare alcuni infortuni, ma questa volta, grazie ad un salto triplo di 14,85 metri ha conquistato la medaglia di bronzo. È settima nel ranking mondiale della categoria.

Leyanis, di appena 21 anni, con il salto di 14,98, i 15 metri sfiorati per un soffio, è stata medaglia d’argento.

É terza nel ranking mondiale.

I 15 metri sono stati invece superati da Yulimar Rojas, venezuelana, che per la precisione ha saltato 15,02.

Foto tratta da http://www.cubadebate.cu/especiales/2023/07/06/una-noche-de-dobletes-para-cuba-en-el-magico/

Ottenendo così l’oro nella disciplina.

Il suo record è 15, 74 metri, che è anche il record del mondo; ha vinto tutto, campionessa olimpica del salto triplo a Tokyo 2020 e tre volte campionessa mondiale (Londra 2017Doha 2019 e Oregon 2022).

Le mancava soltanto il titolo nel giochi centroamericani, ora l’ha ottenuto.

Il salto triplo mi ha sempre affascinato, ho letto che richiede molto allenamento, tanta abnegazione e grande forza fisica.

E non si può dimenticare che i tre salti del triplo sono diversi tra loro: in gergo sportivo si chiamano nell’ordine hop, step e jump (il salto per eccellenza)

Secondo alcuni, il salto triplo ricorda a noi vecchietti quei giochi che facevamo da bambinə, quando saltavamo da un quadrato all’altro sull’asfalto con un piede, poi con l’altro e alla fine a piedi uniti. È la magia dell’infanzia, con quei giochi semplici, accompagnati da un gessetto colorato, per saltare chissà fino a dove e con chi.

Ho di nuovo divagato, mi scuso.

Torniamo a Yulimar: un bel nome, secondo me, ricorda il mare, l’azzurro. Un nome diffuso quasi soltanto in Venezuela, femminile, ma anche maschile, in pochi casi però.

Yulimar Rojas di secondo nome è Andrea, il suo soprannome è la Guerriera, o la Morena de Oro, o la Mujer Maravilla.

Alla gara del salto triplo, nello stadio Mágico González, hanno assistito moltə tifosə: ondeggiavano al vento la bandiera cubana e quella venezuelana, c’era chi aveva il simbolo venezuelano sul berretto e un richiamo cubano nel braccialetto al braccio.

 

Foto tratta da http://www.cubadebate.cu/especiales/2023/07/06/una-noche-de-dobletes-para-cuba-en-el-magico/

Eh già, perché Cuba e Venezuela sono “sorelle”, il terrore degli Stati Uniti d’America che li vorrebbero annientare, politicamente si intende.

Non è un caso che il Comité salvadoreño contra el bloqueo de Cuba e il  Colectivo de Defensa de la Embajada de la República Bolivariana de Venezuela en El Salvador si siano trasformati in una compatta tifoseria degli atleti cubani e venezuelani nei Giochi Centroamericani e del Caribe.

 

Foto tratta da https://pueblocombatiente.wordpress.com/2023/07/10/celebramos-el-dia-de-la-independencia-de-venezuela/

Sui loro social si commenta ironicamente che quando nei giochi panamericani Cuba iniziava a competere con gli Stati Uniti, dopo la rivoluzione castrista… alcuni esuli di Miami parlavano di atleti russi mascherati da cubani per poter combattere contro gli odiati nordamericani!

Non so se sia vero, ma mi piace crederci, in fondo me lo ha raccontato proprio un esponente del Comité salvadoreño contra el bloqueo de Cuba.

Un internazionalista svizzero autentico, che tanti anni fa, durante la guerra civile in El Salvador, scelse senza ombra di dubbio da che parte stare.

Il suo nome di battaglia? Ramon el suizo, e così lo conosco anch’io, ora che la guerra è finita ma che le battaglie da portare avanti sono ancora molte.

 

  1. La valutazione politica di questi giochi e l’utilizzo degli stessi da parte del Presidente Bukele comparirà in un altro articolo, più “serio”, a breve in Bottega
  2. Leggere il libro La farfalla granata, di Nando Dalla Chiesa, non certo vedere il film!
  3. Leggere il libro George Best, l’immortale, di Duncan Hamilton
  4. A Garrincha Eduardo Galeano ha dedicato alcune pagine nel suo libro Splendori e miserie del gioco del calcio, se non lo conoscete quasi a memoria come me, andate a pag 118. E, se proprio volete, a pag 186, vi ritrovate un accenno anche a George Best. Sempre a Garrincha è dedicata una poesia scritta da Fernando Acitelli nel suo libro La solitudine dell’ala destra, una perla. Qui una anteprima https://www.goal.com/it/notizie/garrincha-il-passero-che-incanto-il-mondo-e-mori-solo-e-in-poverta/blt5e099964f2f5e232
  5. https://www.bbc.com/mundo/noticias/2012/06/120618_nombres_cubanos_lp
Teresa Messidoro

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