16 marzo 1968, il massacro di My Lai

 

di Saverio Pipitone (*)

Alcune vittime del massacro di My Lai riprese dalla fotocamera personale di un fotografo dell’esercito statunitense

Durante la guerra in Vietnam, un bambino di nome Lio, scrive una lettera al presidente degli Stati Uniti Lyndon Johnson chiedendogli di cessare il fuoco sugli abitanti del suo villaggio. Il suo appello è preso in considerazione e il 16 marzo 1968 la compagnia Charlie comandata da William Calley entra nel villaggio di Lio per una operazione militare di quattro ore in cui bruciarono le case, violentarono le donne e uccisero uomini e bambini. Il villaggio si chiamava My Lai (e non fu un caso isolato). Circa cinquecento morti che diedero una lezione importantissima agli Stati Uniti: tenere lontani i giornalisti e le immagini di un certo tipo dall’opinione pubblica mondiale. In questo modo si fanno dormire sonni tranquilli agli occidentali e nello stesso tempo si evita di ritirare le truppe e subire una sconfitta. Libri come «My Lai Vietnam» di Seymor Hersh o «Flower of the Dragon» di Richard Boyle hanno raccontato di come il massacro non fu – come ancora oggi vogliono farci credere – l’azione di un solo plotone ma il risultato di una campagna pianificata e ben congegnata. Basta vedere la fine che ha fatto il comandante dell’operazione. Tre anni di consegna nei suoi comodi alloggi di ufficiale prima di essere rimesso in libertà e diventare un ricco uomo d’affari della Georgia. Il massacro di My Lai ha smosso sì le coscienze della gente e tolto credibilità alla teoria, puramente falsa, dell’intervento statunitense a difesa della democrazia e diritti umani. Purtroppo per poco. I falchi degli Usa hanno subito ripreso le loro azioni militari attaccando e bombardando, fino ad oggi, Cambogia, Guatemala, Grenada, Libano, Libia, El Salvator, Nicaragua, Iran, Panama, Kuwait, Somalia, Bosnia, Sudan, Jugoslavia, Afganistan e Irak. Provate a pensare se tutti i bambini di questi Paesi avessero scritto lettere ai “Presidenti”. Cosa sarebbe successo. E’ facile da immaginare: un massacro di innocenti. E meno male che la democrazia dovrebbe prima di tutto garantire la partecipazione dei bambini nella società globale.

(*) Questa “scor-data” uscì anni fa sulla rivista «Carta».

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

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