2 luglio 1993-Italia con le mani in Pasta

30 anni fa la battaglia (e le torture) di Mogadiscio

– di Benigno Moi

La Battaglia del Pastificio – Ceckpoint Pasta

Era un venerdì, il 2 luglio del 1993. Da oltre due mesi l’operazione Unosom II[i] aveva sostituito la precedente Unitaf[ii]. Si trattava di operazioni promosse dall’ONU a partire dalla primavera del 1992 (risoluzione 751/92) allo scopo di “portare aiuti umanitari per combattere la carestia” che colpiva la Somalia; carestia aggravatasi  in seguito alla guerra civile (iniziata dopo la caduta di Siad Barre nel 1991) fra i seguaci del presidente Ali Mahdi Mohamed[iii] e i seguaci di Farah Aidid[iv].

L’operazione Unosom II, a differenza delle precedenti Unosom I e Unitaf (conosciuta come Restore Hope)[v] autorizzava l’uso delle armi alle truppe ONU inviate nel paese del Corno d’Africa, ufficialmente arrivate per garantire appoggio logistico e sicurezza alle operazioni umanitarie di aiuto. Ma anche per disarmare le due fazioni armate somale che si combattevano, e si dividevano anche i quartieri della capitale Mogadiscio.

L’ex pastificio Barilla a Mogadiscio

E furono proprio le operazioni finalizzate a requisire armi e mezzi, nonché a smantellare radio e apparati logistici dei due contendenti, ad accentuare le caratteristiche di occupazione militare agli occhi della popolazione somala.

Meno di un mese prima, il 5 giugno, nel tentativo di occupare la sede di radio Mogadiscio, utilizzata dalle truppe di Farah Aidid[vi], ci fu uno scontro fra le truppe ONU e i somali, in cui rimasero uccisi 25 soldati pakistani.

Le forze militari italiane[vii] la mattina del 2 luglio furono assalite da una folla di civili somali nei pressi dell’ex pastificio costruito dagli italiani nell’epoca coloniale fascista (per la ricostruzione degli eventi rimandiamo all’articolo di Il Post del 2 luglio 2013, per il ventennale)[viii] 

La scritta al Campo 7

e negli scontri rimasero uccisi 3 militari italiani e ne rimasero feriti 22. Come al solito in questi casi, se dei morti e dei feriti italiani si conoscono nome e cognome, non è così per le vittime somale. Alcuni fonti parlano di 67 morti e 122 feriti. Altre fonti parlano di numeri ben più alto, come del resto rivendicato con orgoglio dai parà italiani con la scritta lasciata all’ingresso del Campo 7 a Mogadiscio (vedi foto). La Battaglia del Pastificio è stata definita da molti come il primo vero scontro che coinvolge truppe italiane dopo la Seconda Guerra Mondiale. In realtà, sia nel Corno d’Africa (l’Italia mantenne l’Amministrazione fiduciaria della Somalia sino al 1960), sia nell’allora Congo Belga, i militari italiani coinvolti in fatti di guerra sono stati numerosi per tutto il dopo guerra, e i militari morti sono stati decine.

Sulle ragioni dell’attacco alle truppe italiane si è sempre parlato di mistero. Si disse che forse stavano per avvicinarsi troppo a depositi di armi o al rifugio di Farah Aidid.

LE TORTURE

Una delle possibili cause delle motivazioni per cui i soldati italiani, al di là della solita retorica degli “italiani brava gente”, potrebbe trovarsi in quanto venne fuori alcuni anni dopo, quando il settimanale Panorama pubblicò foto in cui si vedevano militari italiani mentre torturavano civili somali, fra cui donne violentate, che portarono a inchieste e interrogazioni parlamentari. In realtà già nel giugno del 1993, prima della battaglia del pastificio, i settimanali Epoca e Sette pubblicarono foto di torture da parte dei militari italiani.

Stefano Valsecchi (ex paracadutista, ndr), autore di una fotografia di una ragazza legata a un carro armato e violentata, confessò al giornalista Marco Gregoretti di Panorama che durante la scena erano presenti parà, bersaglieri e carristi, e che tutti “ridevano, c’era tanto casino. Più che un gioco sessuale era un far qualcosa, un sentirsi grandi. Era stare nel gruppo”. È la legge del branco.”  https://thevision.com/cultura/italia-missione-somalia/

Eppure continuò (e continua, basta leggere nei siti che fanno riferimento ai corpi armati o ai congedati dai corpi armati italiani più coinvolti nelle missioni all’estero) la legenda del comportamento irreprensibile delle forze italiane e lo “stupore” per l’attacco del 2 luglio. La copertura politica e istituzionale di fatto dura ancora, i provvedimenti disciplinari nei confronti dei militari coinvolti e individuati sono stati esigui e ridicoli, quelli penali assenti.

La mancanza di conseguenze e provvedimenti per questi scandali porterà alcuni dei coinvolti a far carriera, alcuni si ritroveranno anni dopo a gestire la “macelleria messicana” al G8 di Genova, ancora una volta impuniti.”   https://mazzetta.wordpress.com/2011/12/20/ricordando-lesistenza-della-somalia/

Qualcuno ha ipotizzato che fra le cause ancora da definire completamente della morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin potesse esserci anche quanto scoperto dalla giornalista Rai sui fatti nel 1993. Di sicuro c’è solo che gli affari sporchi dell’Italia nel Corno d’Africa hanno una tradizione lunga e continua. Che si trascina sino ai giorni nostri.

Quanto sta accadendo in Francia questi giorni, con le rivolte delle banlieue dopo l’assassinio di un ragazzo di origini arabe da parte della polizia, dovrebbe farci riflettere su quanto sia rischioso, oltre che ingiusto, non fare i conti con le colpe del proprio passato, e quanto sia ingiusto e rischioso non ripulire i corpi militari e di polizia dalla cultura razzista, fascista e intollerante.

Esistono varie documentazioni, libri, inchieste, film e documentari su quei fatti, sia da parte di ex parà, come il libro I diavoli Neri, scritto dell’ex capitano dei parà Paolo Riccò, o il film Checkpoint Pasta, di Andrea Bettinetti, sulla battaglia del 2 luglio; sia sulle torture, come il film La linea sottile, di Nina Mimica e Paola Sangiovanni, o il documentario/intervista ad uno dei militari coinvolti, Michele Patruno[ix]   

Riportiamo vari link per chi volesse approfondire (e sarebbe un dovere, in tempi in cui si rispolvera retorica e si vuol cancellare il reato di tortura)

Film e documentari

La linea sottile, di Nina Mimica e Paola Sangiovanni  https://www.altreforme.net/projects/la-linea-sottile/  

Ceckpoint Pasta, di Andrea Bettinetti, 2007    https://www.cinemaitaliano.info/checkpointpasta

Good Morning Somalia  https://www.filmtv.it/post/39067/good-morning-somalia/#rfr:none

Sulla Battaglia del Pastificio

http://corpidelite.net/afm/2-luglio-1993-mogadiscio-somalia-operazione-canguro-11/

https://www.youtube.com/watch?v=1L5Nrlx59WM

https://www.africarivista.it/somalia-1993-a-check-point-pasta-gli-italiani-tornano-in-guerra/125782/

 https://www.rainews.it/archivio-rainews/media/Somalia-Mogadiscio-battaglia-Check-point-pasta-2-luglio-1993-fe6f9458-4418-4b19-b497-3c24fae9f0bf.html

La storia siamo noi  G. Minoli   https://www.youtube.com/watch?v=AGlDvzBkolA

https://it.insideover.com/guerra/la-battaglia-del-pastificio-orgoglio-e-sangue-italiano.html

Dentro la storia          Inferno a Mogadiscio         https://www.youtube.com/watch?v=kQCaPepgplI

https://www.youtube.com/watch?v=XgQh9rc0mmk

In generale sulle missioni ONU      https://files.studiperlapace.it/spp_zfiles/docs/20060106073322.pdf

https://flore.unifi.it/retrieve/handle/2158/360500/10715/pk%20estratto.pdf

https://documenti.camera.it/leg16/dossier/Testi/di0238.htm

Sulle torture in Somalia, non solo negli anni ’90 e non solo in Somalia

https://leg13.camera.it/_dati/leg13/lavori/stenografici/sed212/aint.htm

https://www.panorama.it/video/news/somalia-1997-il-branco

https://www.ilsuperuovo.it/le-torture-della-folgore-in-somalia-le-dinamiche-del-branco/

https://thevision.com/cultura/italia-missione-somalia/

https://www.nicolettapoidimani.it/wp-content/uploads/2018/10/Dannate_dei_peacekeepers.pdf


 

https://www.marcogregoretti.it/archivio-di-greg/l-altra-faccia-dello-scoop-somalia-sotto-processo-il-testimone/

 https://www.radioradicale.it/scheda/96345/e-stata-minacciato-di-morte-francesco-aloi-il-maresciallo-dei-carabinieri-che-in-un-suo  https://www.radioradicale.it/scheda/98511/caso-somalia-il-trasferimento-dellambasciatore-italiano-a-mogadiscio-giuseppe-cassini-a

https://archivio.giornalettismo.com/i-militari-italiani-torturavano-a-nassiriya/

https://www.amazon.it/Dire-alla-speranza-guerra-Somalia-ebook/dp/B007F3TB8C

storia torture italiane Somalia

https://patrimonio.archivioluce.com/luce-web/detail/IL0600007661/8/soldato-italiano-aiuta-donna-somala-lavarsi-1.html?startPage=&jsonVal=%7B%22jsonVal%22%3A%7B%22fieldDate%22%3A%22dataNormal%22%2C%22_perPage%22%3A20%7D%7D&jsonVal={%22jsonVal%22:{%22fieldDate%22:%22dataNormal%22,%22_perPage%22:20}}

Note

[i]  United Nations Operation in Somalia

[ii] UNIfied TAsk Force

[iii] https://it.wikipedia.org/wiki/Ali_Mahdi_Mohamed

[iv] https://it.wikipedia.org/wiki/Mohammed_Farah_Aidid

[v] https://files.studiperlapace.it/spp_zfiles/docs/20060106073322.pdf

[vii] Denominato ITALFOR-IBIS” il contingente italiano era incentrato sulla Brigata Paracadutisti “Folgore” e comprendeva anche personale della Marina e dell’Aeronautica” https://www.esercito.difesa.it/operazioni/operazioni_oltremare/Pagine/Somalia-UNOSOM-Ibis.aspx

[viii] https://www.ilpost.it/2013/07/02/battaglia-pastificio-mogadiscio/

[ix]  https://www.panorama.it/video/news/somalia-1997-il-branco

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Benigno Moi

Un commento

  • Francesca Putzolu

    Grazie Benigno, giusto non dimenticare. Quando si dice “aiutiamoli a casa loro” dobbiamo essere consapevoli di ciò che sta dietro.
    Io ero in Somalia nel 90 per un semestre, ho insegnato italiano all’università di Mogadiscio per permettere ai giovani di accedere a corsi di formazione e università tenuti da docenti italiani. Accanto al diritto dei somali di essere formati a diventare parti attive e preparate nella loro crescita e nella loro comunità -agivano, e tutti rigorosamente italiani- trafficanti di armi, speculatori, imprenditori senza scrupoli, inquinatori che agivano nelle paludi della mafia e della corruzione con il governo e la sua larga famiglia. Aiutiamoli a casa loro ha solo favorito l’arricchimento illecito, a meno che non si vigili e si controlli che i benefici vadano alla popolazione più bisognosa. Mogadiscio era patrimonio dell’ UNESCO con la sua architettura di bianchi e ricamati palazzi, un gioiello. Ora è un cumulo di macerie in una nazione poverissima, alquaedizzata e violenta. Un abbraccio Francesca

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