Palestina: gli “equipaggi di terra” nelle piazze ….

… in solidarietà con il nuovo attacco israeliano contro la Flottilla. Con una testimonianza dalla nave Karma. A seguire articoli, aggiornamenti e link utili. 

L’attacco: la denuncia

“La Freedom Flotilla Coalition e Thousand Madleens to Gaza confermano che 8 imbarcazioni a vela, battenti bandiere italiana e francese, e una nave a motore battente bandiera di Timor Est sono state attaccate e intercettate in acque internazionali dall’esercito israeliano alle ore 04:34 a 120 miglia nautiche dalla costa di Gaza”.

Così, in una nota, il Coordinamento Thousand Madleens Italia. “I nostri equipaggi, disarmati e composti da medici, giornalisti e funzionari eletti, sono stati rapiti, insieme agli aiuti umanitari del valore di oltre 110.000 dollari in medicinali, attrezzature respiratorie e forniture alimentari destinati agli ospedali di Gaza. La loro sorte rimane sconosciuta. Israele non ha alcuna autorità legale per detenere i volontari internazionali a bordo di queste navi. Questo sequestro viola palesemente il diritto internazionale e sfida gli ordini vincolanti della Corte internazionale di giustizia che richiedono un accesso umanitario senza ostacoli a Gaza”, dichiarano gli attivisti.

“I nostri volontari non sono soggetti alla giurisdizione israeliana e non possono essere criminalizzati per aver preso parte a una missione umanitaria intenta a consegnare aiuti o per aver navigato in acque internazionali. La loro detenzione è arbitraria, illegale e deve cessare immediatamente. Questo assalto segue il sequestro illegale e la detenzione illegittima delle persone a bordo della Global Sumud Flotilla, della Handala e della Madleen, nonché l’attacco con droni israeliani alla Conscience nelle acque europee all’inizio di quest’anno”.

Gli attivisti ribadiscono che i ripetuti attacchi “contro civili disarmati dimostrano la deliberata escalation di Israele e il totale fallimento dei governi nell’applicare e far rispettare il diritto internazionale. Israele continua ad agire nella totale impunità. Ha sfidato gli ordini vincolanti della Corte internazionale di giustizia di consentire l’accesso umanitario senza ostacoli a Gaza, ha ignorato il diritto internazionale che protegge la navigazione civile e ha respinto le richieste di milioni di persone in tutto il mondo che chiedono la fine dell’assedio illegale e del genocidio”.

“La Freedom Flotilla Coalition e la Thousand Madleens to Gaza chiedono urgentemente: la fine del blocco illegale e mortale di Gaza da parte di Israele, la fine del genocidio di Gaza da parte di Israele, il rilascio immediato di tutti i volontari rapiti, la consegna immediata di aiuti umanitari direttamente ai palestinesi, indipendentemente dal controllo israeliano, la piena responsabilità per gli attacchi militari alle nostre imbarcazioni della flottiglia”, concludono.

TODAY.it

Gli attivisti: “L’equipaggio disarmato è stato rapito, così come gli aiuti”. Il ministero degli Esteri dello Stato ebraico conferma il blocco. Da Nord a Sud previste manifestazioni di protesta

Anche la nuova Flotilla, la missione congiunta della Freedom Flotilla e della Thousand Madleens to Gaza, è stata bloccata in mare dalle forze israeliane. In tutto le imbarcazioni che avevano raccolto il testimone della precedente missione sono nove e lo scopo era lo stesso: “Sfidare il blocco illegale imposto da Israele a Gaza ed esporre i sistemi che rendono possibili i suoi crimini di guerra”. A bordo ci sono centinaia di persone: giornalisti, infermieri e medici. Secondo quanto denunciato dagli stessi attivisti sui social, le imbarcazioni oggi, 8 ottobre, sono state abbordate da Israele. Una mossa ampiamente prevista. La telecamera di una delle barche trasmetteva ancora immagini in streaming e sono visti i soldati armati a bordo. Sono una decina gli italiani coinvolti. Attivata la Farnesina. 

Freedom Flotilla Coalition: “Attaccati da Israele”

Freedom Flotilla Coalition denuncia che “a circa 120 miglia nautiche da Gaza, Israele ha attaccato” la spedizione.  Secondo Freedom Flotilla Coalition sono quattro le barche della sua spedizione “attaccate e intercettate illegalmente”. Si tratta della Gaza Sunbirds, di Alaa Al-Najajr, della Anas Al-Sharif e della Conscience. La flottiglia pubblica sui suoi canali social un nuovo video in cui si vede una delle sue imbarcazioni con dei soldati a bordo e si sente una sirena di segnalazione. I volontari ribadiscono: “L’esercito israeliano non ha giurisdizione legale sulle acque internazionali”. “Al momento – continua la nota della spedizione -, fonti indicano che l’equipaggio disarmato a bordo, inclusi medici, giornalisti e funzionari eletti, è stato rapito, così come gli aiuti. La loro ubicazione rimane sconosciuta”.

I media dello Stato ebraico nelle scorse ore riferivano che le forze di difesa israeliane (Idf) si stavano preparando a intervenire contro la spedizione. Parallelamente Vincenzo Fullone, portavoce italiano della Conscience, aveva postato diversi video in cui spiegava che le imbarcazioni erano seguite dai droni. Nell’ultimo post spiegava che l’equipaggio era consapevole dell’arrivo imminente delle forze israeliane: “Una nave da spento il radar e viene verso di noi”.

“Un’azione piratesca”

“Li hanno attaccati in acque internazionali, ancora una volta un’azione piratesca. Ci aspettavamo che per la nave Conscience ci fosse, per una volta, più comprensione visto che a bordo ci sono professionisti sanitari e 18 tonnellate anche di materiale sanitario, ma non c’è stata”, a parlare all’Adnkronos è Michele Borgia, portavoce della delegazione italiana della Freedom Flotilla, commentando l’abbordaggio a otto barche a vela e una nave della Freedom Flottilla e della Thousand Madleens.

Secondo quanto riferito, l’abbordaggio della nave Conscience è avvenuto alle 4.30 (ora italiana), mentre quello delle barche della Thousand Madleens, un po’ più avanti nel tragitto, intorno alle 2.30: “Anche questa volta li hanno fermati con un’azione ancora più istantanea del passato – aggiunge Borgia -. Non hanno avuto il tempo di accorgersene. Sono arrivati nella notte, con le luci spente per abbordarli: si sono avvicinati molto rapidamente e hanno hackerato anche uno dei nostri circuiti. Le persone a bordo si sono rese conto di cosa stesse accadendo solo quando sono arrivati gli elicotteri perché, essendo una nave, i militari sono scesi anche dall’alto con i cavi”.

Il portavoce ribadisce che le imbarcazioni “non si erano avvicinate alla zona rossa prima di oggi, 8 ottobre, proprio perché il 7 risultava una provocazione. L’intento è assolutamente pacifico. Vogliamo rompere il blocco, ma politicamente, non con azioni di forza”. 

A bordo della nuova spedizione ci sono  140 sanitari

“La nostra flottiglia – si legge nell’ultimo post del canale Instagram della spedizione – non rappresenta alcun pericolo. Trasportiamo aiuti vitali per un valore di oltre 110.000 dollari in medicinali, dispositivi respiratori e forniture alimentari, destinati agli ospedali di Gaza”.

Tajani: “Una decina gli italiani fermati”

“L’Ambasciata e il Consolato d’Italia a Tel Aviv stanno seguendo fin dall’alba il blocco della nuova Flotilla da parte della marina israeliana. Sono una decina gli italiani fermati. A loro verrà prestata tutta l’assistenza consolare necessaria con la richiesta al governo israeliano di garantire il rispetto dei diritti individuali fino al momento dell’espulsione. Al lavoro anche l’Unità di crisi della Farnesina”, scrive sui social il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.

Nuove manifestazioni per Flotilla: “Tutti in piazza”

Anche per la seconda Flotilla si muovono le piazze. Oggi, 8 ottobre, sono previste diverse manifestazioni in tutta Italia. “L’8 ottobre tutti in piazza” è l’appello rilanciato sui canali social di Freedom Flotilla Coalition, Giovani Palestinesi Italia, Movimento Studenti Palestinesi in Italia e Unione Democratica Arabo-Palestinese. A Roma è previsto un corteo da Colosseo a Piramide e sono attese circa tremila persone. A Napoli il presidio si terrà in piazza Municipio dalle 18, mentre a Bergamo, alla stessa ora, la manifestazione sarà a Porta Nuova. A Ferrara i manifestanti si incontreranno alle 15.30 nei giardini Cavour; a Taranto, invece, il presidio di solidarietà è previsto alle 17.30 in piazza della Vittoria. A Salerno l’appuntamento è alle 18.30 in piazza Vittorio Veneto, nei pressi della stazione centrale; stesso orario anche a Varese, dove si terrà un presidio in piazza Montegrappa, e a Reggio Emilia, dove gli “equipaggi di terra” si incontreranno in piazza Prampolini. A Modena il ritrovo sarà alle 18 in piazza Matteotti, mentre a Parma la manifestazione è fissata alle 16 in piazza Garibaldi. A Bologna l’appuntamento è alle 18 in piazza Maggiore, e a Gorizia è previsto un presidio alle 16.30 in via d’Alviano.

FANPAGE (8 ottobre, h 9,12)

Freedom Flotilla, il portavoce Borgia: “Attacco in acque internazionali, azione piratesca”

Questa notte, 8 ottobre, l’esercito israeliano ha arrestato 150 membri della nuova flottiglia per Gaza, intercettando 9 imbarcazioni della Freedom Flotilla Coalition e di Thousand Madleen a 120 miglia nautiche dalla Striscia. “Li hanno attaccati in acque internazionali, ancora una volta un’azione piratesca — ha dichiarato all’Adnkronos Michele Borgia, portavoce della delegazione italiana della Freedom Flotilla —. Ci aspettavamo più comprensione per la nave Conscience, a bordo della quale ci sono professionisti sanitari e 18 tonnellate di materiale sanitario, ma non c’è stata”.

Borgia ha raccontato che l’azione è stata rapidissima: “Non hanno avuto il tempo di accorgersene. Sono arrivati nella notte, con le luci spente, hanno hackerato uno dei nostri circuiti e i militari sono scesi anche dall’alto con i cavi”. Ribadendo il carattere pacifico della missione, il portavoce ha sottolineato: “Non ci siamo avvicinati alla zona rossa prima di oggi, il 7 ottobre sarebbe stata una provocazione. Vogliamo rompere il blocco politicamente, non con la forza”. Circa dieci italiani partecipano alla spedizione: quattro sulla Conscience, gli altri sulle barche a vela. Dopo l’arresto, gli equipaggi saranno portati al porto di Ashdod e trattenuti, con l’attesa espulsione, mentre resta alta l’attenzione sul loro trattamento da parte delle autorità israeliane.

Guerra Israele, abbordata in acque internazionali la nuova Flotilla diretta a Gaza. 

08 ott 2025 – 09:56 SKY

A circa 120 miglia nautiche da Gaza, Israele ha attaccato” la spedizione, ha scritto sui canali social la Freedom Flotilla Coalition. A bordo anche “9 italiani. Di questi in sei erano sulla Conscience”, ha detto il coordinatore della Freedom Flotilla Italia, Zaher Darwish. Israele: saranno esplusi immediatamente. Secondo una fonte a conoscenza dei dettagli delle trattative in corso a Sharm, le autorità “si stanno preparando al rilascio degli ostaggi all’inizio della prossima settimana” 

Freedom Flotilla: “A bordo della missione 9 italiani”

“A bordo della missione intercettata da Israele ci sono 9 italiani. Di questi in sei erano sulla Conscience”. A spiegarlo il coordinatore della Freedom Flotilla Italia, Zaher Darwish.   “Non abbiamo più contatti con loro dal momento dell’abbordaggio – dice –  abbiamo già allertato il team legale internazionale di Adalah che ha già raggiunto il porto. Gli avvocati attendono il loro arrivo per tentare di dare assistenza legale. Stiamo contattando anche il gruppo di legali italiani e gli organizzatori delle manifestazioni nelle varie città in programma oggi”.

 

TESTIMONIANZA DALLA FLOTTILLA:

…KARMA (E SANGUE FREDDO)

I quattro soldati delle forze speciali israeliane sono saliti su Karma armati fino ai denti. Hanno chiesto l’identificazione dei due diplomatici, hanno rapidamente perlustrato la barca e ci hanno fatti scendere in dinette(1). Hanno preso il comando e hanno dato tutta manetta del motore.
Mi sono affacciata dalle scalette, parlando in inglese: “Il motore non può andare sopra i 2000 giri, altrimenti surriscalda. Quello è il contagiri e quella la temperatura. Il pilota automatico si stacca dal quadro generale.” “Grazie. Tu sai se con questo vento possiamo aprire le vele? Lo sai fare?” “Lo so fare, l’angolo è buono. Apro il fiocco.”
Uno sorride: “Facciamo così: in questo frangente, tu dai gli ordini e noi eseguiamo.”
“Spostatevi tutti dall’altro lato del pozzetto.”
Col fiocco aperto, nelle prime ore del mattino, Karma correva a otto nodi, dopo notti di costrizione e senza vele. “Karma è una barca incredibile. Dovete rispettarla, si chiama Karma ed è una un po’ permalosa.”
Intanto il sole a quella latitudine picchiava forte. I militari si erano abbassati tutti il passamontagna, e stavano a viso scoperto a provare a non vomitare per il mal di mare.
“Margherita” se ne esce uno-senza che mi fossi mai presentata-” ma quando non provi a forzare blocchi navali cosa fai nella vita?”
“Io navigo. Ho un progetto per cui lavoro, si chiama TOM, come quella bandiera. Facciamo monitoraggio nel Mediterraneo Centrale, prestando assistenza alle imbarcazioni in difficoltà. Sono imbarcazioni sovraffollate e fatiscenti con cui le persone scappano dalla Libia. Noi le soccorriamo quando la guardia costiera non lo fa. E’ solidarietà in mare.”
“Ma pensa. Quello che fai è bello, complimenti al tuo equipaggio”.
Fumo un’altra sigaretta. Uno dei soldati era particolarmente in sofferenza per il caldo.
“Se sposta il fucile da qui, posso aprire la panca e mettere un tendalino per dare un po’ di ombra.”
“Lo faresti?”
“Sì. Se qualcuno sta male si fa il possibile, è solidarietà in mare.”

Ci penso da quel momento: perchè ho provato a dare sollievo a un assassino non lo so proprio. Ma in quel momento volevo che fosse chiaro che non sono come loro.
E che l’amore-solo quello- è la fine dell’assedio.

Margherita Cioppi

(1) Dinette è un termine molto diffuso tra chi va in barca a vela ed indica lo spazio sotto coperta, dove di fatto c’è la cucina.

 

Presidio allo Spedalieri oggi alle 16,30: https://www.facebook.com/events/1470726050874523/

FREEDOM FLOTILLA COALITION: ATTACCATE LE IMBARCAZIONI IN ACQUE INTERNAZIONALI. RAPITI MEDICI,GIORNALISTI E PARLAMENTARI

L’esercito israeliano attacca nuovamente una Flotilla. Nelle prime ore di mercoledì 8 ottobre 2025, colpite in acque internazionali le 9 imbarcazioni di Freedom Flotilla Coalition (FFC) e Thousand Madleens to Gaza (TMTG).   Rapiti medici, giornalisti e parlamentari.

Comunicato stampa della FFC: “Nella notte tra il 7 e l’8 ottobre, l’esercito di occupazione israeliano ha attaccato e sequestrato la Flotilla in piene acque internazionali, a 120 miglia nautiche (220 km) da Gaza, commettendo un ennesimo atto di pirateria, in violazione palese del diritto marittimo internazionale e delle Convenzioni delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS). La Freedom Flotilla Coalition (FFC) e Thousand Madleens to Gaza (TMTG) confermano che le imbarcazioni dirette a Gaza — 8 barche a vela e la nave Conscience — sono state intercettate, abbordate con la forza e attaccate illegalmente alle 04:34 di oggi, mentre navigavano in una zona dove Israele non ha alcuna giurisdizione né diritto di intervento. A bordo si trovavano equipaggi interamente disarmati, composti da medici, infermieri, giornalisti, parlamentari e attivisti internazionali. Tutte e tutti sono stati rapiti e sequestrati con la forza, mentre le 18 tonnellate di aiuti umanitari destinate a Gaza — medicinali, apparecchiature respiratorie, forniture alimentari e nutrizionali — sono state confiscate illegalmente. Questi aiuti erano diretti principalmente agli ospedali di Gaza; dopo due anni di assedio e bombardamenti, la popolazione vive in condizioni di carestia e collasso sanitario, e i medici ci hanno chiesto aiuto, dato che non hanno più medicinali e sono esausti. “Israele non ha alcuna autorità legale per detenere volontari internazionali a bordo di navi civili umanitarie”, ha dichiarato David Heap, membro della Canadian Boat to Gaza e del Comitato di Coordinamento della Freedom Flotilla Coalition. “Questo sequestro viola apertamente il diritto internazionale e sfida le ordinanze vincolanti della Corte Internazionale di Giustizia, che impongono un accesso umanitario senza ostacoli a Gaza. I nostri volontari non sono soggetti alla giurisdizione israeliana e non possono essere criminalizzati per aver consegnato aiuti o denunciato un blocco illegale. La loro detenzione è arbitraria, illegittima e deve terminare immediatamente.” Questo nuovo crimine segue il sequestro illegale e la detenzione arbitraria degli equipaggi delle navi della Global Sumud Flotilla, nonché delle precedenti missioni Handala e Madleen, e l’attacco con droni israeliani contro la nave Conscience lo scorso maggio nelle acque europee, che lasciò l’imbarcazione in fiamme e fuori uso. Si tratta di una strategia deliberata di violenza e intimidazione, volta a impedire la solidarietà internazionale e a criminalizzare la cooperazione umanitaria. Israele mostra ancora una volta di non temere alcuna conseguenza, protetto dall’inerzia complice dei governi occidentali, che tacciono di fronte a crimini evidenti, violazioni sistematiche del diritto internazionale e atti di guerra contro civili disarmati. Israele continua ad agire nell’impunità più assoluta, violando: le ordinanze vincolanti della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) che impongono il libero accesso degli aiuti umanitari; le Convenzioni di Ginevra, che tutelano civili e operatori umanitari; il diritto del mare, che garantisce la libertà di navigazione in acque internazionali; e ogni principio etico e umano alla base del diritto internazionale. La Freedom Flotilla Coalition e Thousand Madleens to Gaza denunciano con forza questo ennesimo crimine di guerra e chiedono a tutti i governi, alle Nazioni Unite, alla Corte Penale Internazionale e alla società civile mondiale di agire immediatamente per fermare l’escalation e imporre la fine dell’assedio genocida contro Gaza.                                 

Chiediamo:

La fine immediata del blocco illegale e mortale imposto alla Striscia di Gaza; La cessazione del genocidio israeliano contro la popolazione civile; Il rilascio immediato e incondizionato di tutti i volontari rapiti; La consegna diretta e immediata degli aiuti umanitari ai palestinesi, senza alcun controllo israeliano; L’apertura di un’inchiesta internazionale indipendente sui crimini commessi contro la Flotilla e i suoi membri; La piena responsabilità e condanna ufficiale per gli attacchi militari israeliani contro imbarcazioni civili umanitarie in acque internazionali; La comunità internazionale ha il dovere morale e giuridico di reagire.
Ogni silenzio, ogni rinvio, ogni neutralità è complicità con il crimine. Le nostre navi non portavano armi, ma coscienza,solidarietàeumanità. Ed è proprio questo che Israele teme di più.

Diffusione a cura di Catanesi solidali con il popolo palestinese

 

Da FFC:https://www.facebook.com/FreedomFlotillaCoalition/posts/pfbid02iozuyifNCwNdiAWbUx61JVWeiPqGY1KqExqjW6fTE7JrHXbbAVSeDxj64t6hM9iPl?rdid=PkQRq6vHLKGbVNII#

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NOTIZIE, SEGNALAZIONI, COMMENTI, RIFLESSIONI… SU UN MOVIMENTO CHE NON ACCETTA DI FARSI METTERE IN UN ANGOLO DAL GOVERNO

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PALESTINA – Oltre 20 morti – ma il dato è, purtroppo, molto parziale – e decine di feriti nei raid israeliani su Gaza, tra il capoluogo a Nord e Khan Younis a Sud, dall’alba di questo martedì, 7 ottobre 2025.

In 2 anni, il bilancio ufficiale delle vittime palestinesi ha superato quota 67mila, di cui oltre 20mila minori; dati comunque parziali, con migliaia di dispersi sotto le macerie. 170mila i feriti, 2 milioni gli sfollati, tutti gli abitanti palestinesi della Striscia, senza aiuti ormai da marzo per il blocco criminale di Tel Aviv.

E’ questo il modo in cui Israele “commemora”, nel sangue, il 7 ottobre, due anni dopo l’attacco di Hamas. Il numero ufficiale delle vittime, stando ai dati forniti da Tel Aviv, è di 1.250, 3.000 feriti e il rapimento di 251 persone, 48 ancora nella Striscia. Il loro salvataggio è al centro delle proteste in Israele con centinaia di dimostranti davanti alle case di alcuni ministri del governo Netanyahu chiedendo la liberazione dei loro cari e la fine della guerra a Gaza.

Sul 7 ottobre, due anni dopo, l’intercista a Cinzia Nachira, saggista, analista di questioni mediorientali e autrice di diversi lavori sulla questione palestinese:

https://newsletter.radiondadurto.org/p/7-ottobre-prosegue-il-genocidio-a?utm_source=substack&utm_medium=email

Il tutto mentre oggi, riferito al 7 ottobre, proseguono i colloqui, in Egitto, tra Hamas e i mediatori. Proprio lì, secondo quanto riferisce l’agenzia Efe dal Cairo, Hamas avrebbe ‘accettato di consegnare le armi a un comitato egiziano-palestinese, ma rifiuta categoricamente di affidare la gestione della Striscia a un comitato di transizione internazionale e la presenza di Tony Blair come governatore di Gaza’. Alla porta anche una delegazione israeliana di medio livello, che dovrebbe esprimersi sulla cosiddetto piano Trump per uno scambio di prigionieri e un cessate il fuoco a lungo termine.

 

Dopo l’”Accordo del Secolo”, l’”Accordo del Millennio”

di Gilbert Achcar

Più di cinque anni fa, il 28 gennaio 2020, Donald Trump, allora presidente al suo primo mandato, presentò il suo piano di pace per la Palestina durante una cerimonia alla Casa Bianca alla presenza del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Il piano fu redatto dal genero di Trump, Jared Kushner. Durante la sua campagna elettorale, Trump si era impegnato a negoziare quello che definì l’”Accordo del Secolo” tra gli arabi e lo Stato di Israele, un termine ripreso da Netanyahu nel suo lusinghiero elogio del presidente americano durante l’evento.

Lunedì scorso, l’autopromozione e il crescente narcisismo tipici di Trump sono riemersi quando ha descritto l’annuncio del piano – co-firmato da Kushner e dall’ex Primo Ministro britannico Tony Blair – come “potenzialmente uno dei grandi giorni della civiltà”, sostenendo che potrebbe risolvere “cose ​​che vanno avanti da centinaia e migliaia di anni”.

La verità è che questo nuovo “Accordo del Millennio”, come il suo predecessore, l’”Accordo del Secolo”, in definitiva non risolverà nulla (vedi “Palestina: Riconoscere il Popolo prima dello Stato”, Contretemps, 24 settembre 2025). Affermando: “Con il progredire della riqualificazione di Gaza e la fedele attuazione del programma di riforme dell’Autorità Nazionale Palestinese, potrebbero finalmente crearsi le condizioni per un percorso credibile verso l’autodeterminazione e lo Stato palestinese” (punto 19), il piano riconosce implicitamente che, nella sua forma attuale, non si basa sul diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese. Al contrario, tratta questo diritto come una mera possibilità (“potrebbe”). In effetti, Netanyahu non ha perso tempo a confermare in un’intervista successiva all’annuncio di non riconoscere questo diritto e che Israele “vi resisterà con la forza”.

Questa base imperfetta rende il nuovo piano di Trump ancora meno realistico di quello presentato cinque anni fa. Mentre l’”Accordo del Secolo” originale proponeva la creazione di uno Stato palestinese comprendente parti della Cisgiordania e l’intera Striscia di Gaza, il nuovo piano prevede l’imposizione di un mandato internazionale sull’enclave. Questa proposta riecheggia i mandati coloniali istituiti dopo la Prima Guerra Mondiale e si ispira all’amministrazione internazionale istituita in Kosovo nel 1999. È proprio questo precedente che spiega il coinvolgimento dell’ex Primo Ministro britannico Tony Blair nella proposta amministrazione di Gaza sotto Trump. Blair ha svolto un ruolo centrale nella guerra del Kosovo e nelle successive decisioni relative alla sua governance.

Sebbene il piano preveda un ritiro graduale dell’esercito israeliano da Gaza, da sostituire con una “forza di stabilizzazione internazionale” (nome preso in prestito dalla missione in Bosnia-Erzegovina), specifica che l’esercito israeliano “cederà gradualmente il territorio di Gaza che occupa alle Forze di Sicurezza israeliane (ISF) in base a un accordo da concludere con l’Autorità di Transizione, fino al suo completo ritiro da Gaza, ad eccezione di una presenza nel perimetro di sicurezza, che rimarrà finché Gaza non sarà adeguatamente protetta da qualsiasi minaccia terroristica” (punto 16).

In altre parole, anche se il piano fosse attuato esattamente come previsto, l’esercito israeliano manterrebbe il controllo di un “perimetro di sicurezza” profondo circa un chilometro a Gaza, lungo il confine con lo Stato sionista, per una lunghezza di circa 60 chilometri. La costruzione di questo perimetro è iniziata all’inizio dell’invasione israeliana, chiaramente in previsione di mantenerne il controllo dopo un eventuale ritiro più ampio dal resto di Gaza.

In definitiva, anche se Hamas accettasse il piano di Trump sotto la pressione dei governi arabi e musulmani che lo hanno appoggiato (il movimento non ha ancora annunciato la sua posizione al momento in cui scrivo) e l’”Accordo del Millennio” iniziasse ad essere attuato, la strada da percorrere rimarrà impervia e pericolosa, e probabilmente porterà a una situazione di stallo totale. Il piano porterebbe a un fatto compiuto permanente, in cui il controllo israeliano su ampie zone della Striscia di Gaza verrebbe consolidato. Israele invocherebbe probabilmente la rinnovata “minaccia terroristica” – persino le forme più elementari di resistenza, che sicuramente persisteranno – come pretesto per mantenere l’occupazione di gran parte di Gaza, riflettendo la sua occupazione di lunga data della Cisgiordania. Questa occupazione è stata ufficialmente considerata “temporanea” dal diritto internazionale per 58 anni.

*Autore del libro di recente pubblicazione: Gaza, génocide annoncéUn tournant dans l’histoire mondialeVersione inglese: saqibooks.com/books/saqi/the-gaza-catastrophe/

Tradotto dall’autore dalla rubrica settimanale sul quotidiano in lingua araba con sede a Londra Al-Quds al-Arabi. Questo articolo è apparso online per la prima volta il 30 settembre. È possibile riprodurlo liberamente con un link alla fonte:

www.blogs.mediapart.fr/gilbert-achcar/blog/011025/apres-l-accord-du-siecle-l-accord-du-millenaire

Traduzione a cura della Redazione di RProject.it

Enrico Semprini

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