Scor-data: 27 febbraio 1969

La morte di Domenico Congedo

di Fabrizio Melodia … con qualche ricordo d’epoca del più vecchio d. b. (*)  

Nel febbraio 1969 l’Italia si divise, più che mai, fra i sostenitori dell’Amerika (con la k del Ku Klux Klan) e chi invece fiancheggiava l’altra America, quella schierata contro l’infame guerra del Vietnam.

Il presidente Richard Nixon sta per arrivare in Italia: a Bruxelles, Londra e Berlino Ovest era stato osannato dai mass media che lo dipingevano come un salvatore dalla minaccia comunista e contestato nelle piazze dove risuonava «Nixon boia».

L’arrivo a Roma di Nixon trova una città presidiata massicciamente dalle forze dell’ordine proprio mentre le manifestazioni spontanee degli studenti contro la famigerata riforma Sullo sfociano in occupazioni delle facoltà romane come in tutta la penisola. E subito per contrastare la mobilitazione studentesca si fanno avanti i gruppi neofascisti.

Fra gennaio e febbraio 1969 rivolta studentesca e mobilitazione contro i massacri in Vietnam si mescolano. Intollerabile per i neofascisti che (salvo pochissimi eretici) sono tutti con Nixon. Il 22 gennaio estremisti di destra provocano incidenti a Roma davanti ai licei Dante, Lucrezio Caro, Mamiani e tecnico Leonardo Da Vinci. Nella stessa giornata, a Scienze Politiche, attivisti di Destra assaltano gli studenti che presidiano l’ingresso.

Fra il 25 e il 26 gennaio, i gruppi neofascisti si mobilitano per commemorare Jan Palach, lo studente cecoslovacco immolatosi per protestare contro l’invasione sovietica del 1968. Ci sono violenti scontri a Roma davanti all’ambasciata dell’Urss, mentre a Napoli militanti della Gioventù Europea, nel tentativo di interrompere un’assemblea del movimento studentesco, lanciano numerose molotov all’interno dell’ateneo, provocando un grosso incendio.
Per tutto febbraio si va avanti così con pesanti provocazioni fasciste A Roma, in pochi giorni, vengono assalite la libreria Feltrinelli di via del Babuino, la sede Rai di via Teulada, mentre le sezioni dell’Anpi, le lapidi commemorative dei martiri antifascisti e le sedi dei partiti di sinistra sono oggetto di attentati incendiari o di atti vandalici. Non di rado, accanto alle scritte di rivendicazione «viva il Msi!», compaiono quelle di «viva l’arrivo di Nixon in Italia!».

Tra il 13 e il 19 febbraio le azioni violente sono più incalzanti, quasi una mattanza. Due studenti rimangono feriti in un tafferuglio davanti al liceo Mamiani, mentre una squadra di picchiatori fascisti tenta l’assalto del Magistero, occupato da giorni dal movimento studentesco. Il 19 febbraio nella notte un ordigno scoppia dinanzi all’ingresso dell’istituto di Genetica.

Il 27 febbraio 1969, a protestare contro Nixon o (più spesso) a urlare «Nixon boia» sono molti i cortei a Roma, sia organizzati che spontanei.

Gli studenti del movimento tentano di uscire dall’ateneo per unirsi al corteo di piazza Esedra, ma vengono fermati da un ingente – a dir poco – schieramento di polizia e carabinieri. Iniziano gli scontri nella zona universitaria. Intanto il corteo parte da piazza Esedra con alla testa un cordone di parlamentari di Pci e Psiup. Si dirige verso via Nazionale ma viene bloccato all’altezza di via Napoli dalla polizia, la quale costringe il corteo a tornare indietro. Molti manifestanti non si arrendono, scendono per via Vittorio Emanuele Orlando, poi vengono fermati dalla polizia all’incrocio di via Bissolati, nelle vicinanze dell’ambasciata Usa. Altri gruppi “scivolano” verso largo Ghigi – sede del governo – dove iniziano improvvisamente cariche molto violente di polizia e carabinieri, che continueranno fino a sera inoltrata.

Intanto i neofascisti si dedicano alla loro amata ultraviolenza, attaccando sedi e sezioni politiche, anche il Partito Radicale che aveva esposto uno striscione di protesta contro Nixon.

Un indignato editoriale di «Paese Sera» del 28 febbraio 1969, denunciando la connivenza tra forze di polizia e gruppi neofascisti, descrive così quelle ore: «alla città universitaria è stato tutto un assalto durissimo, intimidatorio, puramente gratuito…. […] Per una logica concatenazione degli eventi, a fianco della polizia, sono apparsi gruppetti di fascisti. Sono stati loro a cercare l’incidente in via 24 maggio contro la sede del partito radicale per via dello striscione anti-Nixon… Una pattuglia di poliziotti sulle loro jeeps sibilanti è venuta provocatoriamente, stupidamente, senza un motivo qualsiasi a sfilare davanti alla sede del nostro giornale… li abbiamo visti coi nostri occhi questi agenti salutare con il braccio levato alla fascista, rivolgerci gesti di minaccia con i loro bastoni. Venne la notte, ma non era ancora finita, un nutrito gruppo di neofascisti percorse piazza Esedra, da dove era partito il corteo di protesta, senza per altro essere fermati o attaccati dalla polizia ancora ben presente in forza in tutta la zona. Il gruppo degli estremisti di destra arrivò in questo modo completamente indisturbato al Magistero occupato dagli studenti, con la chiara intenzione di volerne scacciare a forza gli occupanti. Contro la facciata dell’edificio, vennero dapprima lanciati sassi e poi sparati dei razzi, simili a quelli utilizzati per i fuochi d’artificio. Non riuscendo a forzare l’ingresso dell’edificio occupato, gli assalitori appiccarono fuoco alla porta, nel tentativo di entrare. Neanche di fronte a questo episodio la polizia intervenne. All’interno del Magistero gli occupanti erano rimasti davvero in pochi a presidiare, visto che la parte più cospicua era andata a partecipare al corteo di protesta. Impauriti dal fuoco appiccato, gli studenti cercarono rifugio ai piani superiori, sperando in un soccorso che non arrivava. Lo studente di Lingue Domenico Congedo tentò allora di trovare una via di fuga per i compagni, arrampicandosi su un cornicione di una finestra al quarto piano, il quale si sbriciolò sotto i suoi piedi, facendolo cadere sulla strada. Trasportato ovviamente con molto ritardo al Policlinico, morì poco dopo. Domenico Congedo era uno studente di Lingue e Letterature Straniere, originario di Monteroni, in provincia di Lecce, da poco trasferitosi a studiare nella capitale, in una stanza in affitto nei pressi di piazza Zama, in via Bitinia. Di simpatie anarchiche, da poco si era accostato all’attività politica, aderendo al movimento studentesco con molta passione. Dopo gli avvenimenti di quella sera e la morte di Congedo, il presidente Nixon ritenne opportuno annullare la conferenza stampa in programma proprio in quelle ore, partendo dopo poco da una città ridotta a un campo di battaglia e di dolore. In Parlamento infuriò la polemica, mentre sulle porte dell’università ancora occupata furono affisse le bandiere rosse e nere degli anarchici, con uno striscione che recitava: “E’ morto un compagno di lotta, Domenico Congedo!”. Gli studenti non tardarono a riunirsi in un nuovo corteo di protesta che sfilò per tutta la città, protestando duramente contro le cariche della polizia e la violenza dei neofascisti lasciati agire indisturbati. Un fatto che suscitò molto clamore e parecchie interrogazioni parlamentari, ma, nonostante il Partito Comunista e il quotidiano “L’ Unità” avessero fornito alla magistratura un lungo elenco di testimoni, la morte di Domenico Congedo fu attribuita solo al cedimento del cornicione. Troppi interrogativi rimangono aperti».

 

Bibliografia

M. Galleni, «Rapporto sul terrorismo, Le stragi, gli attentati, le sigle, 1969 – 1980», Rizzoli, Milano 1981.

«Venti anni di violenza politica in Italia, 1969 – 1988», Ricerca Isodarco, Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, Roma 1992.

Quotidiani di riferimento

«Corriere della Sera», del 27 – 28/02/1969 e del 1 -2- 3 – 4/03/1969.

«l’Unità», del 27 – 28/02/1969 e del 1 -2- 3 – 4/03/1969.

«Paese Sera», del 27 – 28/02/1969 e del 1 -2- 3 – 4/03/1969.

«Il Messaggero», del 27 – 28/02/1969 e del 1 -2- 3 – 4/03/1969.

 

(*) Aggiungo a questa ricostruzione di Fabrizio Melodia qualche ricordo personale visto che ero in piazza quel giorno a urlare «Nixon boia». Per la prima volta, almeno in modo così massiccio, le forze dette dell’ordine fanno setacci per le strade e sugli autobus fermando “i sospetti” (in pratica basta avere i capelli lunghi o vestiti non conformi). Ragazze e ragazzi vengono trattenuti in questura centrale per ore, qualche volta identificati e minacciati. In alcuni punti della città anche se i manifestanti sono visibilmente disarmati (senza neppure le aste delle bandiere allora tradizionalmente usate per difendersi dalle cariche) la Celere si scatena con una violenza che indigna persino una parte di quella “pubblica opinione” che di solito non è tenera con i “contestatori”. Con ogni evidenza quelli sono gli ordini; impensabile che i poliziotti agiscano – salvo casi isolati – senza l’autorizzazione o l’incoraggiamento dei loro capi. Quanto alla complicità tra neofascisti, polizia e “autorità” più che possibile è certa, appurata. Per molti anni, soprattutto a Roma, la magistratura ha coperto tutte le azioni dei fascisti: i nomi di chi prende a calci donne incinte, di chi aggredisce con coltelli, di chi organizza i pestaggi che a volte si concludono con persone in carrozzina per tutta la vita o muoiono come era accaduto a Paolo Rossi sono ben noti (testimonianze efficaci si possono leggere in «La strage di Stato», libro che non mi stanco di consigliare: uscirà nel 1970 e contiene fra l’altro una dettagliata mappa dei gruppi neofascisti) eppure contro di loro la magistratura non muove un passo. Pochi giorni prima dell’assalto e dell’incendio che costarono la vita a Domenico Congedo, in una facoltà di Roma occupata (forse proprio a Magistero, se la memoria non mi tradisce) alcuni neofascisti fingendosi simpatizzanti del movimento offrono agli occupanti supplì e crocchette: dentro sono infilati spilli e un paio di persone finiscono in ospedale, per fortuna feriti non troppo gravemente; anche in quel caso gli autori della “bravata” (che poteva avere conseguenze ben più tragiche) sono noti – se ne vantano pubblicamente – ma nessuno si prenda la briga di incriminarli. Questo era il clima a Roma, a Milano e in molte altre città. E nel ’69 parte anche la «strategia della tensione»: neofascisti che mettono bombe in molte occasioni (fino a quella del 12 dicembre 1969 che apre una lunga stagione di stragi) cercando di farle passare per anarchiche o o di sinistra. L’obiettivo è intimidire chi manifesta (gli studenti si stanno unendo alle manifestazioni operaie ed è questo a far paura) ma anche favorire un clima golpista, preparando – come in Grecia – l’intervento delle forze armate: per diventare operativo il golpe aspetta solo l’ok del vero padrone, cioè gli Usa. Ma questa è un’altra storia e varrò riparlarne, pur se varie volte è stata già accennata in blog.

Rammento – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili ma sinora sempre evitati) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 27 febbraio avevo, fra l’altro, ipotizzato: 380: editto di Tessalonica; 1861: nasce Rudolf Steiner; 1901: a Londra prima legge (con trucco) sulle 8 ore; 1921; i fascisti ammazzano Spartaco Lavagnini; 1946: Lucky Luciano sbarca a Napoli; 1956: a Kabul nasce Meena, fondatrice di Rawa; 1973: Sioux Oglala in rivolta; 2012: ucciso Trayvon Martin, aveva 17 anni, era nero e aveva una felpa…E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.

Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.

Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su www.radiazione.info .

Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… vi aggiorneremo. (db)

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *