A un passo dal culo mio – 6

Ci credi?-1

Storia in due tempi. Mentre scende dal bus, una donna (con lieve accento straniero) dice all’amica: «Manda, manda. Non sanno dire nient’altro. Ci credi che non mi chiedono dove li prendo i soldi?».

 

Ci credi?-2

Secondo tempo. Appena le due donne sono scese una ragazza dice al ragazzo: «Ci credi che alcune persone sull’autobus fanno capire tutto a tutti?».

 

Firme

Si chiama Gigi ma tutti lo chiamano Quattrouno Quattrouno perchè quando firma il suo nome somiglia a 4141.

 

4141 racconta

«D’estate faccio l’animatore con ragazze/i. Un giorno abbiamo fatto questo gioco: disegnare tutto l’alfabeto (senza h, k, i, y, w, x) trovando qualcosa che inizia con quella lettera. Insomma albero, bicchiere, cane ecc. Arrivato alla R, un bambino disegna una specie di mostro tutto muscoli. Gli chiedo cos’è e lui mi fa “Rocky”. Poi, vedendo la mia faccia stralunata, aggiunge “non lo conosci? Rocky Balboa”. Ho scelto di tacere».

 

Ancora 4141

«Stesso gruppo di ragazzine/i. Facciamo un gioco con grandi fogli, fingendo che siano muri molto alti che ci impediscono di passare e di vedere cosa c’è di là. Chiedo a ognuna/o di scrivere cosa c’è dalla sua parte del muro e cosa immagina che vi sia al di là. Uno scrive. “case popolari” e “campo di calcio” che in effetti poteva vedere da dove si trovava. Un altro: di qua la vita e di là cacca di mucca. Uno: qui l’amicizia, di là la violenza. Una bimba: al di là del muro di ognuno c’è ciò che desidera. Infine il ragazzino di Rocky (vedi sopra) scive che dalla sua parte del muro c’è una pecora e dall’altra parte una pecora».

 

Il cane, il cieco, la cacca

Alto e con i capelli lunghi, cammina molto veloce con il suo cane-guida. Tutti lo conoscono a Imola, anche se non saprebbero il suo nome. Su via Appia il suo cane si ferma a far la cacca. Lui tira fuori un guanto e un sacchetto, poi con calma pulisce: molte persone lo fanno e nessuno ormai lo nota ma lui è cieco, dunque la scena colpisce. Due ragazzi osservano. Il meno alto (Ma) dice: «Che stronzo». Il quasi alto (Qa): «Perchè?». Ma: «beh non ci vede, nessuno gli avrebbe detto nulla». Qa: «ma se poteva farlo… perchè non farlo?». Ma: «sei stronzo come lui e la cacca del suo cane».

Se volete continuo

Distrattamente sento che al tavolo dietro il mio alcuni maschi parlano, con foga, del calcio mercato. Mentre sto andando via, uno di loro dice. «E tu Mario che pensi?». Un attimo e arriva la risposta: «Primo: sono balle estive. Secondo: alla fine chi pagherà per gli acquisti di Inter, Juve, Milan eccetera sarete voi, come sempre. Terzo: saranno almeno 20 anni che il campionato è truccato. Se volete continuo». Scivolando via faccio in tempo a sbirciare le facce esterrefatte degli “amici di Mario”.

Conversazione a Novara

Davanti al 23 di via Cavallotti l’ucb (uomo con baffi) si ferma di botto: «Vedi che stupidità?» Gli risponde usb (uomo senza baffi): «Intendi la cassetta, no anzi il deposito della posta?». Ucb: «Sì, perchè metterla in mezzo? Così blocca una carrozzina». Usb: «E non c’è ragione, lì a due metri c’era pure un angolino». Ucb: «Non credi che dobbiamo fare una lotta contro la stupidità?». Pensoso usb: «sarà dura ma proviamoci».

Seconda conversazione a Novara

La scritta è volgare: «non ama la figa chi non ama la riga». Ma svela una filosofia interessante. E accende discussioni. A esempio questa di un quartetto che avendo letto la scritta commenta all’incirca così. 1: «Purtroppo è vero». 2: «Che ne sai? Tu non prendi cocaina». 1: «Ma lo dicono tutti». 3: «E’ vero». 4: «Se pure fosse vero, quanto è alto il rischio? ». 2: «Altissimo, specie nel tempo». 1: «Beh, se avessi i soldi io prenderei la coca». 3 e 4, più o meno in coro: «Sei matto». 2: «Beh prendi il Viagra allora, non è vietato». 1: «Di quello non ho bisogno». 2: «Secondo me per far l’amore non hai bisogno di altro che della tua voglia». 3: «E della voglia dell’altra persona». 1: «Sì buttiamola in poesia». 4: «Non è meglio essere in due?». 1: «Se c’è una cosa che non sopporto sono le femministe, figurati gli uomini che fanno i femministi». 2: «Tu nell’amore pensi solo a te». 1: «Ovvio, a chi dovrei pensare?».

La bustina di Estravagario

Tavolata a Bologna in via Mascarella al ristorante bio-equo (una delizia per il palato e non svuota le tasche) che, rubando il nome a una poesia di Neruda, si chiama: «Estravagario». X si sporge a centro tavola e fa «oh guardate cosa c’è sulla bustina di zucchero del commercio equo», Y è al tavolo dietro e dunque non vede ma sente che in 5-6 ridono, poi a quel tavolo interviene Z: «non l’ho capita. E poi cos’è il commercio equo?».

Un’altra bustina
In un bar a Sassari, D trova una bustina di zucchero con una frase di Carlo Leoni:
«Molto sa chi non sa se sa tacere». La mostra a V e gli dice: «Bellina ma perchè “tacere” invece che “ascoltare” o “chiedere”». V: «Spero che Leoni, chiunque sia, accetterà di dividere con te il premio… intendo quello per le migliori 8 parole terrestri, che viene assegnato ogni anno su Saturno». D ride: «Lo vinciamo noi ma l’unico casino è andare sin lì a ritirare il premio».

 

Esercizi di traduzione-1

Letta nel vicentino in case e uffici.

«Coi parla no i sente,
coi sente no i scolta,
coi scolta no i capisse,
coi capisse i se desmentega
».

Esercizi di traduzione-2

Al bar, in rete, un po’ ovunque gira questa storia. C’è uno storpio (si precisa: del Campidano) che chiede l’elemosina in un incrocio a Cagliari con questo cartello: «Faghìde sa limosina a ‘un pòeru istroppiàu: ind’una manu chimbe didas et in s’àttera tres e duos».

 

Marlowe chi?

Tavolini per strada. Rdp (rosso di pelo) e Cp (calvo precoce) sorseggiano il cappuccino e ascoltano i vicini. Lì accanto una cinquantenne ben tenuta vede un uomo dirigersi verso di lei e gli urla: «Alla buon ora, dove (parolaccia) eri?». Lui pacatissimo: «A prendere le tue medicine, amore. Eccole». Lei non replica ma si alza e va via con l’uomo. Dopo qualche secondo, Rdp commenta: «Proprio vero, come dice Marlowe, che il matrimonio è odio legalizzato». Cp chiede: «Marlowe il poeta?». Rdp ridendo: «Ma no, Marlowe, il detective privato inventato da Chandler»,

 

Nota pignola

Credo che la battuta qui sopra non sia di Marlowe (Philip) che ho letto talmente tante volte da conoscerlo quasi a memoria ma di Dick (Philip pure lui). Buffo vero?

 

UNA PICCOLA SPIEGAZIONE

«A un passo dal culo mio» è un’espressione (abbastanza usata a Roma) addotta a pretesto per disinteressarsi: ovvero “se non è a un palmo da me… non mi interessa”.E’ una concezione del mondo che io non condivido. Ma poi è davvero così? Se un battito di ali in Amazzonia può causare una crisi alla Banca Mondiale, il dramma della vicina di casa finirà comunque per coinvolgere anche me. Storie e dolori altrui, politica, economia o ecologia sono sempre a un palmo da noi. Far finta di non saperlo è stupido quanto inutile. Questo appuntamento propone dunque piccole storie “rubate” sui bus, in pizzeria, mentre si parcheggia, in fila, all’uscita del bar, dall’ombrellone accanto ecc. Esce anche (a firma Gianni Boccardelli, un mio pseudonimo) sulla rivista «Come». Se qualcuna/o che passa da codesto blog vuole inviarmi le sue impressioni o altre (brevi) storie, grazie. Ovviamente non le modificherò ma vi invito a evitare i commenti e a ridurre le contestualizzazioni al minimo: se una pur breve storia ha bisogno di essere spiegata, allora il narratore o la narratrice ha commesso qualche errore. Vi pare? (db)

 

Redazione
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