Anno 391: i cristiani si trasformano in persecutori

Fabrizio Melodia racconta gli editti di Teodosio I


«L’Augusto Imperatore (Teodosio) ad Albino, prefetto del pretorio.
Nessuno violi la propria purezza con riti sacrificali, nessuno immoli vittime innocenti, nessuno si avvicini ai santuari, entri nei templi e volga lo sguardo alle statue scolpite da mano mortale perché non si renda meritevole di sanzioni divine ed umane. Questo decreto moderi anche i giudici, in modo che, se qualcuno dedito a un rito profano entra nel tempio di qualche località, mentre è in viaggio o nella sua stessa città, con l’intenzione di pregare, venga questi costretto a pagare immediatamente 15 libbre d’oro e tale pena non venga estinta se non si trova innanzi a un giudice e consegna tale somma subito con pubblica attestazione. Vigilino sull’esecuzione di tale norma, con egual esito, i sei governatori consolari, i quattro presidi e i loro subalterni.
Milano, in data VI calende di marzo sotto il consolato di Taziano e Simmaco».
Cosi emanò l’ imperatore Teodosio I nel suo primo editto – la data, secondo il calendario moderno, è il 24 febbraio 391 d. C. o se preferite E. C. (era comune) – che diede atto concreto a quanto enunciato nel precedente editto di Tessalonica del 380, non appena Teodosio prese il titolo di imperatore romano, l’ultimo che avrebbe regnato su un impero ancor unitario.
Cosa accadde? Procediamo a passo di gambero, a quando l’imperatore Costantino decise di considerare il cristianesimo una “religio licita” da essere professata nell’impero. Nel 313 promulgò l’editto di Milano, altresì noto come editto di tolleranza, «affinchè sia consentito ai Cristiani e a tutti gli altri la libertà di seguire la religione che ciascuno crede, affinché la divinità che sta in cielo, qualunque essa sia, a noi e a tutti i nostri sudditi dia pace e prosperità», come recitava il testo. Libertà di culto totale quindi ma i cristiani erano cresciuti di numero e importanza, andando a superare di gran lunga le altre fedi pagane e le antiche credenze romane.
All’interno della Chiesa di Cristo andarono a formarsi due schieramenti piuttosto diversi e combattivi, che ponevano l’accento su un antico dilemma, ovvero la natura divina del povero e crocifisso Gesù Cristo. Era un uomo o era vero Dio? E in che misura poteva essere considerato Dio, se Dio è unico? Su questa terribile – o ridicola, secondo un altro punto di vista – questione ci si scontrò senza esclusione di colpi nel famigerato Concilio di Nicea (325 d.C.): ad avere la peggio furono i seguaci di Ario, noto presbitero berbero che non negava del tutto la natura divina di Gesù ma lo considerava in misura assai minore rispetto a coloro che consideravano Gesù autentico figlio di Dio «fatto della stessa sostanza del Padre». Dunque, dopo aspre dispute, si giunse al noto “Credo unum Deum” che ancora oggi tutti i cristiani sono obbligati ad accettare pena essere considerati eretici. Nel credo si afferma con forza la consustanzialità del Figlio con il Padre, ovvero Gesù è stato generato da una donna vergine non creato da quella medesima “OUSIA” (sostanza).
Ario dichiarato eretico andò in esilio e i suoi testi furono dati alle fiamme con foga da parte dei vincitori.
Quando Teodosio I assunse il titolo di “Imperator”, i problemi da risolvere nell’immediato erano davvero troppi, persino per il politico più scafato.
Dopo la disastrosa battaglia di Adrianopoli (9 agosto 378) che vide prevalere in modo netto i Visigoti guidati da Fritigemio sull’esercito romano, Teodosio fu chiamato a mettere in campo diverse strategie di contenimento riguardo all’avanzata dei barbari. Si venne a grossi compromessi, andando a perseguire “hospitalitas” e “foederatio”, in modo da assimilare e integrare le popolazioni al confine dell’Impero. Questo andava di certo a minare l’autorità stessa dell’ imperatore.
Così l’intransigenza e il fanatismo di Teodosio esplosero senza freni, trovando terreno fertile proprio nella necessità politica di esercitare maggiore potere proprio sulle popolazioni barbare ormai presenti in territorio romano.
Per Teodosio, come già ai tempi di Numa Pompilio, la religione fu un efficace strumento di controllo e con l’editto di Tessalonica del 380, la religione cristiana uscita dal Concilio di Nicea diventava di Stato e tutti i popoli dovevano riconoscerla e sottomettersi.
Il carattere dell’imperatore si mostrò in tutta la sua violenza sedando nel sangue una rivolta popolare dieci anni dopo, con 7000 morti. Come riferito dallo storico cristiano Sozomeno, da Teodoreto di Cirro e da Flavio Cassiodoro, accadde che un tal Buterico, magister militum goto di stanza nell’illirico, facesse arrestare un noto auriga per averlo sorpreso insieme a un giovinetto. La pederastia, antico retaggio del paganesimo, veniva perseguita in modo durissimo dopo l’editto di Tessalonica. Il caso volle che si stesse per dare inizio a una gara di bighe e che i tifosi chiedessero a gran voce a Buterico di far partecipare l’auriga imprigionato. Al rifiuto di Buterico, il popolo insorse e lo linciò. Teodosio rispose attirando con l’inganno le persone nello stadio per una gara di bighe fasulla. Le porte furono chiuse e i soldati fecero un massacro.
Tale atto fu considerato indegno per un imperatore che si professava profondamente cristiano proprio dall’influente figura del vescovo di Milano, il “buon” Ambrogio, che pretese pubblico pentimento da Teodosio, cosa che l’accorto imperatore fece quasi nell’immediato.
Per derimere ogni contestazione, Teodosio andò a perfezionare l’editto di Tessalonica nel 391, arrivando a definire anche le pene per coloro che avessero violato i dettati della religione cristiana.
Poi con altri editti si arrivò a inasprire ulteriormente le pene: si legittimò la distruzione dei templi pagani; si aggravarono le punizioni per coloro che si riconvertivano al paganesimo; per gli aruspici si legiferò la pena di morte. E si legittimò la repressione riguardo ai pagani «che tramavano contro l’impero» (vero o falso che ciò fosse). In sostanza Teodosio riportò unità all’impero grazie a un governo assolutista, retto con pugno di ferro. Un modo di far politica probabilmente dovuto alla paura della immigrazione barbarica e alla conseguente perdita dell’identità romana o almeno così si volle credere (e ogni parallelismo con i giorni nostri è lecito). Ma intanto l’esercito romano doveva pescare nelle fila dei barbari per rafforzarsi e questa fu una delle cause che porterà al crollo dell’impero romano in Occidente. L’esercito romano-barbaro troverà il culmine con Odoacre, il quale eliminerà il magister militum Flavio Oreste e deporrà l’imperatore Romolo Augustolo, nel 476, mandando poi le insegne all’impero romano d’Oriente. Ma questa è una storia che la “bottega” racconterà un’altra volta.

Nell’immagine, il dipinto (1620 circa) di Anton Van Dyck, «Sant’Ambrogio impedisce a Teodosio di entrare nel Duomo di Milano»
Per approfondire:
– Giorgio Ravegnani, «Introduzione alla storia bizantina», Il Mulino, 2008;
– Alessandro Barbero, «9 agosto 378. Il giorno dei barbari», Laterza, 2005;
– Peter Heather, «La caduta dell’impero romano», Garzanti, 2008;
– Peter Brown, «La formazione dell’Europa cristiana», Laterza, 1995;
– Marcello Craveri, «L’eresia», Mondadori, 1996;
– Hartmut Leppin, «Teodosio il Grande», Salerno editrice, 2008.  

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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