Attentati negli Usa: saperla lunga

La barba lunga e l’abito del monaco.

di Alessandro Ghebreigziabiher (*)

 

Foto: https://www.valigiablu.it/

All’indomani dell’ennesima strage “domestica” nella terra delle armi automatiche, più che delle opportunità o della libertà, ecco un verosimile quanto farneticante dialogo tra due cittadini diversamente informati che potrebbe aver luogo quasi ovunque nel mondo.

“Oh, hai saputo di quel tipo che ha fatto un attentato ieri in America?”
“Già, ‘sti tizi con quelle barbe lunghe. Se fosse per me, io…”
“Sì, pure io, certo, ma proprio il quattro luglio, nel giorno dell’indipendenza dagli inglesi?”
“È proprio per quello che lo fanno, odiano la nostra civiltà. Gliela brucerei quella barba maledetta…”
“Sì, la barba, certo. Tra l’altro si tratta di un ragazzo di soli ventidue anni, che roba.”
“Un ragazzo per modo di dire, con quelle barbe va’ a capire quanti anni hanno sul serio…”
“Come hai ragione. Inoltre, pare fosse pure un rapper.”
“Peggio mi sento! Ma guarda che quelli là mica sono fessi. Entrano nella testa dei nostri giovani con i testi delle canzoni, è così che ti fottono il cervello con le loro stronzate.”
Nostri in che senso?”
“Nel senso di persone civili, noi occidentali, è ovvio, mica quei selvaggi con la barba lunga.”
“Sì… di nuovo la barba, ho capito. A ogni modo, che strazio se penso ai sei morti e i trenta feriti che si stavano godendo felicemente un giorno di festa durante una tranquilla parata, peraltro con tutta la polizia intorno.”
“Ma quelle barbe assassine lo fanno apposta, sai? Si chiamano terroristi non a caso, vogliono infonderci paura esattamente in quei momenti dove ci sentiamo al sicuro, in mezzo alla folla.”
“Certo, è vero. Quello che mi preoccupa è che i suoi pensieri, i video, le cose folli che diceva, erano consultabili sino a poche ore fa sui canali social, come Youtube, Instagram e pure Twitter. Possibile che nessuno se ne sia accorto prima?”
“E chissà quanta gente nel frattempo si è lasciata indottrinare dai suoi deliri. Ecco perché quando sul web vedo nella foto una di quelle barbe odiose passo subito oltre, possibilmente dopo aver bannatoflaggatoaffossato il soggetto.”
“Pure io, oramai è diventato il mio sport preferito.”
“Bravo, è anche un dovere sociale, se ci pensi. Arginando il fenomeno è come se facessimo un servizio alla comunità.”
“Non tutta, ovviamente.”
“Ovviamente, solo quella pacifica e civile.”
“Aspetta un attimo, che mi è arrivato un altro aggiornamento dell’attentato sul telefono. Mi tengo aggiornato, sempre all’erta!”
“E mai abbassare la guardia! Comunque, non mi dire, lasciami indovinare: di dov’è il barbuto? Iran, vero? O forse Afghanistan? Magari è africano, ma lì ce l’imbarazzo della scelta, non vale.”

“Allora?”
“Scusami, parlo poco l’inglese, ma qui dice che è di Chicago, ecco…”
“Sì, certo, come no. Controlla le sue origini, quelle sono tutto. Per questo non mi convinceranno mai che uno è italiano soltanto perché è nato qui, o addirittura ha fatto un paio di compitini a scuola. Guarda se ha la barba.”
“Un po’ di barba ce l’ha ma è proprio di Chicago Chicago, cioè è americano. Pare sia un suprematista bianco e, se proprio vogliamo parlare di origini, ha discendenze italiane.”
“Che?! Leggi bene, sarà un errore di battitura. Magari sarà una fake news della sinistra globalista immigrazionista.”
“No, macché, lo scrivono i principali quotidiani…”

“Oh, tutto a posto?”
“Niente, niente. A ogni modo, se è vero sarà un’eccezione.”
“Esatto, non può essere che così, è un’eccezione.”

Peccato che nel mondo reale, oltre i confini del delirante scambio tra i nostri, gli inconfutabili numeri ci dicono che dall’undici settembre del 2001, secondo un rapporto del 2017 redatto dal Government Accountability Office del Congresso degli Stati Uniti, il 73% degli attentati sul suolo americano sono stati compiuti da attentatori appartenenti all’estrema destra, che nel 2020 il Centro per gli studi strategici e internazionali ha confermato che negli ultimi 25 anni la stragrande maggioranza degli attacchi sono opera di estremisti di destra, e che secondo il Dipartimento della sicurezza interna il pericolo terroristico dovuto al suprematismo bianco è al top negli USA al punto che da marzo del 2021 è temuto allo stesso livello dell’ISIS, anche se attentati interni di quest’ultimo sono assai rari.
Eppure, grazie soprattutto alla propaganda xenofoba e alla disinformazione sistematica di politici bugiardi e media compiacenti, ci vorrà ancora molto per convincere la gente che – alla stregua del proverbiale abito del monaco – non è la barba lunga a fare il terrorista. Tutt’altro, a dirla tutta…

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(*) ripreso da «Storie e Notizie» che Alessandro Ghebreigziabiher così presenta: «Il blog Storie e Notizie ha iniziato a muovere i suoi primi passi verso la fine del 2008 e contiene racconti e video basati su reali news prelevate dai maggiori quotidiani e agenzie di stampa on line, al seguente motto: “Se le notizie sono spesso false, non ci restano che le storie”. L’obiettivo è riuscire a narrare le news ufficiali in maniera a volte fantasiosa, con l’auspicio di avvicinare la realtà dei fatti più delle cosiddette autorevoli fonti di informazione. La finzione che superi la verità acclarata nella corsa verso la comprensione delle cose è sempre stata una mia ossessione. “Storie e Notizie” ha un canale Youtube, una sua pagina Facebook e anche la versione in lingua inglese, Stories and News. A novembre 2009 ha debuttato l’omonimo spettacolo di teatro narrazione». Qui in bottega «Storie e notizie» è ospitato – scorrete il colonnino di sinistra in “home” e lo troverete – a ogni uscita.

 

 

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