Cacopardo, Gimenez-Bartlett, Mendoza, Nespolo

recensioni giallo-noir (e dintorni) di Valerio Calzolaio

Culiacan, Sinaloa, Messico. Estate 2010. «La tristezza è un diritto umano? Se non lo è dovrebbe esserlo. Non capisco questo senso di vuoto, questa mancanza di ambizioni, questa sensazione di mancanza perché non ho qualcuno a cui dare la colpa di quanto accade». Torna in scena l’insoddisfatto sbirro 43enne Edgard el zurdo (mancino) Mendieta, vive solo a casa del fratello, senza genitori moglie compagna, occhi belli tristi dolci espressivi, cicatrice sulla fronte. Lo chiamano, è stata trovata uccisa tra le erbacce una ballerina di lap dance, le hanno pure tagliato un capezzolo. Accidenti! La conosce, l’aveva incontrata, se ne era invaghito, un occhio verde l’altro color miele, è la dea brasiliana Mayra Cabral de Melo. E quasi nello stesso momento hanno sparato pure alla collega e coinquilina Yolanda Estrada. Cercate solo una storia di narcotraffico e trovate uno stile di nervosa umanità, leggendo il 63enne professor Elmer Mendoza («Il cartello del pacifico», La Nuova Frontiera 2012, pagg. 312 euro 18, originale 2010 «La prueba del acido», traduzione di Pino Cacucci), in varie terza e prima che si intrecciano (con mio sfavore). Queens e Michelada.

 

Sant’Alessio, in Valle d’Agrò, un minuscolo paese lungo il magnifico percorso che da Messina conduce a Taormina. Fine estate 1975. Italo Agrò è stato anche giovane, sfrontato e raziocinante, già iscritto al Pci. A 22 anni frequenta a Napoli il terzo anno di Giurisprudenza e una brava prostituta nave scuola. Trascorre le vacanze dai genitori (la nonna paterna è Italia Cacopardo), col fratello più grande Ettore e tanti amici, ricambiando ora finalmente l’amore della 20enne mora Irene Mangiacola, labbra carnose, occhi neri, alta e sportiva, secondo anno di Medicina a Catania. Per mare e per terra, in barca e in seicento. Spesso il locale grosso sottufficiale dei Carabinieri (che gli abita vicino) Augusto la Ronda lo manda a chiamare per sistemare i rapporti scritti. Questa volta hanno ucciso il bel 28enne Biagio Mudaita e Italo aiuta a scoprire il colpevole (mancino). Romanzo di formazione sentimentale, più incontri carnali che trama poliziesca, il lindo prequel dell’ottima serie del 76enne Domenico Cacopardo («Agrò e il maresciallo La Ronda», Marsilio 2013, pag. 222 euro 17,50), in terza fissa. Poesie e innumerevoli miti gastronomici.

 

«Sette modi di ammazzare un gatto»

di Matias Néspolo

Socrates editore: 162 pagine per 10 euro

traduzione di Luca De Feo

Buenos Aires. Una settimana del 2001. «Per ammazzare un gatto ci sono sette modi – mi fa il Chueco mentre accarezza l’animale che gli ha portato il Quique, il figlio dell’Ernestina, e fa l’occhiolino con l’aria sveglia … – Ma alla fine ce ne sono solo due … con le buone o con le cattive». Così il Gringo, un ragazzino di strada, comincia a raccontare in “lunfardo” qualche giorno di sopravvivenza nel barrio, tra fame e delinquenza, squallori e brutalità, prove di sentimenti e repressione sociale, libri e armi. Il 37enne argentino Matias Néspolo, dal 2001 giornalista a Barcellona, esordisce con un romanzo di formazione in prima, miserie materiali e morali di vita quotidiana.

 

Barcellona e Roma. Autunno 2011. Il giudice Muro, vecchio scialbo scapolo, chiede alla Policia Nacional di riaprire un’inchiesta e il commissario Coronas incarica Petra Delicado e il suo vice Fermin Garzon di verificare bene. Cinque anni prima il noto 70enne imprenditore tessile Adolfo Siguan (padre di tre figlie di un precedente matrimonio) era stato ucciso dopo essere stato con una ragazza in un suo appartamentino ad hoc. La vedova non era e non è sicura del poco concluso allora: trappola e furto orditi dal magnaccia della prostituta, a sua volta ucciso poche settimane dopo. Sì, c’è qualcosa che non torna e molto porta in Italia. Dopo l’omicidio in Andalusia dell’unica testimone rimasta, Petra e Fermin si recano a Roma, devono collaborare con la Polizia di Stato. E’ vero, c’entrano il bel bruto italiano Franco Catania e la camorra. L’affascinante Petra subisce un attentato, fa da esca, intuisce le tresche e racconta sempre tutto in prima. Da un paio d’anni si è sposata (terzo matrimonio) con Marcos, lento indipendente delizioso ecologista architetto e talora convive anche con i primi tre dei quattro figli (Marina 9, Teo e Hugo gemelli 13, Federico 21) delle di-lui-ex: «il mio lato professionale era cinico, duro e un tantino ossessivo, mentre nella vita emergeva la mia parte dolce, equilibrata, poco soggetta agli sbalzi d’umore». Se leggete la bella decima prova della magnifica serie dell’ironica 62enne Alicia Gimenez-Bartlett («Gli onori di casa», Sellerio 2013, pag. 516, euro 15; originale «Nadie quiere saber», traduzione di Maria Nicola) avrete varie smentite: il reale ha sempre una variabile in più! Quasi un terzo della storia è ambientato là per il Colosseo. Segnalo gli esseri umani (a pag. 66), in famiglie inviperite (131), solo in parte felici (489), infelici pensando (510). Primi nostrani.

SOLITA NOTA

Appuntamento settimanale (o quasi) con le recensioni giallo-noir di Valerio Calzolaio che in prima battuta escono sul settimanale «Il salvagente». Il romanzo di Nespolo – non lo definirei un noi – a me è piaciuto molto; mi è capitato di fare una lunga intervista all’autore e prima o poi la posterò. (db)

 

Redazione
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