«Ci sedemmo dalla parte del torto»

Un’antologia controcorrente e scritta benissimo: Gianni Boccardelli (*) vi invita a scoprire 46 racconti che cercano gli invisibili, cioè gli esseri umani «fatti nebbia» da chi comanda e da chi disinforma.

Esseri umani fatti nebbia. In ogni tipo di inferno sociale. Se va bene indifferenza. Un solo racconto su 46 ha una sorta di lieto fine. Il realismo è duro da mandare giù. Con l’invito a «cambiare punto di vista», capire che spesso è solo per caso se noi anche non siamo fra i poveri e dunque invisibili.

«Una vita di seconda mano» e la vecchia emigrata; «il massimo dei voti in arroganza e incompetenza» di fronte a un «nessuno le mai chiesto per favore»; la tragicomica «agenzia di supporto ai normodotati» inventata da un disabile e «l’Uomo Maschio Sacro» (in ogni tempo); in cella, in carcere, fra le droghe pegggiori, “colpevoli” di una diversa sessualità, morire di freddo. «Chi c’è all’ultimo banco» di scuola? Anche «un impossibile incontro ravvicinato» e il silenzio che uccide; nuovo schiavismo e «la terra dei fuochi»; le violenze familiari che non si possono dire e il razzismo al governo. In alcuni casi si parte da storie quasi note ma scomode: come «i negri sulla gru» con il protagonista che lì sotto pensa «mi ricordo ancora del tempo in cui esistevano ragione e torto». Infine il «quando noi non ci saremo» cioè dove finiranno i figli non autosufficienti in uno Stato che non vuole saperne.

A che serve leggere si chiedono i protagonisti di due racconti: danno risposte belle e diversissime. Come sia facile finire in strada sulla «infida sfera dell’imponderabile». Ed essere stato onesto serve a cosa quando sei povero e vecchio: «pensione dignitosa» è la frase tipica dei «politici bugiardi e ladri». Valerio Evangelisti ci spinge dentro la testa di un imprigionato a Guantanamo. Rachele Anna Manzaro ci provoca a cercare le differenze fra una prostituta e un’assistente sociale. Ci vuole un “matto” per ricordarci che «se nelle pareti può essere intrappolata la sofferenza, nell’aria può essere diffusa la meraviglia». Un paio di racconti ci portano su altri mondi o lì dove «le cose sono andate in modo diverso» dall’orrendo presente.

Quasi mai nella letteratura italiana si scrive senza retorica e bugie di oppressi e diseredati, di licenziati e disabili, di “piccole” tragedie quotidiane ma anche della vita che a volte ci sorprende persino se crediamo (o siamo) «intrappolati dentro il macabro»: accade a un uomo che ha già il coltello in tasca ma deciderà di non vendicarsi.

Autori e autrici che per la maggior parte non conoscevo: tutte belle scoperte.

«Ci sedemmo dalla parte del torto»

a cura di Heiko H. Caimi e Viviana E. Gabrini

Prospero editore

338 pagine per 19 euro

(*) pubblicata fra le recensioni dell’edizione italiana di «Le monde diplomatique» che esce ogni mese con il quotidiano«il manifesto.»

 

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