Cory Doctorow: «Radicalized»

Quattro racconti nel mirino di Bianca Menichelli e di db

«Radicalized» visto da Bianca Menichelli (con un minimo di spoiler)

Come si legge un libro? C’è chi inizia dalla prima pagina, chi dall’ultima, chi aprendolo a caso, chi dalla pagina116 (riga 7) seguendo una sua cabala.

Io inizio a leggere dai ringraziamenti; lì c’è tutta una ricca messe di informazioni. Si inizia ringraziando (noblesse oblige) chi ha permesso che quelle pagine venissero approvate, stampate, messe in circolazione; si passa poi a chi ha largheggiato in consigli a volte non richiesti che però hanno permesso alle linee spaziotemporali di dilatarsi verso orizzonti inaspettati e proficui per l’economia della storia; non possono mancare i ringraziamenti ai tecnici che hanno fatto superare l’impasse di dettagli altrimenti sconosciuti; ultime – ma non meno importanti – si ringraziano le persone care che sono rimaste accanto nei momenti di sconforto e di panico, prodighe di tazze di caffè, di paroline dolci e di soffici patpat sulla spalla, senza contare le fusa del gatto Pinuccio. Io passo poi a leggere l’anno di pubblicazione, tutti i dettagli relativi, le citazioni e le eventuali dediche. Una volta entrata nel mondo reale di chi ha fatto l’impresa (ancorché tradotta) mi immergo con soddisfazione nella lettura.

Questa lunga premessa si applica anche all’ultimo libro che ho avuto fra le mani e nella testa, «Radicalized» (sottotitolo italiano, sicuramente preteso dall’editore per ingolosire, «quattro storie del futuro») di Cory Doctorow, edito nel 2019, pubblicato in Italia nel 2021 da Mondadori – collana Oscar Fantastica – nella traduzione di Dafne Calgaro.

Fra le pagine 219 e 220 così scrive Doctorow: «Grazie …. a tutti coloro che combattono per la giustizia: #blacklivesmatter, Alexandria Ocasio-Cortez, Erica Garner, Bernie Sanders e i milioni di persone nelle strade. Questa non è una di quelle battaglie che si vincono, è una di quelle che si combattono».

Chi sia stata Erica Garner, se non ne conoscete la storia, lo scoprirete in rete; questo è uno dei casi in cui la ragnatela che ci avvolge sempre più invasivamente è piegata al nostro servizio e non viceversa.

Così si arriva al primo racconto «Pane non autorizzato» che comincia dal rifiuto del fornetto tostapane di … fare il suo mestiere. Nello sviluppo della storia la ragnatela di cui sopra sarà piegata al servizio delle persone, di quelle ultime che passano dai campi libici, attraverso il Mediterraneo e i lager per profughi, approdando in questo caso nel Paese “delle libertà” che è l’America.

Siccome negli Usa non c’è niente (o quasi) di più sacro dei supereroi, leggere il secondo racconto sarà una discesa agli inferi per riemergere consapevoli che «certe cose l’America poteva tollerarle. Ma altre non le avrebbe mai e poi mai perdonate».

Bisogna riconoscere che Cory Doctorow, da buon canadese, non si preclude la ghiotta opportunità di infierire sui confinanti e a maggior ragione lo fa in «Radicalizzati» (già, perchè non usare il termine italiano?) con l’opposizione anche violenta a uno stato di cose inaccettabile, cioè la (non) copertura sanitaria statunitense. A questo punto come non far riemergere dalle ombre il pensiero delle macerie che, generate dalla filosofia neocapitalista, sempre più si accumulano sopra tutta l’umanità?

Forse la via d’uscita c’è nell’ultimo racconto. «…E ora si riconobbe la presenza della Morte Rossa. Era venuta come un ladro nella notte. A uno a uno caddero i gaudenti nelle sale insanguinate della loro festa e morirono ciascuno nella positura disperata della sua caduta. E la vita abbandonò l’orologio d’ebano quando spirò l’ultimo devoto dell’allegria. E le fiamme dei tripodi si spensero. E Tenebra e Sfacelo e Morte Rossa ebbero su tutto un dominio illimitato»: così Edgar Allan Poe (da «Racconti Fantastici»; cito l’edizione I Grandi Libri Garzanti, III ediz. 1978, nella traduzione di Glauco Cambon e Augusto Guidi).

Durante una pandemia si muore nel sangue, negli escrementi e nel vomito, a volte soffocati nelle terapie intensive. L’unica ragione di vita è che la battaglia si deve combattere comunque e ovunque, anche se si potrebbe non vincere. Per dare la possibilità di sopravvivenza a tutte le persone che non si arrendono e che non aspettano vie d’uscita salvifiche, ma – così Doctorow – lottano per un mondo migliore e ben diverso da quello che altri ci fanno vivere per incrementare sempre di più i propri guadagni. Si sa che persino per pagarsi il passaggio su Marte servono molti, molti soldi.

Ma …… (da Amanda Gorman «The Hill We Climb» del 2021)

When day comes we ask ourselves,
where can we find light in this never-ending shade?

………………

When day comes we step out of the shade,
aflame and unafraid
The new dawn blooms as we free it
For there is always light,
if only we’re brave enough to see it
If only we’re brave enough to be it.

Se non sapete l’inglese questa è una traduzione possibile:

Quando il giorno arriverà, faremo un passo fuori dall’ombra, in fiamme e senza paura.
Una nuova alba sorgerà, mentre noi la renderemo libera.

Perché ci sarà sempre luce,

Finché saremo coraggiosi abbastanza da vederla.

Finché saremo coraggiosi abbastanza da essere noi stessi luce.

Se l’ottima riflessione di Bianca Menichelli non vi basta … eccone un’altra, arrivata in contemporanea, più lunghetta: db vi propone questo menù: 1) fidatevi; 1 bis) libro dell’anno; 2) lacrime; 3) una recensione da Marte-dì; 4) per chi non teme un poco di spoiler; 5) non finisce qui; 6) vedi in “bottega”. Se proprio avete fretta (ma perchè?) potete saltare 1bis, 2, 4 e 5 e 6. Libero arbitrio in libero o libera bipede sapiens.

1 – FIDATEVI

Compratelo o recuperatelo in biblioteca. E leggetelo. Poi ne parliamo. Se siete nel ristretto gruppo di persone che in fatto di libri molto si fidano di me… altro non c’è da sapere. Per ora. Poi ci telefoniamo o scriviamo.

1 bis – LIBRO DELL’ANNO

Quando verrà («se verrà» pensano i meno ottimisti) una società migliore e dunque la ricchezza sociale sarà distribuita in modo equo oltrechè nel rispetto della natura, io vorrei proporre che in un continuo tourbillon di anni sabbatici per tutte/i e di rotazione fra lavori (manuali e intellettuali) sia previsto «1 amato per 50 che amo»; ovvero ogni persona avrà un bonus annuale per regalare 50 copie di un libro. Se avessi già il bonus sceglierei «Radicalized». Ma è solo marzo – potrebbe obiettare qualcuna/o… però io già sono ragionevolmente e passionalmente sicuro di non pentirmi.

2 – LACRIME

Il primo dei 4 racconti di «Radicalized» mi ha fatto lacrimare. «Piangere come una fontana» è una espressione molto usata ma nel mio caso sarebbe una esagerazione; invece “piangere come un rubinetto che perde” corrisponde esattamente a quanto mi è successo. Dopo un quarto d’ora però ho smesso: non è arrivato l’idraulico ma il racconto («Pane non autorizzato») era finito. Ho pensato: «mi è capitato pochissime volte e chissà quando succederà di nuovo». Circa 75 pagine dopo ho capito che il mio condotto lacrimatoio stava facendo il bis: infatti il terzo racconto (quello che dà il titolo all’antologia) mi ha commosso tantissimo. Ho scritto a un amico che lo stava leggendo per chiedergli: “sta succedendo anche a te di lacrimare?”. Lui mi ha risposto fieramente di no perchè i veri uomini non piangono però ha aggiunto che sarebbe andato in un ambulatorio perchè l’apparato secretore (quello «composto dalla ghiandola lacrimale principale, situata in una fossetta nell’angolo superolaterale dell’orbita oculare, e dalle ghiandole lacrimali accessorie che si trovano nella congiuntiva palpebrale e tarsale») effettivamente aveva inspiegabili perdite. Foooooooooooooorse la commozione non è un criterio estetico o politico ma forse sì.

3 – RECENSIONE DA “MARTE-Dì”

«Per i miei genitori, Roz e Gord Doctorow che mi hanno insegnato perchè lottiamo e a non arrendermi. Questa non è una di quelle battaglie che si vincono, è una di quelle che si combattono». Dedica impegnativa per aprire un libro ma corrisponde proprio a quel che si va a leggere. Nel primo racconto il punto è se sarà possibile controllare (e riadattare) i computer invece di farsi controllare da loro. Nel secondo, più leggero, faremo i conti con l’American Eagle (cioè «Superman») convertitosi al politically correct e con problemi di coscienza. «Credo che la domanda sia questa : all’American Eagle interessa di più sentirsi bene con se stesso o cambiare le cose?». Ironia graffiante. Il terzo racconto è un viaggio nell’incubo statunitense della salute colletiva in mano ad avvoltoi privati; una storia che parte dalla realtà e ci porta in un terribilmente possibile e vicino. Più tradizionale l’ultimo cioè  «La maschera della morte rossa» che riprende il titolo e (in parte) la trama del famoso racconto di Edgar Allan Poe. Se cercate una morale è questa: i geni e presunti dominatori finiranno male mentre la plebaglia (come Graciela) forse si salverà perchè ha imparato che “il lavoro di cura” conta più di armi e fortezze. Il libro si chiude con i «ringraziamenti» che pure non sono tradizionali visto che il canadese Cory Doctorow ci tiene molto a confrontarsi con il suo pericoloso vicino di casa, schierandosi con «#blacklivematter, Alexandria Ocasio-Cortez, Erica Garner, Bernie Sanders e i milioni di persone nelle strade». E se non fosse chiaro ripete le parole dell’inizio: «questa non è una di quelle battaglie che si vincono, è una di quelle che si combattono». E io concordo con lui.

4 – PER CHI NON TEME UN POCO DI SPOILER

Riuscite a immaginare che gli ascensori abbiano porte per i poveri che funzionano solo dopo che i ricchi hanno finito di usarli? Se dite no mi sa che siete male informati sul mondo reale. Che gli elettrodomestici però decidano (algoritmi and Company) cosa potete mangiare è effettivamente di là da venire… ma temo presto. In questo scenario si muove il primo racconto di Cory Doctorow con personaggi vivissimi, «maschere di compassione», totem e regole non dette, «impotenza nauseante» e ribellione altamente tecnologica, «le parti indicibili del tuo passato» (di profuga, in questo caso) e si sa che «è facile per una vecchia normalità lasciare spazio a una nuova» ma bisogna sempre chiedersi chi ci sta guadagnando e a spese di chi. Comunque «avere un obiettivo è un ottimo rimedio contro l’ansia» (personale e collettiva).

Il secondo racconto è «Minoranza modello»: si muove sull’idea che dopo una decennale indigestione di fan-faronate e fan-faluche anche i fan (appunto) vogliano capire i retroscena, il privato, i lati negativi o dubbi dei super eroi. Mio figlio mi ha raccontato che nella serie «The Boys» (su Amazon) e in alcuni fumetti il risultato è interessante. Mi pare che Doctorow faccia un passo oltre. Per esempio chiedendosi se Superman (scusate «American Eagle») sia bianco e… fino a che punto. Ci muoviamo nella realtà degli Usa con poliziotti che praticano «lo stupro sociale» contro i “non abbastanza bianchi”, le regole della «sorveglianza predittiva» e la memoria di Emmett Till (dov’era quel giorno il super-eroe americano?) ma ovviamente il racconto introduce un elemento fantastico per darci un grimaldello in più. Il dialogo fra American Eagle e l’avvocato Bruce – chi vi ricorda? – è strepitoso (anche per chi non è appassionato del genere). Cory Doctorow fa centro con un gioco solo apparentemente leggero.

Squassante invece «Radicalized» – il terzo racconto – che parte dall’inaspettato arrivo di un tumore («tre mesi di vita»), dalle terapie sperimentali che le assicurazioni mediche non pagano, da una tragedia privata che si riconosce come collettiva e dall’idea che se la giustizia non è regola… forse la vendetta può costringere chi comanda a nuove regole. Un minimo di fantascienza e un massimo di guerra sociale?

Sull’ultimo racconto – alla Poe – aggiungo solo che l’incoscienza di chi pensa «di divertirsi un mondo alla fine del mondo» è meno paradossale di quanto potrebbe sembrare: ai vertici delle istituzioni e delle multinazionali nel mondo reale l’ignoranza, i cinismi e i cannibalismi sono analoghi a quelli dei dementi (ma ricchi) di cui parla «La maschera della morte rossa».

Leggendo mi ero appuntato di controllare se un paio di notizie buttate lì da Doctorow erano vere o invenzione: sono verissime e dunque ve ne parlerò un’altra volta (non di Marte-dì)… vedi il punto successivo.

5 – NON FINISCE QUI

Come sa chi passa spesso da questa “bottega” il Marte-dì è il giorno dedicato (con uno o due post) al fantastico e dintorni. Ovviamente capita che i confini – fra il mondo cosiddetto reale e le altre possibilità – tengano poco. Caspita se capita con la buona fantascienza; ma anche con Murakami, per nominare un solo autore. Così sospetto che «Radicalized» irromperà presto in uno degli altri 6 giorni della settimana, come è già capitato per Cory Doctorow.

6 – VEDI IN “BOTTEGA”

Intorno ad altri scritti (romanzi e racconti) di Doctorow cfr almeno questi 6 link: 4 di db e 2 di Francesco Masala

«Ci dicono che questa è la nuova normalità»

Little Brother – Cory Doctorow

Quanto mi piace Cory Doctorow

Homeland – Cory Doctorow

«La mia famiglia è un po’ strana» disse Alan

«L’uomo che vendette la luna» 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

5 commenti

  • Andrea Bernagozzi

    Grazie, mi fido eccome.

  • Doctorow è geniale, un riferimento fondamentale per chi è appassionato di libri e di fantascienza. Grazie della condivisione…
    Provo a spendere qualche parola su X, perché è sicuramente uno dei suoi romanzi più rappresentativi. Hanno detto di “X”, di “Little Brother”, che è uno YA, un libro per ragazzi, un romanzo di pirati informatici che parla del primo amore, della prima volta tra Marcus e Ange. Insistono molto nel caratterizzarlo come un thriller, di cui esiste un seguito, trovi la trama spoilerata qua e là, ne esiste la versione gratuita su internet…
    Questo romanzo, che ho conosciuto proprio grazie a Daniele, è molto di più, questo romanzo è la voce imbavagliata di una generazione, quella net generation che hanno cercato di offendere, di banalizzare, di offuscare. Le pagine più intense e dure di X sono nel suo centro e da qui si alza l’urlo di Ginsberg e la poesia di Kerouac. Questo romanzo è il cuore della meraviglia, il sogno degli ideali, la cicatrice e l’orgoglio della libertà. Questo romanzo è la luce di San Francisco ed è oro puro, oro coniato con le lacrime di Ferlinghetti che vide esplodere la bomba sulle coste del Giappone e fondò la sua libreria (E un pensiero amaro vola a Ferlinghetti, scomparso pochi giorni fa). Questo romanzo è la nostra vita e la cima della letteratura del nostro tempo. Sono stato così fiero, così affascinato e vinto da un autore davvero poche altre volte. Cory Doctrorow mi ha costretto a vedere l’alba con le sue pagine, mi ha tenuto aggrappato alla sua descrizione ipnotica per un’intera notte, e dentro di me risuonava lontana la poesia che cambiò l’America, che cambiò il mondo: “Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche, trascinarsi per strade di neri all’alba in cerca di droga rabbiosa,
    hipsters dal capo d’angelo ardenti per l’antico contatto celeste con la dinamo stellata nel macchinario della notte,
    che in miseria e stracci e occhi infossati stavano su partiti a fumare nel buio soprannaturale di soffitte a acqua fredda fluttuando sulle cime delle città contemplando jazz,
    che mostravano il cervello al Cielo sotto la Elevated e vedevano angeli Maomettani illuminati barcollanti su tetti di casermette…”

  • Francesco Masala

    se uno pensa che Cory Doctorow sia uno scrittore di fantascienza questi racconti gli faranno cambiare idea

  • L’ultima volta che dibbi’ mi consigliò un libro, ne usci fuori una passione sconsiderata. Nei miei corsi e ricorsi storici, Doctorow sta a Sawyer come radicalized sta a www. A proposito di radicalized, è il suo terzo racconto e parla di un tizio che si lascia cadere, come Alice nel paese delle meraviglie, nel dark web. Ma di chi parla? Eh? Ci conosciamo?

    Quando pensi che stia parlando di altro, che stia descrivendo una storia irreale, ecco che arriva quell’odore (si, è un libro che si respira, sudore, pianto, paura…) che ti fa capire che non stai leggendo un racconto, ma una storia di vita vissuta. E ti chiedi se quello stile giornalistico non sia più tipico di un reporter di guerra che di uno scrittore di fantascienza.

    Geniale la conversazione fra Maddy e Joe:
    “Perché i ragazzi con le bombe vogliono uccidere?”
    “Perché son arrabbiati con le persone cattive”

    Non avrei saputo spiegarlo meglio.
    Ah, la casa editrice si chiama TOR. No dico, TOR.

    Ok Cory, sono tuo.

  • scusate se mi cito (ogni tanto si può?) ma oggi – per la giornata del pane – ho mescolato Cory Doctorow ad altre visioni dai mondi “possibili” e ho pubblicato questo su un giornale on line di Imola (www.leggilanotizia.it)
    BREVE VIAGGIO NEL PANE DEL FUTURO
    C’è chi pensa che il presente di ciò che mangiamo sia complesso e duro: ingiustizie globali e sofisticazioni ma anche cibo… senza agricoltura e un’industria alimentare irresponsabile che minaccia la salute del pianeta.
    Forse potremmo rifugiarci nella letteratura.
    A proposito dell’alimento-base, il pane, Yossorian – uno dei protagonisti di «Comma 22», splendido romanzo antimilitarista di Joseph Heller – ci racconta questa piccola, grande storia. «Ho tritato centinaia di pani di sapone militare insieme alle patate al solo scopo di dimostrare che la gente ha gusti filistei e non sa distinguere fra ciò che è buono e ciò che è cattivo». Tutta la squadriglia finisce in ospedale, e Milo gli replica: «Si è dovuto rendere conto quanto la sua opinione fosse sbagliata». La risposta di Yossorian è secca: «Al contrario, ne divorammo piatti interi chiedendo a gran voce che ce ne portassero ancora».
    Accade già con il cibo-spazzatura: insomma ci piace la merda se è luccicante e pubblicizzata. Sempre in «Comma 22» Milo propone alla mensa «cotone (egiziano) ricoperto di cioccolato» e soprattutto «compra uova a Malta per 7 centesimi l’una per rivenderle a Pianosa per 5 cent, guadagnandoci su» che è decisamente il trionfo del capitalismo-discount. Ma questo ci porterebbe fuori strada.
    Comunque la tavola è sempre stata e resterà un campo di battaglia. Per evidenti ragioni: chi mangia e chi no; chi si ammala per i veleni nel piatto e chi si nutre in modo sano. Ma anche per le imposizioni-sperimentazioni (ogm in testa) a vantaggio di pochi; per i veleni nei campi e nei conservanti; per questioni intricate che si legano a identità, insicurezza e/o dittatura dell’immagine traducendosi nell’aumento di anoressia e bulimia; per la sacrosanta lotta contro il Mc-disgusto o i vari Neskifezzè; per i tentativi di dare un salario equo a chi lavora nei campi (o nelle cucine globali) e viene sfruttato fino alla schiavitù.
    Ma la cucina resta terreno di lotta anche per antichissime e nuove seduzioni: è imperdibile il romanzo «Come cucinare un marito all’africana», con tanto di ricette, di Calixthe Belala; in certi punti ricorda e amplia il famoso pranzo erotico del film «Tom Jones» di Tony Richardson.
    E domani? Nel futuro prossimo avremo nel piatto sempre più alghe, e/o formiche e locuste, e/o polli fatti in laboratorio? Oppure pillole iper-nutrienti? O forse ci saranno i negozi di cibo sorvegliati da guardie armate cone fossero gioiellerie? Questa ultima profezia è del 1966 nel romanzo «Largo, largo» di Harry Harrison poi diventato un film di successo con il titolo 2022: i sopravvissuti… Toh, è l’anno prossimo.
    Ma esiste un racconto o un romanzo di fantascienza al cui centro sia – in futuro o in qualche mondo lontano – il semplice pane? Secondo una prima ricerca (tra chi conosce il genere) parrebbe di no. Eppure… all’inizio di quest’anno Oscar Mondadori ha pubblicato «Radicalized: quattro storie del futuro», una splendida antologia del canadese Cory Doctorow. E il primo, lungo racconto si intitola «Pane non autorizzato».
    Inizia così: «Lei teneva la fetta davanti al monitor (del fornetto tostapane) in attesa che comparisse l’emoji del pollice alzato ma al suo posto era apparsa la faccina che si grattava la testa, accompagnata da un flebile brrt». Da qui si snoda una vicenda che potrebbe davvero essere il nostro futuro prossimo. Essendo ormai lo spoiler – cioè svelare le trame – un grave reato non si rivelerà qui lo sviluppo e tanto meno la fine del racconto. Se non per dire che, dopo moooooolte drammatiche vicende, c’è un sorriso in fondo al tunnel: «mandami la ricetta delle brioches al cardamomo per favore».
    A proposito di “ricette” uno dei più celebri scrittori di fantascienza, Robert Sheckley, scoprì la semplice formula per trasformare le mele in arance: «gusto diviso sapore più la radice quadrata di colore moltiplicato per il quadrato dei semi». Facile, no? Ma a volte – si sa – la soluzione non la vediamo perchè è proprio sotto il nostro naso.
    (Daniele Barbieri)

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