Cos’è il carcere?

In «Ci manca(va) un Venerdì» – numero 141 – l’astrofilosofo Fabrizio Melodia prova a rispondere a questa difficile (difficilissima?) domanda

«La prigione è una fabbrica che trasforma gli uomini in animali. Le probabilità che uno esca peggiore di quando c’è entrato sono altissime» scrive con cognizione di causa lo scrittore – ed ex galeotto – Edward Bunker, che molti ricorderanno per la sua interpretazione del rapinatore Mr. Blue nel film «Le Iene» di Quentin Tarantino. Una forte denuncia quella di Bunker. Fu un bambino prodigio, manifestando notevoli problemi di adattamento sociale e finendo più volte in riformatorio. Entrò molto presto nel giro della criminalità con una decisa escalation: rapina a mano armata, truffa, estorsione. Dal carcere uscì uno dei migliori autori di crime story degli ultimi anni, apprezzatissimo anche dallo scrittore James Ellroy e dall’attore Robert De Niro.

La galera dunque lo migliorò, in netta contraddizione con quanto detto sopra? «Noi che viviamo in questo carcere, nella cui vita non esistono fatti ma dolore, dobbiamo misurare il tempo con i palpiti della sofferenza, e il ricordo dei momenti amari. Non abbiamo altro a cui pensare. La sofferenza […] è il nostro modo d’esistere, poiché è l’unico modo a nostra disposizione per diventare consapevoli della vita; il ricordo di quanto abbiamo sofferto nel passato ci è necessario come la garanzia, la testimonianza della nostra identità» sottolinea con fermezza lo scrittore di origine irlandese Oscar Wilde, reo di omosessualità che a quel tempo in Gran Bretagna veniva punita con la galera.

Il letterato e politico Filippo Turati sembra far eco a Bunker molto tempo prima: «Le carceri italiane rappresentano l’esplicazione della vendetta sociale nella forma più atroce che si sia mai avuta: noi crediamo di aver abolito la tortura, ma i nostri reclusori sono essi stessi un sistema di tortura; noi ci vantiamo di aver cancellato la pena di morte dal codice penale comune, ma la pena di morte che ammanniscono, goccia a goccia, le nostre galere è meno pietosa di quella che era data per mano del carnefice. Le nostre carceri sono fabbriche di delinquenti o scuole di perfezionamento dei malfattori».

In effetti mettere insieme molte persone che conoscono il linguaggio del crimine rischia di creare una specie di università del malaffare oppure un gigantesco zoo di sperimentazione?

Di altro avviso il Mahatma Gandhi:«Come saranno le galere dell’India libera? Tutti i criminali dovranno essere trattati come pazienti e le prigioni diventare ospedali riservati al trattamento e alla cura di questo particolare tipo di ammalati. Nessuno commette crimini per divertimento. È un segno di disturbo mentale. Le cause di una particolare malattia vanno indagate e rimosse».

Il delitto è una malattia che avvelena la società? I detenuti vanno curati? Parole assai destabilizzanti. E come poter determinare un colpevole se sono tutti ammalati? Si innesca na catena di paradossi. Gli arresti domiciliari sono dunque le visite del medico di base? Ha senso avere case di detenzione private? Per i delinquenti potrebbe esserci una giustizia pubblica e una sanità privata? Non so a voi però a me è venuto il mal di testa.

Torno al quesito iniziale: prigione sì o no? Fa bene o fa male?

Il filosofo Henry David Thoreau sposta così la questione: «Sotto un governo che imprigiona chiunque ingiustamente, il vero posto per un uomo giusto è la prigione»: ne consegue tutti in prigione a protestare contro la tirannia? In ogni caso Eddie Bunker consiglia alle persone imprigionate di affidarsi ai libri: «Sono convinto che chi non legge resta uno stupido. Anche se nella vita sa destreggiarsi, il fatto di non ingerire regolarmente parole scritte lo condanna ineluttabilmente all’ignoranza, indipendentemente dai suoi averi e dalle sue attività».

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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