Dick-Kandinsky: l’inosservanza di un impossibile confronto

di Mauro Antonio Miglieruolo

Kandinsky pittore di fantascienza? No, grazie.

Non è sufficiente garanzia per definirlo tale – pittore di fantascienza – l’uguale tensione che condivide con “il romanzo scientifico d’avventure”, secondo la illuminante definizione di Gramsci. Tensione che consiste in una analoga attenzione verso le strutture nascoste della realtà. Con in più nella fantascienza (in realtà è un meno) l’ansia di trovare conferme nella realtà della quale si sta effettuando l’autopsia.

Ma mentre Kandinsky attraverso la continua violazione delle forme vuole realizzare l’approdo a nuove forme (mentali, anzitutto); e testimoniare l’esistenza di una realtà sottostante, che nella sua concezione è vera e possibile (realtà che non possiede forma, non tempo, né dimensione); la fantascienza educa all’accettazione dei cambiamenti dentro la realtà, che è quella che si vede; mentre ipotizza l’esistenza di migliaia di altre che NON si vedono; che è divertente scandagliare; e metterle costantemente in paragone.

Kandinsky ripristina, avendone ampliato le prospettive, le realtà che pure sgretola. Il suo assalto non è alla logica che presiede la costituzione del reale. Aggredisce le antiche gratuite certezze. Invita lo sguardo a un altrove che serve a meglio definire le lezioni del vissuto quotidiano.

Non ci fosse un Dick (e un Ballard) il discorso sembrerebbe chiuso. Ma un Dick c’è, un Dick speciale tra gli specialissimi scrittori di fantascienza; un Dick che gioca con il caos, lo chiama a sé, per imporgli l’ordine narrativo e aleatorio delle aspirazioni, degli incubi e dei timori che governano il Novecento. Con la differenza (rispetto a Kandinsky) che dopo essere passato sulle cose e sugli uomini con l’aratro della penna, il mondo non può più essere ricostruito tale e quale era. Non è più lo stesso.

Questa ultima osservazione la dice lunga su quel che effettivamente ambedue sono: Maestri di Vita; e perché un confronto che sembrava impossibile (e mantiene spazi di impossibilità) viene praticato e inizia a mostrare una certa efficacia. Perché ambedue giocano con gli elementi che la realtà offre e li ricombinano in modo tale che al termine del lavoro (artistico) le coordinate di ciò che ci circonda appaiono revisionabili. Devono essere revisionate. Da una parte giocando sulle configurazioni e sui colori; dall’altra togliendo solidità tramite la pagina. Ciò che ci circonda (e ci sostiene) è liquefatto; e a volte (Dick) liquidato.

Dunque non due corpi estranei, ma una coppia di ipotesi convergenti su un unico obiettivo: l’ingresso nel sogno, nell’inconscio e nelle dimensioni altre delle quali ci ostiniamo a non voler sapere alcunché. Nonostante i Ballard, e gli Yerka, che insieme a Dick e Kandinsky (ed altri), spingano per approdare a una visione più elastica e aperta delle cose.

Eppure, nonostante tutto questo, probabilmente a più d’una sembrerà che i due comunque non stiano bene insieme. Ribadisco: si tratta di un incontro che è inevitabile (ed utile) realizzare. L’opprimente aleatoria rappresentazione del mondo, sempre più povera e unilaterale propagandata dai mass media (acquietati dal Capitale e acquiescenti alla fazione – il capitale finanziario – che attualmente lo guida), esige sia evidenziato ogni tentativo di moltiplicare le visioni del mondo alternative; insieme alle infinite possibilità che sappiamo offre la fisica quantistica. Lo dobbiamo a noi stessi, noi errabondi disperati esploratori del Dharma, che ci ostiniamo a remare contro. Lo dobbiamo al mondo, che rischia di affogare nel grigiume di una grande narrazione nella quale la menzogna è elevata a sistema.

Dick e Kandinsky, allora? Sì grazie, possiamo, dobbiamo osare. Tentare di vederli insieme. In una unità che appare aleatoria ed è nello stesso tempo reale. Per la ragione efficace che ambedue rompono con l’ordinario, lo scontato e il banale; ambedue straordinari prestigiatori di qualità, illusionisti iperbolici. Di quelli che al termine dello spettacolo lasciano a bocca aperta.

Nulla di meglio che loro e le scintille sonore di uno Strawinsky per aiutare l’umanità a superare le strettoie di questa specie di nuovo lungo attraversamento del Mar Rosso.

Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

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