Disarmare il 2022

Articoli e riflessioni di Giuseppe Bruzzone, Umberto Franchi, Antonia Sani con un comunicato (ignorato, al solito, di media) di Maurizio Acerbo e Mimmo Cosentino più tre link

GLI USA E LA CONTESA GLOBALE: DALLE ARMI ECONOMICHE ALLE ARMI BELLICHE

di Umberto Franchi

La contesa per la spartizione dei mercati, sta arrivando alla guerra?  Oppure si limita alla concorrenza industriale e finanziaria, ed alla politica commerciale ?

Una cosa è certa, l’imperialismo globale non ha alcuna possibilità di garantire il proprio equilibrio sulla natura “dell’ordine del ciclo bellico”…  L’ideologia liberale è anche un fenomeno economico dove l’imperialismo significa essenzialmente conquista e ripartizione dei mercati, che avviene tramite  la supremazia negli scambi commerciali e l’esportazione dei capitali da parte dei Potenti, nonché gli interventi  sulle politiche monetarie da parte delle banche centrali come quella europea che a suo  tempo fece Draghi (con il “bazooka”) con il taglio dei tassi e l’acquisto dei titoli… 20  miliardi al mese alle banche,  dimostrando che la “lotta” fra le diverse potenze può essere esercitata con mezzi pacifici, monetari e diplomatici,  ma anche  attraverso la politica di potenza  bellica militare.

La crisi dell’ “ordine” – ossia dell’equilibrio tra le potenze Mondiali, provocata dal colossale mutamento dei rapporoi di forza in virtù dell’irruzione della Cina in qualità di prima potenza economica – sta causando una nuova stagione dell’interventismo dei Paesi capitalisti fra cui l’Europa.

Da tempo i  dazi protezionistici sono tornati a dominare le relazioni internazionali come arma di pressione del liberismo imperialistico, ma sullo sfondo si addensano le nubi di un colossale ciclo di riarmo.

La linea intrapresa dall’amministrazione americana è quella della militarizzazione su vasta scala degli strumenti economici: nel senso che gli USA stanno trasformando in armi gli istituti e i nessi che sostengono l’interdipendenza del sistema economico mondiale, cancellando accordi e regole fatti con vari Paesi, dal dopoguerra a oggi.

Essa – senza più argini nè regole – sta cercando di bloccare il libero flusso di beni commerciali, i dati, le idee sulle tecnologie, cervelli, ecc e anche l’America di Biden, come quella di Trump,  continua a “scatenare” un arsenale atomico in tutto il mondo, perfino ai confini con la Russia. Joe Biden, a differenza del suo predecessore Trump, cerca di porsi nuovamente alla guida dell’imperialismo mondiale chiedendo agli alleati interventi  sostanziosi nel riarmo Atlantico, dispiegando nuove tattiche di riarmamento atomico a protezione di un presunto “interesse comune”   . 

Il nuovo ciclo riarmista voluto dagli Usa nel 2020 ha comportato la seguente spesa nei primi 10 Paesi:

  • Gli USA con una spesa annua di circa 778 miliardi di dollari, con un incremento rispetto all’anno precedente del 4,4%;
  • La Cina con una spesa annua di 252 miliardi di dollari, con un incremento rispetto all’anno precedente dell’ 1,9%;
  • L’India con una spesa di 72,9 miliardi di dollari per un incremento sull’anno precedente del 2,1%;
  • La Russia con una spesa di 61,7 miliardi di dollari e un incremento rispetto all’anno precedente del 2,5%;
  • La Gran Bretagna con una spesa di 59,2 miliardi di dollari e un incremento del 2,9%;
  • L’Arabia Saudita con una spesa di 57,5 miliardi di dollari;
  • La Germania con una spesa di 52,8 miliardi di dollari e un incremento del 5,2%;
  • La Francia con una spesa di 52,7 miliardi di dollari e un incremento del 2,9%;
  • Il Giappone con una spesa di 49,1 miliardi di dollari e un incremento del 1,2%;
  • La Corea del Sud con una spesa di 46,7 miliardi di dollari e un incremento del 4.9%;
  • Infine l’Italia con una spesa annua di 28,9  miliardi di dollari e un incremento del 7,5%.

E’ spaventosa la cifra che viene spesa in armamenti nel mondo: oltre 2.000 miliardi: gli USA spendono più di tutti gli altri 9 Paesi sopra elencati messi assieme. Gli Stati uniticom le sue 6.500 testate nucleari, le sue portaerei, i suoi caccia, i missili eccetera puntati verso la Cina e verso la Russia ha il fine di rivedere tutto il sistema di relazioni economiche e militari mondiali per cercare soprattutto  di fermare la Cina .

La vera novità odierna sul piano planetario sta nel fatto che la Cina da sola ha la potenzialità economica di pesare quanto tutte le vecchie potenze transatlantiche;  inoltre oggi la Cina è leader mondiale in quattro campi scientifici: la scienza di materiali, la chimica, l’ingegneristica, l’informatica.

L’economia cinese supera quella degli Usa dove si diffonde il terrore che Pechino rappresenti la più grande minaccia.  Per questo prima Trump ha lanciato una guerra commerciale con dazi altissimi, contro Pechino ed oggi tramite Biden gli Stati Uniti cercano di incrementare gli armamenti in tutti i Paesi della Nato con un’alleanza dell’Occidente. Dicono a Washington che bisogna combattere la Russia colpevole di difendere la repubblica di lingua russa del Donbass in Ucraina ma anche ostacolare il Piano della Cina finalizzato a uno sviluppo industriale innovativo (auto elettriche, robotica e intelligenza artificiale).

Quella che si è aperta è una contesa allo spasimo, fatta di scontri ed alleanze tra giganti del capitalismo: un conflitto  economico ma preparandosi per quello delle armi belliche.

In questo nuovo contesto oggi gli Usa accusano i russi di voler invadere l’Ucraina, ma in realtà vorrebbero fare entrare l’Ucraina nella Nato puntando i missili atomici al confine con la Russia (in meno di 4 minuti arriverebbero sulla città di Mosca) e magari sparare il “primo colpo”… Inoltre continuano a premere con dazi e sanzioni  su Pechino, producendo conseguenze negative a valanga anche in molti Stati.  

Di conseguenza  generano controrisposte da parte cinese e russa, con liste di prescrizione alle aziende Usa e dazi ai prodotti ma anche rischiando un “ammutinamento” fra gli alleati atlantici, come è già successo con la non messa al bando dell’azienda cinese Huawei come richiesto da Trump (su 35 alleati degli Stti Uniti solo tre hanno accettato).

Ma il vero nemico degli USA non è tanto Putin – con il quale ha aperto comunque  il “telefono rosso”, al fine di ricercare una soluzione pacifica  alla crisi – quanto la Cina.

Qual è il vero motivo di questo scontro fra Stati Uniti e Cina  ?

Perché lungo la via della seta corrono investimenti miliardari; e pderchè (secondo molti politologi e consiglieri di Biden) la Cina sarebbe troppo aggressiva nello sviluppo economico. Gli Usa si sarebbero indeboliti perché i cinesi hanno fatto ricorso a pratiche sleali, con l’acquisizione di tecnologie, violando i diritti di proprietà intellettuale,  ostacolando l’accesso ai propri mercatii. Un politologo repubblicano,  Graham Allison, nel suo libro «Destinati alla guerra», paventa la possibilità elevata di un conflitto armato fra i due Paesi.

La realtà evidenzia come la Cina spenda in armamenti meno di un  terzo degli USA e non abbia sviluppato una forza militare che possa invadere o minacciare l’America. La Cina non ha mai cercato di intromettersi negli affari interni degli Stati Uniti e non conduce alcuna campagna mirata a distruggerne l’economia. Anzi avviene l’esatto contrario: sono gli Usa che effettuano una politica di incrementi di tutto il loro arsenale atomico (in Italia ampliando tutte le basi militari, compresa quella di Livorno);  con la sospensione dal trattato di non proliferazione delle armi atomiche che aveva stipulato con l’ex Unione Sovietica; con una politica imperialista di veti e sanzioni, mettendo sullo scacchiere mondiale tutto il potere economico, politico, militare al fine di continuare a essere l’unica potenza in grado di dettare i suoi voleri e mantenere l’egemonia sul mondo.

Quindi i motivi reali per cui gli USA hanno intrapreso una guerra economica commerciale contro la Cina , minacciando quella militare sono questi :

  • La Cina fa paura perché dalla fine degli anni 70 ha strappato dalla povertà un miliardo di persone e creato la più grande classe media del mondo, con il miglioramento più ampio mai realizzato in tutti i secoli;
  • I cinesi, coscienti di quello che era accaduto in Unione Sovietica, con il crollo del Partito Comunista Sovietico (causò frammentazione e disgregazione di molti Paesi dell’ex blocco ma aanche il crollo dei redditi, la riduzione della speranza di vita, l’aumento della mortalità) hanno mantenuto nello Stato  tutte le aziende strategiche per l’economia,  nonché rafforzato il ruolo del PCC;
  • In Cina da almeno un quarto di secolo, si è sviluppato gradualmente un conflitto di classe tipico dell’economia capitalista in molte aziende e territori: i lavoratori sono riusciti ad obbligare le imprese e i governi Cinesi, a dare risposte positive alle nuove esigenze di chi lavora; 
  • sulla base di ciò, anche le scelte del Partito Comunista Cinese  hanno recepito le istanze dei lavoratori, e come viene annunciato nella ricorrenza della nascita del PCC, la dirigenza cinese con il presidente Xi Jinping sta dando risposte alle nuove esigenze sociali ed economiche del popolo.
  • Il PCC ha fatto crescere nuovi  gruppi Dirigenti basati sull’alta istruzione, sulla meritocrazia , sulle competenze , sull’innovazione di pensiero nella ricerca e nello sviluppo mentre scendeva la povertà in modo spettacolare per 1,4 miliardi di persone.

La Cina vuole andare al prossimo Congresso del partito comunista (nell’ottobre 2022) facendo un salto di qualità con un ulteriore miglioramento economico e sociale delle fasce più deboli, con  ristrutturazioni innovative nelle energie rinnovabili, puntando al risanamento ambientale e a una riduzione sostanziale del drammatico inquinamento ambientale, causato negli anni precedenti.

Quindi  la Cina cerca di  espandere la propria economia in ogni attività industriale, portuale, commerciale, in ogni parte del mondo mettendosi in concorrenza  con gli altri Paesi in tutti i settori, e puntando molto sull’innovazione dell’auto elettrica.

In questo quadro gli Usa continuano a sostenere che in Cina mancano le libertà politiche, che l’economia “non è libera” e  che il popolo non può scegliere da chi essere governato o non può praticare la religione che vuole ma solo il buddismo. Ma sono argomenti molto fragili: dal 1980, circa 200 milioni di cinesi si sono recati nei Paesi occidentali per turismo o per lavoro e tutti sono rientrati in patria o vi possono rientrare liberamente quando vogliono.

In realtà gli USA sanno che la Cina ha riserve per 3.000 miliardi di dollari e che ha deciso di investire oltre 1.000 miliardi in attività produttive collocate all’estero, sviluppando nuove tecnologie, nuovi modelli e nuove reti “intelligenti£. Ed è questo che gli Usa cercano di impedire o frenare, sia con la politica dei dazi, sia espandendo la propria potenza nucleare e militare, sia attraverso le alleanze con i  Paesi europei.

Oggi le potenze maggiori come Cina, Russia, India, Giappone  aspettano di capire le mosse dell’Europa,  pur sapendo  che la “guerra economica” giocata politicamente dagli USA non esclude gli strumenti di forza extraeconomica militare

Ma la Cina non sta a guardare. In Asia si è realizzato un accordo di liberalizzazione degli scambi che vede coinvolti la Cina, il Giappone, il Sud Corea, l’Australia, la Nuova Zelanda, l’Indonesia, il Vietnam, la Thailandia, le Filippine, la Malesia, Singapore, Brunei, Birmania, Laos e Cambogia. Questo accordo ci fa capire che stiamo attraversando un passaggio storico, in quanto ci troviamo di fronte alla prima area commerciale del mondo che coinvolge circa un terzo di tutta la popolazione mondiale e dei prodotti globali.

Gli Stati Uniti sanno che Pechino e Tokyo per la prima volta sono legati da uno stesso accordo, registrando uno squilibrio politico e un declino Atlantico. E’ per questo che l’Unione Europea, in accordo con Washington, cerca di accelerare una discussione di politica comune con un possibile riarmo europeo: nuovi armamenti ma sempre nell’ambito della NATO.

L’Europa cosa fa? Draghi e Macron sono i principali attori in Europa: vorrebbero una UE potenza geopolitica, in grado di badare al Mediterraneo e all’Africa come giardino di casa; già vengono “distillati” nuovi miti dell’europeismo imperialista ma ciò – come chiede Biden – dovrà avvenire non in alternativa alla Nato ma  potenziandola per fronteggiare il gigante cinese e la Russia.

Umberto Franchi 1 gennaio 2022 – Giornata della Pace

La Pace è un’avventura

di Antonia Sani (Wilpf Italia)

Avventurosa è la percezione di una Pace non priva di contraddizioni nei secoli.

La parola Pace è comunemente intesa come “assenza di conflitti”, a partire dagli ambienti familiari, è l’aspirazione a una quiete senza ansie, il leopardiano «e il naufragar m’è dolce in questo mare»; è la parola più frequentemente impressa in lingua italiana e latina su tombe e monumenti funebri, sotto i quali ogni essere umano ha raggiunto la fine delle angosce, delle lotte, delle amarezze, delle travolgenti gioie della vita. Una pace passiva; è, dunque, sia trionfo dell’egoismo e dell’inerzia, ma anche esaltazione dell’altruismo e della generosità nel caso di una rinuncia pacifica all’autoreferenzialità.

Pace è talvolta una generica proclamazione del nulla. Pensiamo agli iridati tessuti di borse e valigie, alle bandiere arcobaleno pendenti dalle finestre di case e balconi al tempo della guerra in Iraq (2002-2003) con al centro la scritta PACE, lasciate pian piano sbiadire prima della decisione individuale/collettiva di toglierle.

Cosa intendevano coloro che le avevano appese? Chi pensava al mito di Iride? Chi al ponte variopinto tra Dio e l’umanità? Pace significava essere uniti nel dire NO a una guerra lontana, a indicare (ma non tutti consapevolmente) da che parte si stava; soprattutto auspicare per se stessi e i propri familiari una vita “sicura”, come se lo stendardo della pace fungesse da amuleto e potesse servire a tener lontani gli appetiti violenti, le aggressioni alla propria abitazione.

Ma “Un mondo di pace” significa anche un mondo in cui tutti/e abbiano cibo e lavoro nella giustizia sociale; a questo tendono i gruppi di volontari, a casa nostra e nel mondo, uomini e donne, ragazzi e ragazze che impegnano la propria vita nell’educazione dei bambini, nell’assistenza agli anziani, e, in questi anni recenti, nell’accoglienza dei migranti; ma anche volontari e volontarie che si scontrano su terreni di guerra mettendo a rischio la propria vita per un sogno.

Il sogno di un mondo di pace.

Sono costoro una netta minoranza. La stragrande maggioranza della popolazione, a partire dai più giovani, intreccia oggi la pace con l’emergenza climatica e il rispetto per l’ambiente: battaglie ideali che affascinano come sull’orlo di un precipizio. Non trovano, però, riscontro in una quotidianità fatta di abitudini consolidate che mettono a repentaglio una pace vagheggiata, sì, ma contrastata quotidianamente dalle politiche di governi protesi alla conservazione del potere, da una parte, e volte, dallaltra, ad assecondare al meglio le aspettative dei propri cittadini, aspiranti, in verità, solo a un maggiore benessere, incuranti delle conseguenze, in primis l’inquinamento, che mettono a forte rischio la sostenibilità del pianeta.

Qui sta LA GRANDE CONTRADDIZIONE. I sistemi adottati dagli Stati nel mondo globalizzato restano gli stessi di sempre. «Si vis pacem para bellum» si diceva a Roma alla vigilia della caduta dell’Impero Romano d’Occidente. L’uso delle armi, la cui vendita è oggi moltiplicata al parossismo, serve a essere sempre pronti a proseguire nella direzione del possesso di beni e dello sfruttamento di popolazioni, ciò che ha contribuito allo sviluppo delle nostre società nella direzione che oggi i sostenitori della green economy contestano, pur non essendo in grado di opporre le necessarie rinunce a livello individuale.

Un esempio lampante è l’incendio delle foreste dell’Amazzonia, che consente la prosecuzione della direzione intrapresa dai poteri forti mondiali. Troppo flebili sono le voci nel mondo dei gruppi che si oppongono.

La Pace è stata storicamente il prodotto di guerre.

La famosa pax augustea ne è la rappresentazione.

Le “orrende” armi tacciono quando si stende la “pace” sulle migliaia di morti, sui viventi che hanno perso le proprie case, suoi luoghi cari passati in mano nemica, sulle leggi dettate dallo Stato vincente: una “pace subìta” dai vinti, che porta in sé il germe della ribellione, una “pace proprietà esclusiva” dei vincitori, pronti a gestirla con le proprie modalità. Così è stato sempre.

Come superare la contraddizione lacerante tra una pace intesa come “serenità individuale” e l’astrattezza del concetto quando si passa al piano della “pace bene comune”, ovunque proclamata, ma lungi dall’essere praticata?

Alcune delibere ONU ci vengono in aiuto, a partire dalla celebre ris. 1325 del 2000 «Donne, Pace, Sicurezza», epigono di varie altre risoluzioni sui «Diritti delle Donne e della Pace».

La Pace finalmente nel suo autentico connotato.

L’obiettivo è la formazione di una generazione in grado di “gestire la pace”, senza tabù, in un clima di laicità, in cui le diversità non siano da respingere, le armi convenzionali e nucleari siano il nemico da distruggere, la green economy non sia un finto stratagemma, la parola Pace non significhi nascondere la testa sotto la sabbia o sventolare vessilli di facciata ma la fucina dove forgiare gli strumenti per una reale pacifica convivenza a partire dai territori in cui si vive.

Momenti di Pace, ma importanti…

di Giuseppe Bruzzone

Il 9 dicembre il Municipio di Nuova York (!) ha approvato una serie di misure e obblighi legali per la città, per disinvestire sul nucleare, educare alla pace e, soprattutto chiedere al Governo degli Stati Uniti di aderire al Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari. Un fatto direi straordinario, umano e politicamente corretto in netta contrapposizione con la modalità attuale del “Noi siamo la nazione più importante del mondo e gli altri si adattino”, in questi tempi ” atomici” e di un Progetto Manhattan che ha fatto il suo tempo e compiuto i suoi disastri.
Ci si ricordi che anche la nostra Milano, il 27 aprile 2018, ha approvato una mozione dei Consiglieri Pantaleo, Corrado, Sollazzo, Barberis, Bossi Moratti, Pirovano, Rizzo, Limonta, Fumagalli che invita il Consiglio Comunale, il Sindaco e la Giunta ad “Evidenziare al Governo italiano, con la consapevolezza di considerare Milano una città di Pace, e l’importanza della sottoscrizione e ratifica di questo Trattato dell’ONU affinché gli scopi e i principi  della Carta di fondazione delle N. U. veda quanti più Paesi decisi a non abdicare al ruolo di custodi della Pace, dell’Ambiente e dell’Umanità”. E tante altre realtà istituzionali italiane grandi e piccole, vedi quelle del bresciano in modo particolare, si sono espresse per il riconoscimento del Trattato e per l’allontanamento delle bombe nucleari che si sanno depositate nelle loro vicinanze. C’è un altro “momento” che ha il suo peso, un appello agli Stati, di 50 fisici Premi Nobel, tra cui gli italiani Rubbia e Parisi, presentato da un altro fisico attento ai temi “sociali”, Carlo Rovelli. Appello che riguarda le spese militari da ridursi del 2% annuo per 5 anni e il cui ricavato andrebbe utilizzato per spese varie, sanitarie, climatiche e comunque per una migliore condizione di vita ove necessario. C’è da domandarsi se ci sarà una qualche reazione da parte del nostro Parlamento, i cui nominati hanno ricevuto – non da molto – un invito alla firma e ratifica del TPAN da parte del gruppo pacifista di Pace e Disarmo, dopo queste notizie.

Sicilia: più soldati e meno medici o infermieri

di Maurizio Acerbo e Mimmo Cosentino

Alla vigilia di Natale l’ufficio scolastico regionale della Sicilia ha firmato un protocollo con l’Esercito Italiano per consentire l’alternanza scuola lavoro nei reparti militari dell’isola.

La risposta alla disoccupazione giovanile che in Sicilia raggiunge il 48,3 per cento è l’arruolamento nell’esercito?

Il futuro per i giovani siciliani è fare i militari di professione nelle sempre più numerose missioni all’estero?

Il ricatto sociale, che sta alla base del reclutamento nel modello di esercito professionale, è stato l’ingrediente principale per trasformare le forze armate in un corpo di spedizione da integrare nelle guerre della Nato e degli Stati Uniti.

E’ per questo che la spesa militare continua a crescere, sia per armamenti che per disastrose “missioni di pace”, mentre non si mettono a disposizione le risorse necessarie per garantire il diritto allo studio, nonostante l’aumento dell’abbandono scolastico, la diminuzione delle iscrizioni all’Università, per la quale siamo già agli ultimi posti in Europa e mancano almeno un milione di dipendenti pubblici rispetto alla media europea.

Invece di medici e infermieri formiamo soldati?

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Mimmo Cosentino, segretario regionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

VEDI ANCHE

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/12/28/berlino-piu-armi-per-tutti-lexport-vale-26-miliardi/6438805/

di Cosimo Caridi

Negli ultimi nove giorni di mandato, la Merkel ha approvato la vendita di mezzi navali e aerei anche all’Egitto (ma Annalena Baerbock, neo-ministra degli Esteri tedesca, è pronta a bloccare gli ultimi contratti per l’esportazione di armi che valgono 5 miliardi….)

https://ilmanifesto.it/amburgo-porto-delle-armi-per-le-ong-e-ora-di-cambiare-rotta/

di Sebastiano Canetta

Germania. La rete pacifista si prepara a raccogliere le 68.000 firme necessarie per indire il referendum popolare sul divieto di export e nel frattempo spingere per fare approvare un regolamento più stringente sulle spedizioni belliche

https://ilmanifesto.it/robot-killer-la-conferenza-dellonu-decide-di-non-agire/

di Francesco Vignarca

Ginevra. Non si è raggiunto un accordo per una normativa sull’autonomia nei sistemi d’arma. Una minoranza di Stati, tra cui gli Usa e la Russia che già investono pesantemente nello sviluppo di armi autonome, ha utilizzato la «regola del consenso» che vige in seno alla Ccw per tenere in ostaggio la maggioranza della comunità internazionale e bloccare qualsiasi progresso

LA PRIMA VIGNETTA è di MAURO BIANI, LE ALTRE DUE DI BENIGNO MOI

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *