DITTICO BUROCRATICO, A – Divieto di sosta

A – Divieto di sosta (Galassia n. 165)

di Mauro Antonio Miglieruolo

(lettera in copia telestatica)
Roma, 8 dicembre 2031

Al Signor Sindaco del Comune di
ROMA

Egregio Signor Sindaco,
so che il tempo a sua disposizione è scarso, quindi prezioso, e che con questa mia contribuirò a aggravare le sue già pesanti condizioni di lavoro, ma La prego di credermi se affermo che circostanze eccezionali mi inducono a compiere questo atto per me vitale, forse a Lei spiacente in sommo grado; circostanze che mi affretto ad esporLe il più chiaramente che mi riuscirà e sarà poco, talché le difficoltà che ho di trasmettere sono grandissime; nè il mio stato d’animo mi permette di arrivare a conseguire quella sintesi espressiva che sarebbe l’ideate per ogni cittadino nei contatti con la Pubblica Amministrazione.   16lugl_Crash_Kiss_3d_automotive_car_female
Sono qui precariamente attaccato al teleauto per pregarLa, Signor Sindaco, di soccorrermi, di trarmi dalla catastrofica situazione in cui mi hanno cacciato leggi, regolamenti e disattenzioni. Sono un padre di famiglia con moglie, figli e parenti vari a carico. Otto persone, Signor Sindaco, Otto persone, pensi! Otto fameliche bocche. Conosco la Sua bontà, il Suo senso della giustizia e della precisione e confido che farà tutto quanto è nelle Sue possibilità per risolvere felicemente la mia tragica situazione (anche il mio voto ha contribuito a farle raggiungere la carica che con tanta dedizione sostiene: mi conceda la vanità di questo piccolo vanto!).
Vengo al nocciolo. Fino a quindici giorni or sono avevo un contratto di locazione per un parcheggio privilegiato sito a non più di tre chilometri in linea d’aria dalla mia abitazione in via Arenula. Un contratto invidiato da colleghi ed amici, un contratto meraviglioso. Ebbene, Signor Sindaco, non l’ho più. Pensi, un contratto stipulato venti anni addietro, con le tariffe in uso prima dell’ultima crisi economica, per il quale avevo ricevuto numerose offerte, tutte aggirantesi sui sette-otto milioni. E l’ho perso. Come un criminale, con la criminale trascurataggine d’un fanciullo, preso scioccamente nella ferrea morsa delle procedure burocratiche. L’ho perso per aver dimenticato di presentare un attestato, firmato da un carrozziere giurato, sulle condizioni della carrozzeria del mio veicolo (art. 21, comma 7, Contratti di Locazione Tipo a-67 quattuor). Ma dica lei come può un povero disgraziato pensare a tutto, quando per fare ogni cosa ci vogliono, bene che vada, sette attestati e diciotto dichiarazioni, tutti in quadruplice copia! Non pensi, per questo, che sia un tipo particolarmente trascurato o insofferente delle regole: per venti anni non ho tardato di una sola ora nel presentare i vari certificati di nascita, cittadinanza, buona condotta, stato civile, attestati sanitari (miei personali) e le dichiarazioni di abilità sulle 22 parti “fondamentali” che compongono il mio modello di automobile (senza contare i fogli di garanzia prescritti, del cui rinnovo mensile si è sempre occupata la mia diligente consorte), richiesti dalle norme del contratto individuale di locazione. Così, per quell’unico attestato, miseramente dimenticato, il mio contratto si è automaticamente sciolto.
Ora, Signor Sindaco, io non sono un impiegato pubblico e tanto meno un libero professionista, bensì un umile dipendente di un’impresa privata che si occupa di consegne a domicilio. In considerazione della particolare natura del mio lavoro (più di due minuti fermo in un posto non mi è possibile sostare) il mio datore di lavoro non ha mai ritenuto opportuno riservarmi un parcheggio privilegiato, né ha questa intenzione per l’immediato futuro. Perciò, quando smetto di lavorare, non so dove lasciare la macchina, essendo scacciato dai parcheggi assicurati, perseguitato in quelli ad abbonamento collettiva, minacciato in quelli dedicati, mentre nei rarissimi parcheggi liberi può capitare di trovare posto si e no dopo una settimana di ricerche e mai durante le mie ore di libertà.
Né posso arrischiarmi a lasciare l’auto in divieto di sosta: i robot di servizio, oculati ed inesorabili, mi piomberebbero addosso in men che non si dica multandomi ferocemente (diciamo la verità: lo scopo ultimo di tutto questo Amba Aradam di norme, prescrizioni, obblighi e imposizioni sembra proprio tendere a questo ultima evenienza). Ché se possono tollerare senza cigolare troppo uno o due minuti di sosta-fermata concedendo a una povera agenzia di svolgere i suoi affari, ulurerebbero come lupi se lasciassi l’auto per le tre quattro ore necessarie ad entrare in un ufficio pubblico e stipulare un contratto provvisorio di Locazione, con riserva di presentare successivamente, ed entro una settimana tutta la documentazione d’obbligo: o, peggio, se mi arrischiassi ad abbandonarla sul marciapiede per il lasso di tempo che intercorre tra due turni di lavoro. Ci rimetterei la patente, ci rimetterei. La patente, vale a dire il mio pane quotidiano. Ora, che ci siano temerari disposti a rischiare tutto, non lo nego. Ma io no, io non e la sento di affrontare il pericolo di gettare dalla finestra il pane dei miei figli. Mi dica: come potrei conservare il lavoro senza patente e, soprattutto, come trovarne uno nuovo con le centinaia di migliaia di giovani laureati affamati e senza vergogna messisi in ostinata concorrenza con gli onesti lavoratori di qualunque tipo e genere? Non sono andati ad intrufolarsi nei concorsi per lavapiatti, lavavetri e lavamacchine, questi disperati dotati di master tripli e specializzazioni in meccanica quantistica?
A questo punto, senza ulteriori delucidazioni, sono sicuro che lei avrà afferrato la tragedia in tutti i suoi aspetti. Senza un posto ove mettere la macchina, scacciato dai feroci posteggiatori meccanici, controllato spietatamente dagli agenti del traffico, cosa fare se non girare senza interruzione per le vie cittadine, in attesa del nuovo giorno per riattaccare con le commissioni, dormendo, vivendo, defecando nella mia auto? É vita questa? É vita, eh? Sa come mangio? Afferrando al volo, nel passare rasente ai marciapiedi di via Arenula, i panini imbottiti che mia moglie si preoccupa di prepararmi e, in paziente attesa del mio passaggio, di porgermi con sveltezza, senza che io mi possa arrestare per abbracciarla un attimo, per via di quella benedetta finta onda verde istituita or sono alcuni anni. E sa come dormo? Inserendo il semiautomatico e programmandolo in modo da fargli guidare l’auto per tutta la notte intorno allo spartitraffico di qualche rotonda o piazza di periferia, lungo lo stretto corridoio lasciato libero dalle macchine in sosta autorizzata. È vita questa? Non le dico altro. Se quanto già trasmesso non dovesse bastare a convincerla della necessità di agire, non varrebbe nessun altro argomento. Ma agire, agire presto, per favore, poiché sono ormai due settimane che mi trovo in questi tormenti ed ho finito i soldi (consumati in carburante): già da diciotto ore ho fatto l’ultimo pieno, fra altrettante rimarrò senza più un grammo di propellente.
Vedo con terrore quel momento. Probabilmente sarà di giorno (la mia solita fortuna!) nel pieno del traffico. Con un ultimo strappo, dopo una breve serie di scatti a vuoto, i motori si arresteranno e con essi le ruote e la chilometrica colonna di veicoli che in quel momento mi sarà dietro. Allora si scatenerà l’inferno. Sarò ingiuriato, minacciato, sputato e clacsonato; sarò trattato come un malvivente. I robot di servizio mi piomberanno addosso stridendo e mi arresteranno per reati vari contro l’ordine pubblico e il traffico cittadino. Senza patente, ritirata, e senza auto, sequestrata, languirò infelice, odiato, reietto, in prigione. Non potrò che piangere sul mio fosco avvenire. La mia vita, quella della mia famiglia ne sarà distrutta.
Sono interamente nelle sue mani. Lei che ha il potere, faccia qualcosa per salvarmi. Lei solo può. È disposto a farlo? Non ho altro che questo: contare sulla Sua generosità, nel Suo affetto per l’elettorato. Nonché interesse al consenso che è facoltà di quest’ultimo concederLe.
Dio la conservi a lungo.

Girolami Girondini

annotazioni in calce:

a) visto: al Nucleo Statistico per la definizione – subito – il Sindaco.
b) al Nucleo Statistico il: (illeggibile) – si provveda:
1) all’invio, tramite la Sezione Traffico, di un’elimobile della Polizia per controllare per tempo il veicolo del postulante. Si raccomanda un intervento oculato onde evitare fermate ingiustificate nello scorrimento e possibili incidenti tra gli Utenti. L’interessato riceverà lo stampato ES3pc (Encomio Solenne del Primo Cittadino) per la tempestività della seinalazione (evaso: 9 dicembre 2031)
2) all’inserimento della presente nell’archivio delle pratiche definite, aggiungendo una unità alla statistica intestata alle richieste evase nell’anno corrente (evaso: 19 settembre 2033)

3) ad addebitare il costo dell’operazione al conto SpeseVarie&SopravvenienzePassive (evaso: 11 marzo 2039)

Il Capo del Nucleo Statistico
ALLELUJA

***

(il secondo episodio del dittico alle ore 7 circa del 23 luglio 2014)

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