«Ecosocialismo. Una alternativa radicale alla catastrofe capitalista»

recensione di Francesco Masala al libro di Michael Lowy

Il libro (edito da Ombre corte, 2021, al prezzo di 14 euro) affronta la questione più importante dei prossimi anni, e cioè come la specie umana riuscirà a sopravvivere sul nostro Pianeta.

Michael Lowy espone la sua tesi, che è quella di unire ecologia e socialismo, abbandonando di corsa il capitalismo per il socialismo, che non sia una copia “sostenibile” del capitalismo, ma, con una posizione profondamente ecologica, sia un cambio di paradigma.

Ecco, il cambio di paradigma è quello che manca ai piani alti, si fanno e faranno aggiustamenti, qualche cambio tecnologico, ma mai viene e verrà messo in discussione il dogma della crescita.

L’autore spiega cos’è l’ecosocialismo e analizza i passaggi logici e teorici del marxismo, e gli avvertimenti sui pericoli crescenti a partire da Rachel Carson (Primavera silenziosa, 1962).

Si sofferma sul “problema” della pubblicità, anima del capitalismo, che sostiene i bisogni artificiali, falsi o simulati (a p.49, e sopratutto nel sesto capitolo).

Lowy riprende il pensiero di Walter Benjamin (Sul concetto di storia), un profeta che aveva indicato le sfide che oggi ci troviamo ad affrontare.

Si sofferma poi sui casi del Brasile e degli Usa e sulle vie d’uscita alla crisi in atto, nel decimo capitolo, nel quale espone tredici tesi sulla imminente catastrofe (ecologica) e i mezzi (rivoluzionari) per scongiurarla.

Dopo aver smontato pezzo per pezzo le miniriforme verdi del capitalismo Lowy dice scrive che “Le sole alternative efficaci in grado di scongiurare il disastro sono le alternative radicali. Se la radice è il sistema capitalista, abbiamo bisogno di alternative antisistemiche, cioè anticapitaliste – come l’ecosocialismo, un socialismo ecologico all’altezza delle sfide del XXI secolo.”e che “le forze che sono in prima linea nello scontro sono i giovani, le donne, gli indigeni e i contadini”.

E conclude con le parole di Bertolt Brecht: “Chi lotta può perdere. Chi non lotta ha già perso”.

Se mi chiedessero perché leggere questo libro direi semplicemente che è uno strumento utile per chi non si rassegna e non accetta di essere impotente.

 

in bottega c’è qualche post sui temi affrontati nel libro:

https://www.labottegadelbarbieri.org/il-capitalismo-e-insostenibile/ 

https://www.labottegadelbarbieri.org/totem-e-tabu/ 

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

3 commenti

  • Gian Marco Martignoni

    Grazie a Francesco per la recensione, d’accordo sull’ecosocialismo, ma con tutta probabilità, stante l’immaginario plasmato dal delirio consumistico, non faremo nemmeno in tempo, per dirla con le parole di Walter Benjamin, a tirare il freno di emergenza. Infatti, a parere dell’economista ed ecologo Ioan Martinez Alier ” stiamo viaggiando verso una concentrazione di 450 ppm di anidride carbonica “, con tutte le conseguenze per la specie umana che il recente rapporto dell’IPPC ha ben tratteggiato nei possibili scenari futuri.

    • Francesco Masala

      parlava Gramsci del pessimismo della ragione, ma anche dell’ottimismo della volontà.
      mi sembra che Gian Marco si sia dimenticato della seconda parte.
      e forse pensa che il Bertolt Brecht di “Chi lotta può perdere. Chi non lotta ha già perso” sia un romantico.

      se non ci sono soluzioni tanto vale suicidarci tutti come i lemming?

      o, se c’è qualcuna soluzione, stare con Extincion Rebellion (https://extinctionrebellion.it/), senza se e senza ma?

  • Gian Marco Martignoni

    Non me ne sono dimenticato caro Francesco, solo che realisticamente dovremo convivere con i processi catastrofici innescati da un modo di produzione , , come sappiamo ,assai distruttivo. Non a caso Walter Benjamin nelle Tesi di filosofia della storia, contenute nel libro ” Angelus Novus “, scriveva che ” La tradizione degli oppressi ci insegna che lo stato di emergenza in cui viviamo è la regola “, poichè ” A noi, come ad ogni generazione che ci ha preceduto, è stata data in dote una debole forza messianica, su cui il passato ha un diritto”.

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