El Salvador: violenza criminale e violenza di Stato
di Maria Teresa Messidoro (*)
Si parla giustamente delle vittime della guerra in Ucraina, ma ci sono altre vittime in altre guerre, e molte altre guerre non dichiarate.
Come quella in El Salvador.
El Salvador, il pulgarcito de America (il pollicino d’America), teatro negli anni 80 di una guerra civile dorata 12 anni, che lasciò in eredità 75 mila morti e 5 mila desaparecidos (su una popolazione allora di 5 milioni di abitanti), vive oggi una situazione molto complessa, ignorata dai nostri mezzi di informazione.
Ecco alcuni dati.
Fra il 25 ed il 27 marzo di quest’anno, si sono registrati 87 assassini in El Salvador, e ben 62 soltanto nella giornata di sabato 26, diventando così il giorno più violento del secolo attuale nel Paese. Il precedente era stato il 15 agosto 2015, quando si registrarono 57 assassini.
Dall’inizio del 2022, si sono verificati 327 omicidi, mentre soltanto 11 giorni sono stati senza vittime.
Fino a questo maledetto fine settimana, la media era di 3,8 omicidi al giorno.
Fra le vittime, un surfista, una venditrice di frutta, un calzolaio: soltanto 13 delle 62 vittime appartenevano alle pandillas, le bande giovanili responsabili probabilmente degli omicidi.
Questa e l’immagine successiva sono tratte da https://elfaro.net/es/202204/el_salvador/26107/Las-v%C3%ADctimas-del-d%C3%ADa-m%C3%A1s-violento-del-siglo.htm
La prima vittima è stata Lilian del Tránsito Menéndez, 42 anni, collaboratrice domestica, ammazzata a casa sua da un gruppo di sconosciuti. E soltanto in 2 delle 14 province del paese, Cabañas e Morazán, non si sono registrati omicidi.
La risposta del governo di Bukele non si è fatta attendere ed è altrettanto sconvolgente perchè l’Asamblea legislativa di El Salvador, il 30 marzo, approva un estado de emergencia, con cui si limitano le libertà individuali: sono stati sospesi diversi diritti costituzionali, incluso quello di riunirsi; si consente la detenzione senza causa provata da 72 ore a 15 giorni, si ordina un isolamento totale di 24 ore al giorno tutti i giorni della settimana per i pandilleros attualmente in carcere (secondo una recente inchiesta della Comisión Interamericana de Derechos Humanos, nelle carceri salvadoregne si trovano quasi 40 mila detenuti, ponendo El Salvador al secondo posto nella classifica dei Paesi latinoamericani per il tasso percentuale di incarcerati, 549 ogni 100 mila abitanti).
Con questa legge, anche un minorenne sotto i 12 anni può ricevere una pena fino a 10 anni, chi è fra i 16 e i 18 anni è punibile fino a 20 anni di carcere; per un dirigente delle stesse pandillas la pena può arrivare a 40-45 anni e i giudici che processeranno i membri delle pandillas saranno anonimi.
Fino al 12 aprile sono state arrestate 8 mila persone, secondo le cifre ufficiali riportate dai giornali locali.
Alcuni casi emblematici: lunedì 4 aprile si sono svolti i funerali di Walter Vladimir Sandoval Peñate, 33 anni, originario del comune di El Refugio, in Ahachapán: trovato ubriaco da agenti della Policia Nacional, è stato colpito duramente, portato in carcere, con l’accusa di essere vincolato a una pandilla del luogo; questo legame non è stato dimostrato, certa è invece soltanto la morte di Walter, in seguito ai colpi ricevuti (1)
Sul periodico digitale Colatino, appare la storia di uno studente di 17 anni, di Santa Tecla, campione centroamericano di oratoria. La sua colpa: farsi trovare dagli agenti di polizia in camicia mentre si recava a comprare un dolce per fare colazione con sua madre. Che, non vendendolo tornare, incomincia la ricerca e lo trova steso per terra a testa in giù e insanguinato, senza che i poliziotti accettassero la sua versione di essere uno studente modello; sarà rilasciato alcune ore dopo (2)
Con l’aggiunta al Codigo Penal di El Salvador dell’articolo 345-C, si approva una ley mordaza (legge bavaglio, come è stata immediatamente definita) che castiga fino a 15 anni di prigione la pubblicazione di “qualsiasi manifestazione scritta” che alluda al “controllo territoriale” delle pandillas. In questo modo si vincola la libertà di espressione e di informazione, violando di fatto il diritto della popolazione a conoscere i fatti.
immagine tratta da https://www.dw.com/es/el-salvador-periodistas-denuncian-censura-tras-reformas-penales/a-61386060
Commentare significherebbe scrivere parole banali: mi sposto di lato in punta di piedi e lascio parlare alcunə salvadoregnə: ascoltanoi in silenzio, per capire e, se possibile, trovare una alternativa a tutto ciò.
- Da Marcos e Steven, abitanti di una comunità rurale di El Salvador (i nomi sono di fantasia)
“In questa settimana, da quando vige il nuovo decreto, sono state arrestate più di 4000 persone, ma a ben vedere non sono solo appartenenti alle famigerate pandillas. Infatti tra gli arrestati risultano anche tante persone comuni, colpevoli di non poter giustificare la loro presenza in strada (venditori ambulanti, clochard. ..) agli innumerevoli poliziotti e militari presenti a pattugliare.
Ma qual’è il messaggio che le pandillas hanno voluto inviare al governo?
Le pandillas esistono da quasi 30 anni, nate negli Stati Uniti da migranti salvadoregni e insediatosi in El Salvador a cavallo degli anni 2000 in seguito all’espulsione dagli Stati Uniti.
Le loro principali attività riguardano spaccio, estorsione e vendita di armi oltre che al controllo del territorio.
Le più importanti sono la “Mala Salvatrucha” (più comunemente conosciuta come MS) e la “18”, ma se ne contano più di 20 per tutto il Paese.
Vista la loro forte influenza sui territori da loro controllati quasi tutti i Governi che si sono succeduti hanno sempre stretto accordi con queste realtà.
In particolare quest’ultimo Governo, guidato come detto da Bukele, leader del partito Nuevas Ideas divenuto presidente come indipendente appoggiato dal partito di estrema destra GANA, presenta tra i suoi membri persone vincolate alle pandillas e quindi al crimine organizzato.
Da questo accordo le pandillas ricevono molti benefici, sia in termini economici sia in termini giudiziali, con protezione dall’estradizione ai principali leader richiesta dagli Stati Uniti.
Quanto successo sabato scorso si inserisce in questa dinamica, da qualche tempo pare che il Governo non pagava le pandillas che hanno quindi voluto mandare un messaggio.
La risposta del Governo, più mediatica che realmente efficace, sta comunque rafforzando la posizione e l’immagine del presidente, dopo un periodo di forte flessione negli indici di gradimento dovuti ad una situazione di peggioramento delle condizioni economiche e sociali del Paese, in quanto sta utilizzando formalmente il pugno duro contro queste organizzazioni.
Bukele si sta dimostrando un gran comunicatore che sta accentrando sempre più potere nelle sue mani in condivisione con le pandillas che stanno diventando sempre più potenti e stanno allargando la loro influenza negli Stati limitrofi (Guatemala, Honduras e con scarsi risultati al momento in Nicaragua) ma anche in Europa, infatti nel 2014 furono arrestati 3 esponenti di spicco in Spagna (3)
In tutto questo il movimento popolare salvadoregno, composto da diverse organizzazioni sociali, sindacali e politiche si sta organizzando con manifestazioni contro la politica del governo denunciando i vari accordi stipulati.
Manifestazioni che vengono sistematicamente represse con l’uso della violenza istituzionale e ora, con questo nuovo decreto, vi è il timore di venire arrestati in quanto oppositori del Governo.”
- Il presidente Bukele in twitter, con la narrativa ormai tipica del governo salvadoregno:
“I diritti umani sono un problema in un Paese come El Salvador, per il terrore che sono capaci di infliggere alla popolazione le pandillas… Alla COMUNITA’ INTERNAZIONALE: abbiamo ancora per le strade 70 mila pandilleros; venite a prenderli, voi sicuramente potete aiutare questi angioletti, così non permetterete che continuiamo a perseguitarli, violando i loro diritti… Ecco, la Comisión Interamericana Derechos Humanos ha già iniziato a difendere i pandilleros. Però non una sola parola a proposito delle vittime di questi assassini. E’ chiaro da che parte stanno. I paesi come El Salvador dovrebbero valutare se ritirarsi da queste organizzazioni internazionali che vogliono soltanto mantenere la sofferenza delle nostre popolazioni… “ (4)
- Il giornale digitale El Faro, per protesta contro la ley mordaza, ha sospeso per 24 ore le proprie pubblicazioni. Nel comunicato apparso sul giornale, si afferma che “in una democrazia non è il potere che decide ciò che si pubblica e ciò invece no. … El Salvador ha pagato un prezzo molto alto per ottenere le nostre libertà. Non possiamo permettere che ce le porti via un regime che pretende mantenerci nell’oscurità. Domani potrete trovare qui sul giornale ciò che abbiamo fatto e continuiamo a fare: giornalismo. Oggi protestiamo”
- Keyla Cáceres, attivista femminista salvadoregna.
“Questo Paese è sempre più lontano dal poter garantire alle bambine ed alle donne la possibilità di una vita libera dalla violenza patriarcale, a partire da uno Stato che con quanto promulgato il 30 marzo per 30 giorni ha di fatto sospeso i nostri diritti fondamentali, dando semaforo verde ai cosiddetti cuerpos de seguridad, liberi di arrestare, torturare e violentare la popolazione delle zone con maggior indice di disuguaglianza sociale. In questo contesto, le persone che soffriranno maggiormente questa situazione saranno proprio le donne.
Donne che, già normalmente aggredite, violentate e colpevolizzate dalle pandillas, ma anche quotidianamente da parenti, agenti, vicini di casi, preti o pastori religiosi, ora sono costrette ad un triste peregrinaggio nelle caserme e nelle carceri alla ricerca dei propri cari arrestati in modo indiscriminato
Sono le madri, le sorelle, le figlie, a cercarli in un posto di polizia, nell’obitorio, dai giudici, i propri cari; sono le vittime della mano dura, super mano dura, misure eccezionali dell’inesistente Plan Control Territorial (5), che si incentrano nella repressione immediata e non nella risoluzione dei problemi di disuguaglianza sociale che aumentano ogni giorno. In questo momento, sono emotivamente colpita, perché a me i gruppi criminali molto hanno sottratto: io vengo da un cantón dove le pandillas sono arrivate quando ero adolescente e dove poco alla volta ho visto come i miei compagni di scuola si siano trasformati in delinquenti; sono cresciuta con la paura, molti dei miei familiari hanno dovuto ricorrere ad un desplazamiento forzado imposto dalle minacce ricevute (allontanamento forzato dal proprio luogo di residenza sempre all’interno di El Salvador).
Vedo sempre più lontana la possibilità di sradicare questo problema, l’anticamera di qualcosa ancora più grande, dove chi andrà a perdere come sempre saremo prima di tutto noi donne. Per questo non ho nessuna conclusione da proporre, soltanto più tristezza e angoscia di quella che vivo quotidianamente, con la speranza che almeno le madri ed i famigliari in costante attesa fuori dalle caserme, trovino sollievo ed alcune risposte alle proprie incessanti domande” (6)
NOTE
- https://www.laprensagrafica.com/elsalvador/Walter-murio-tras-ser-golpeado-por-policias-cuando-lo-capturaron-20220404-0065.html
- https://www.diariocolatino.com/cualquiera-decide-que-hacer-con-alguien-considerado-sospechoso-de-ser-delincuente-enrique-anaya/
- Il fenomeno delle pandilla si presentò in El Salvador al termine della guerra civile, nel 1992, quando l’amministrazione statunitense di Clinton incominciò a deportare una grande quantità di pandilleros, soprattutto provenienti da Los Angeles, California. Il numero stimato attuale dei pandillero potrebbe essere di circa 84 mila in tutto il paese centroamericana, senza contare i familiari, le reti di appoggio e di chi dipende dalla loro economia e gestione del territorio.
- https://twitter.com/nayibbukele/status/1508620719797719040?s=20&t=JCfcOQwRLfDYtuFxXRXm6Q
Ya salió la CIDH a defender a los pandilleros.
Pero ni una sola palabra sobre las víctimas de estos asesinos.
Queda claro de que lado están.
Los países deberíamos de evaluar retirarnos de estas organizaciones internacionales que solo buscan mantener a nuestra gente sufriendo. https://t.co/7Al3y6rhlo
— Nayib Bukele (@nayibbukele) March 29, 2022
- Agli inizi degli anni 2000, l’allora presidente di El Salvador, Francisco Flores, per combattere il fenomeno delle pandilla, introdusse il programma Plan Mano dura; successivamente, il presidente Antonio Saca stabilisce il Plan Super Mano dura, il presidente del FMLN, Sáanchez Céren, represse le pandilla riducendo notevolmente l’indice di assassini quotidiani, senza però riuscire a risolvere strutturalmente il problema. Con l’avvento di Bukele, molto si è parlato del Plan de Control Territorial, che ha implicato notevoli aumenti nel finanziamento delle forze armate e polizia.
- https://revistalabrujula.com/2022/04/01/un-estado-de-excepcion-no-reduce-la-violencia-social-pero-aumenta-el-estigma-y-la-violencia-de-genero-por-keyla-caceres/
(* )vicepresidentessa Associazione Lisangà culture in movimento OdV
IL SALVADOR é stato sempre in guerre da anni me colpisce che voi adesso avete scritto un’articolo che parla de il telegiornale digitale como “El FARO” che no ha credibilità in El Salvador perche apertiene hai oppositore che sono minoranza che hanno danneggiato la mia nazione io sono Salvadoregna ho sofferto tanto adesso le cose cominciano a cambiare para bene pero perché la sinistra e la destra già no sono al potere tutto quello che fa Nayib bukele e ina tragedia ha fatto il ospedale più grade de latinoamericana ha fatto una autostrada ha dato un computer a ogni studente per i ragazzi che in tempo di covid hanno restato a casa tutta la gente che si trova in El Salvador che e gente honesta
dice que hanno preso i criminali
una sengora di un piccola alimentare era contenta che questo mese no doveva pagare a i criminali racomando di indagare i due presidenti precedenti tutio quello che hanno fatto
Le ultime notizie parlano di almeno un centinaio di bambini e bambine, tra i 10 ed i 14 anni, arrestati da quando è stato instaurato il regime di eccezzione. Rappresentanti di organizzazzioni salvadoregne per i diritti umani sottolineano come queste catture indiscriminate, senza adeguate indagini, solamente nutrono la criminalità, perchè questi ragazzi sono cooptati in maniera forzata dalle strutture criminali che di fatto controllano le carceri, senza far rispettare gli elementari diritti dell’infanzia.
https://www.resumenlatinoamericano.org/2022/04/19/el-salvador-100-ninxs-a-centros-de-internamiento-durante-regimen-de-excepcion%EF%BF%BC/
La “violenza” di Bukele non si ferma: nelle sue ultime dichiarazioni attraverso i social, minaccia i lavoratori che intendano partecipare a manifestazioni non coordinate dal governo, parlando di carcere e repressione.
Il Ministro del Lavoro Rolando Castro ha affermato che “qualsiasi partecipante alle manifestazioni non ufficiali sarà considerato delinquente e difensore delle pandillas”
https://www.vozdeamerica.com/a/gobierno-de-elsalvador-dice-movimiento-sindical-no-marchara-el-dia-del-trabajo-o-seran-arrestados-como-pandilleros/6549482.html#:~:text=El%20D%C3%ADa%20del%20Trabajo%20de,la%20corrupci%C3%B3n%20en%20el%20pa%C3%ADs.