Fantascienza per immagini: l’occhio infinito – 64 —

Steampunk 5

Non so nulla dello Steampunk. Ho letto qualche buon romanzo, non sono comunque riuscito a fornirlo di una fisionomia tale che mi permetta di individuarlo a prima vista.
Mi dovrò fidare degli altri, dunque; e pubblicare come steampunk tutto quello che mi è stato proposto come tale.
Aggiungendo di mio tutto quello che mi farà comodo aggiungere: tutto quello che mi sembrerà attinente al tema.
Critici di professione. Affilate i coltelli. L’occasione di usarli probabilmente l’avrete.

di Mauro Antonio Miglieruolo

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Naturalmente so che appartiene all’anacronismo, al fantastico e un po’ anche al fantascientifico. Navigo in acque interne, dunque.

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Completo aggiungendo un po’ di favola, pizzichi e pizzicotti di gioco, la giusta dose di sogno infantile.

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La Confusione è grande sotto il cielo. La creatività delle nuove generazioni irrompe nella Fantascienza con furia iconosclasta, rompendone radicalmente l’unità.

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Non c’è solo lo Steampunk, erede del già discutibile Cyberpunk, che ho utilizzato, ma non intimamente ammesso. Non in quanto sottogenere. Perché non ammetto, o li ametto malvolentieri, i sottogeneri.

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E invece, nemesi letteraria, si moltiplicano.

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Dopo il Cyber, il Solar (?), il Connettivismo e non so che altro…

Assì, che anche io, nei primissimi anni Novanta del secolo scorso ho scritto un racconto steampunk.


L’ho scritto senza saperlo, per il solo gusto di scriverlo. È Stato pubblicato su Futuro Europa.
A mesi anche su una antologia di racconti di Fantascienza per le edizioni “Tabula Fati”.

La quale però ne prevede un secondo: La Seconda più veloce Pistola del West.
Che, sospetto, potrebbe essere assegnata allo stesso genere.

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Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

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