Frammenti umani nelle strade – 4

«A un passo dal culo mio» (*) cioè db raccoglie flashes; ‘sta volta di Antonella, Maria Paola, Maria Teresa e Riana. Voi che passate da codesto blog – se volete – fate i commenti e/o raccontate i vostri quotidiani frammenti.

 

ANTONELLA / 1

Vicino a casa mia c’è un ospedale, piccolo, convenzionato, ma con il pronto soccorso. Sono molte le ambulanze che vi arrivano, ma potete vedere dalle due alle sette ambulanze sempre ferme. Perché? Lo sapevo ma ho chiesto conferma a un’infermiera che stava lì, senza fare niente. «Stiamo aspettando la barella». Finché la barella non torna, l’ambulanza non può ripartire. La barella in questione è occupata dal malcapitato di turno, in attesa che si liberi un posto nel pronto soccorso. E se nel frattempo qualcuno schiatta, perché l’ambulanza non parte… dite una prece.

ANTONELLLA / 2

Gran parte di Roma è invasa dalla «monnezza», spazzatura in italiano. Ci sono quartieri (guarda un po’, popolari) dove non svuotano i cassonetti da tempo. Fa caldo, c’è puzza ma ora a Torpignattara c’è una novità. Dopo le blatte e i topi che banchettano felici e spesso risalgono nei palazzi, ora i mosconi hanno preso a proliferare. Scendi di casa con il tuo bravo sacchetto diligentemente differenziato e ti assalgono i bigattini, larve in attesa di diventare mosche: se vai a pesca possono fare comodo, ma in ogni caso vederteli salire sulle scarpe o peggio sui sandali non è piacevole. Gualtieri, posa la chitarra e vedi che poi fà.

 

MARIA PAOLA – 1

Don Rodrigo era innamorato di Lucia … Lucia Mandella, ma lei voleva sposare Renzo”.

Sicura? Lo definiresti un innamorato? La fa rapire dai suoi bravacci”.

Bah, sì. Erano altri tempi, lui era nobile”.

Ma un rapimento…”

Comunque era molto più ricco di Renzo che faceva il filandore”.

Requiem per don Lisandro, anche se non è di Verdi.

MARIA PAOLA – 2

Sala di attesa medico. Va per le lunghe. Il signore di una certa età dallo sguardo pacifico e luminoso avvia discretamente una conversazione.

Fra una settimana compirò ottant’anni. Vorrei essere in forma. Lo so che i nipoti, di nascosto, stanno organizzando una gran festa”.

Sincero stupore generale: Voci varie: “Davvero ottanta? Pensavo poco più di 60”…

Sì, credo lo pensassimo tutti”… “Non è per complimento, ma sembra proprio impossibile”… “Se ha un segreto, ce lo sveli”.

Sì, forse un segreto ce l’ho. Quando sono andato in pensione, sono stato per quarant’anni usciere al Ministero, non volevo smettere di lavorare, ma finalmente iniziare ciò che avevo sempre desiderato fare. Con la liquidazione ho aperto una piccolissima bottega e sono sempre occupato e contento”.

Non per essere indiscreta, bottega di che?”.

Ah, giusto. Di ciabattino. Fin da ragazzo avevo la passione di riparare le scarpe, ma non rendeva abbastanza per mettere su famiglia. Così, ho aspettato. Sapeste che piacere mi dà veder tornare belle, come nuove, le scarpe rovinate. Come una vita che ricomincia”.

MARIA PAOLA – 3

In collina, zona Maremma.

Che dice, signor R., se qui ci mettessimo un paio di pèschi?”.

Meglio!”.

Traduco mentalmente in romano: “Che stronzata! Nel luogo più esposto di questo cucuzzolo ventoso vuole piazzare i pèschi”.

Il signor R. non è romano, è un anziano, educatissimo, ex minatore, “zona Bianciardi”. Con il piccone se la cava ancora benone – io no -,così mi aiuta a fare un po’ di buche in quella terra rocciosa dove pretendo di svolgere le mie maldestre prove nel ramo ortofrutticolo. Alle mie balordaggini risponde con il suo antifrastico: “Meglio!”. Che appunto significa: peggio non la potevi pensare.

Anche a lui piace riparare le scarpe. Chissà, forse è davvero un elisir di lunga vita; riparare, intendo, scarpe o altro.

MARIA PAOLA – 4

La collega D arriva in sala professori, come sempre in leggerissimo ritardo, portando con sé un piccolo trolley e una grande borsa, in testa un pesante berretto di lana, ignara dei cambiamenti climatici. Il piccolo trolley contiene l’umano sapere, la grande borsa…tutto il resto. Si spiaggia su una piccola sedia molto rigida e mezza scassata con le lunghe gambe ben coperte da gonne che arrivano quasi al mento. Dalla gran borsa escono per prima cosa fazzolettini umettanti, con i quali si pulisce le mani, quindi un fazzoletto di carta con il quale si spolvera le scarpe, poi un pettine per ravvivarsi i capelli schiacciati dal berretto, poi una bottiglietta d’acqua. Si guarda intorno sempre con lieve sorpresa, come se non si aspettasse la presenza di spettatori al rito “lustrale” e poi si informa circa eventuali novità scolastiche. Frattanto la bidella buttadentro – scusate, ATA – manifesta segni di nervosismo e poi attacca: “Professoré, i ragazzi l’aspettano. Stanno a buttà giù l’aula, il prof P. già s’è lamentato del rumore, po’ andà in classe?”. La collega D ci guarda, il suo viso esprime la rassegnata forza di carattere di una martire in un quadro barocco, sorride all’estasi di sangue che l’attende a metà corridoio e si avvia, non prima di essersi cosparsa le labbra di abbondante burro di cacao.

La collega S commenta, come sempre, indignata: “Io non capisco perché queste cose non le fa al bagno!”.

E’ una martire cristiana, non bada al rispetto umano, alle vuote apparenze del nostro mondo mondano. Compie i gesti necessari prima del sacrifizio”.

MARIA TERESA

Chi vuole raggiungere le località turistiche dell’Alta Valle di Susa ha un treno ogni ora da Torino.
Fantastico!
Ma arrivati a Bussoleno, in centro valle, si scopre che bisogna scendere dal treno e prendere un bus.
Fino a settembre!
Se poi volete scendere a Meana, a sinistra di Susa, località fresca e apprezzata dai torinesi accaldati, scoprite che il bus si ferma sulla statale. Per arrivare in centro paese e alla stazione vi dovete fare un paio di km al caldo e in salita.
Niente paura.
Se sopravvivete, dal 2032 ci sarà il fantastico treno alta velocità.
Che non si fermerà a Susa.
E comunque non porterà passeggeri.
Inquinerà la valle ma questo lo sapevate vero?

RIANA

In zona tatuaggi 1

Accento toscano: «Mi ricordo che un anno mi feci fare anch’io uno di quei tatuaggi… un pataccone nero… andai a comprarmi il diluente e sfrega, sfrega… un ze ne voleva andà…»

In zona tatuaggi 2

Solleva la maglietta e mostra un tatuaggio tribale sul busto.

«Questo l’ho fatto nella foresta amazzonica, con la bacchetta».

«Ma quanto c’hai messo?».

«Sono stato lì due anni e mezzo. Avevo solo un perizoma, scalzo, niente soldi, tutto gratis acca ventiquattro».

In zona tatuaggi 3

«Mi fai un tatù a forma di Sardegna?».

(*) L’espressione richiede una spiegazione. Si usa – o usava? – a Roma per indicare qualcosa che interessa, coinvolge. Storie … ma su questa “linea del fronte” contiamo anche sul lavoro straordinario di vignettiste/i e fotografe/i. E dei muri.

Per l’immagine dobbiamo ringraziare l’immenso (iiiiiiiimmenso) archivio di Massimo Golfieri.

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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