Franco Rotelli , umano e rivoluzionario

di Vito Totire

Ho incontrato Franco la prima volta nel 1977 a Trieste
Come compagni del movimento non potevamo mancare alla “chiusura” del manicomio.
Quel settembre fu grandioso, dalla “libertà è terapeutica” al convegno di Bologna contro la repressione, il filo rosso era solido e foriero di nuove lotte di liberazione.
Poi il cielo si offuscò, il futuro ci scivolò dalle mani, tornammo ad un lavoro più silenzioso e di resistenza partigiana.
Con Franco e con Giorgio Antonucci facemmo una perizia per Carlo Sabbatini, vulcanico agitatore ecologista che esordì inondando di liquami di porcilaia la linda sede della regione E-R., “comunisti”, maggioranza assoluta, ma votati ad un modello di sviluppo nucleare e industrialista.

Sabbatini , dopo la sua ennesima protesta, fu internato, nientemeno, che in un tetro opg.
Ci mise in contatto con un altro recluso che poi riuscimmo, come Carlo, a far uscire.
In quegli anni “inviavo” persone a Trieste in fuga da ooppgg o  da situazioni di emarginazione estrema, non riuscendo a garantire una effettiva presa in carico della
sofferenza in altri territori, succubi della psichiatria biologica o “basagliani a parole” ma manicomialisti nei fatti.
Ma i tempi stavano cambiando.
Trieste rimaneva una calamita per idee e pratiche di libertà ma soffriva del fatto che quella prassi non si era estesa a livello nazionale.
Questo “invio” di persone (una sorta di pellegrinaggio) divenne insostenibile, per ostacoli di varia natura.
Ad un certo punto Franco, un giorno che gli dovevo parlare –non ricordo bene di cosa- e a causa di un treno in ritardo mi aveva aspettato molte ore (ma gli psichiatri che hanno abbattuto manicomi non sono come quelli che non hanno tempo per le persone perché fanno cinque pomeriggi alla settimana libera professione intra moenia chiudendo il “servizio” alle 14), mi regalò dei libri sulla loro esperienza, ma “dovette” dirmi, in modo burbero: “se il nostro modo di lavorare vi convince , fate quello che facciamo noi” (il termine “a casa vostra” all’epoca, non suonava ancora sinistro ).

Unico vero limite dell’immane lavoro di Trieste: non essere riuscito a contagiare tutta l’Italia, ma non è un limite , è piuttosto un punto di ripartenza a cominciare dall’attuale movimento “no restraint”.

Grazie Franco sei stato un combattente per la libertà, non potremo dimenticarti.

alexik

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