I 100 anni del genocidio armeno. Missak Manouchian: il comandante armeno che combatté i nazisti
A cent’anni dal genocidio degli armeni in Turchia: un percorso di informazione e riflessione, quinto post (*)
di David Lifodi e Karim Metref
È il febbraio 1943 quando Missak Manouchian aderisce al Ftp-Moi (Francs-Tireurs et Partisans de la Main d’Oeuvre Immigrée), dopo aver militato per anni nella sinistra francese, diventandone uno dei comandanti storici che inflisse perdite e umiliazioni alla Gestapo prima di essere catturato e ucciso dai nazisti il 21 febbraio 1944.
Figlio di un contadino armeno morto all’epoca del genocidio perpetrato dai turchi a partire dal 1915, Manouchian emigrò in Francia nel 1925, dove si manteneva lavorando come operaio in una fabbrica della Citroën. Nel 1934 entra a far parte del Partito Comunista francese (Pcf) dopo aver contribuito a fondare due riviste letterarie e aver diretto il settimanale di lingua armena Zangou. Manouchian rappresentava la spina nel fianco degli occupanti nazisti insieme all’Ftp-Moi: in diciotto mesi, dal giugno 1942 al novembre 1943, compiono 229 azioni di guerriglia urbana. Il 28 agosto 1943, quando quattro membri del Ftp-Moi, popolarmente conosciuto come il gruppo Manouchian, uccidono a Parigi il temuto generale delle SS Julius Ritter, si scatena la caccia contro di loro. Quando Manouchian e i suoi compagni sono arrestati, la capitale francese viene tappezzata da 15000 manifesti rossi, la famosa “Affiche Rouge”, in cui è scritto:”Dei liberatori? La liberazione! Ad opera dell’esercito del crimine” e sotto i volti di dieci partigiani dell’Ftp-Moi.
Ciò che disturbava di più i nazisti era che a difendere la Francia dagli occupanti fosse un gruppo di stranieri, poiché del gruppo Manouchian facevano parte comunisti polacchi, ungheresi, rumeni, spagnoli e anche italiani (tra gli altri, il calciatore Rino Della Negra, Antonio Salvadori, Cesare Luccarini, Amedeo Usseglio). Del resto, Missak Manouchian era abituato a vivere sul filo del rasoio: in Francia si era speso per diffondere la cultura armena, divenendo inoltre presidente del Comitato di soccorso per l’Armenia e aveva già scontato qualche settimana di carcere nel 1941, quando si era già dato alla clandestinità non appena il Partito Comunista francese era stato messo fuori legge dai nazisti.
Il “capobanda armeno, responsabile di 56 attentati, 150 morti e 600 feriti”, così era definito Manouchian nell’Affiche Rouge, era stato profondamente colpito dal genocidio del suo popolo (due milioni di armeni uccisi dal governo turco dal 1915 al 1918) e per questo aveva scelto di partecipare attivamente alla resistenza antinazista, soprattutto dopo essere entrato in contatto con gli antifascisti italiani e gli antifranchisti spagnoli esuli in Francia. Manouchian fu arrestato il 16 novembre 1943 insieme ai suoi compagni per essere fucilato il 21 febbraio 1944 a Fort Mont-Valerién. I tedeschi si vendicarono così della morte di Ritter (la moglie Melinée riuscì ad evitare la cattura), ma i francesi rimasero sempre grati a quel gruppo di “senza nazione” che grazie ad una serie di operazioni di vera e propria guerriglia urbana non dette mai tregua al nemico. Il poeta Louis Aragon, nel 1955, dedicò una commovente poesia al leggendario comandante armeno in occasione dell’inaugurazione di una via del 20° arrondissement di Parigi al gruppo Manouchian: si intitolava, significativamente, L’Affiche Rouge, e fu cantata nel 1959 da Leo Ferré, che ne compose la musica.
Nel corso degli anni si è aperta una polemica sul controverso ruolo del Pcf, accusato dalla moglie di Manouchian, Melinée, e da alcuni storici, di non aver fatto nulla per impedire l’arresto del comandante e dei militanti dell’Ftp-Moi. L’accusa di tradimento al Partito Comunista francese, che peraltro ha sempre respinto le accuse, sarebbe derivata dall’intenzione del Pcf di stringere un accordo con De Gaulle per unificare tutte le forze della resistenza francese a costo di sacrificare il gruppo di “irregolari” (buona parte dei quali di origine ebraica) che facevano parte dell’Ftp-Moi.
Ciò che resta, aldilà delle polemiche, è la figura e il coraggio di Missak Manouchian, intellettuale, poeta e partigiano combattente per quegli ideali di giustizia e libertà che prima gli tolsero i turchi con il genocidio del suo popolo e poi i nazisti che occuparono la Francia.
L’Affiche Rouge di Louis Aragon Cantata da Léo Ferré (testo in Italiano qui sotto)
Il manifesto rosso | L’Affiche rouge |
Non avete preteso né gloria né lacrime
Né organo, né la preghiera degli agonizzanti Già undici anni. Come passano in fretta undici anni Avete semplicemente usato le vostre armi La morte non abbaglia gli occhi dei partigiani –—————- Avevate i vostri ritratti sui muri delle nostre città Neri di barba e di notte irsuti e minacciosi Il manifesto come una macchia di sangue Perché i vostri nomi son difficili da pronunciare Cercava l’effetto paura sui passanti … ———— Nessuno vi vedeva francesi, di preferenza Il giorno la gente andava senza degnarvi di uno sguardo Ma all’ora del coprifuoco dita erranti
Avevano aggiunto sotto le vostre foto MORTI PER LA FRANCIA E le tristi mattinate ne furono diverse –——— Tutto era del colore uniforme del gelo A fine febbraio per i vostri momenti ultimi Ed è a quel punto che uno di voi disse calmo Felicità a tutti Felicità a chi sopravviverà Muoio senza odio in me per il popolo tedesco ——————– Addio dolore e piacere Addio rose
Addio vita Addio luce e vento Sposati sii felice e pensa spesso a me Tu che rimarrai nella beltà delle cose Quando sarà finito tutto Dopo in Erevan
–——— Un gran sole invernale illumina la collina, Come la natura è bella e come il cuore si spezza La giustizia verrà sui nostri passi trionfanti Mélinée mia ô mio amore mia orfanella E io ti dico di vivere e di avere un bambino –—————- Erano venti e tre quando i fucili fiorirono
Ventitré che donavano il cuore prima del tempo
Ventitré stranieri eppure nostri fratelli ventitré innamorati della vita fino a morirne ventitré che gridavano la Francia accasciandosi. |
Vous n’avez réclamé la gloire ni les larmes
Ni l’orgue ni la prière aux agonisants Onze ans déjà que cela passe vite onze ans Vous vous étiez servi simplement de vos armes La mort n’éblouit pas les yeux des Partisans ————– Vous aviez vos portraits sur les murs de nos villes Noirs de barbe et de nuit hirsutes menaçants L’affiche qui semblait une tache de sang Parce qu’à prononcer vos noms sont difficiles On y cherchait un effet de peur sur les passants ————- Nul ne semblait vous voir français de préférence Les gens allaient sans yeux pour vous le jour durant Mais à l’heure du couvre-feu des doigts errants Avaient écrit sous vos photos MORTS POUR LA FRANCE Et les mornes matins en étaient différents … ———— Tout avait la couleur uniforme du givre À la fin février pour vos derniers moments Et c’est alors que l’un de vous dit calmement Bonheur à tous Bonheur à ceux qui vont survivre Je meurs sans haine en moi pour le peuple allemand ————– Adieu la peine et le plaisir Adieu les roses Adieu la vie adieu la lumière et le vent Marie-toi sois heureuse et pense à moi souvent Toi qui vas demeurer dans la beauté des choses Quand tout sera fini plus tard en Erivan ————– Un grand soleil d’hiver éclaire la colline Que la nature est belle et que le cœur me fend La justice viendra sur nos pas triomphants Ma Mélinée ô mon amour mon orpheline Et je te dis de vivre et d’avoir un enfant ———— Ils étaient vingt et trois quand les fusils fleurirent Vingt et trois qui donnaient leur cœur avant le temps Vingt et trois étrangers et nos frères pourtant Vingt et trois amoureux de vivre à en mourir Vingt et trois qui criaient la France en s’abattant. Louis Aragon, Strophes pour se souvenir, in Le Roman Inachevé, 1955 |
(*) Dal 17 aprile ogni giorno (alle 16) troverete un post sulla storia armena, sul genocidio del 1914, sulla diaspora, sui nodi storici che pesano sull’oggi. E’ il contributo della nostra piccola redazione per far sì che il ricordo non duri un giorno o una settimana… come spesso accade nelle commemorazioni ufficiali. Abbiamo disegnato, attraverso una dozzina di post, un affresco che pensiamo possa essere utile. Se qualcuna/o vuole aiutarci ad allargarlo, a proseguirlo… benissimo, si faccia sentire. (*db per la redazione*)