Il diavolo è femmina, lungo l’addio…

… specie su pagine e schermi del noir

Fabio Troncarelli ricorda Leigh Brackett, nata il 7 dicembre 1915 (*)

Nel 1944 uscì un romanzo nero di Leigh Brackett che pareva scritto dal miglior Raymond Chandler. Si chiamava «No Good from a Corpse» (Niente di buono da un cadavere) e riscosse un grande successo di pubblico. Impressionò anche Howard Hawks che stava preparando la sceneggiatura de «Il grande sonno» tratta da Chandler. Il regista disse alla segretaria di prendere contatto con l’autore. «Questo Brackett – disse Hawks – dovrebbe essere lusingato di lavorare insieme a William Faulkner!». Brackett accettò con entusiasmo e si presentò a casa del regista. E il regista rimase con la bocca spalancata: non era un uomo, ma una donna. Una donna che scriveva battute pesanti e dialoghi corrosivi, e storie piene di pugni, pupe, pistole e cinismo. Il resto appartiene alla storia del cinema. «Il grande sonno» uscì nel 1946 e fece conoscere al pubblico il Philip Marlowe di Chandler, magistralemente interpretato da Humphrey Bogart. Ma fece conoscere anche Lauren Bacall, al suo primo ruolo importante, nei panni della affascinante e corrotta Vivian Sternwood. Il suo ruolo nel film è molto più importante e complesso che nel romanzo: non a caso, si innamora di lei Marlowe – anch’egli più fascinoso e seducente che nel romanzo. Fu proprio Brackett, d’intesa col regista, che contribuì con piccoli tocchi, dialoghi e battute a dare un diverso spessore ai due protagonisti della vicenda: è vero che scriveva come un uomo, ma pensava come una donna … e per una donna del tempo (e forse di tutti i tempi) Bogart non è un uomo ma un dio e solo una dea come Bacall puo’ stargli vicino. La pensarono così anche i diretti interessati che infatti si innamorarono e convolarono a “giuste nozze” ma questa è un’altra storia. Per tornare a Brackett, il suo lancio nel mondo del cinema le portò fortuna e guadagni: le permise di continuare senza problemi l’attività di scrittrice, alternata sapientemente a quella di sceneggiatrice per il cinema e per la televisione. Come scrittrice fece furore nel campo dell’hard-boiled, naturalmente, con storie come «The Tiger Among Us» e «An Eye for An Eye» del 1957 ma anche e soprattutto nel campo della fantascienza, sfornando successi come «Shadow over Mars» (1951), «The Sword of Rhiannon» (1953) e «The long tomorrow» (1955) anche scrivendo testi a quattro mani con il grande Ray Bradbury Lorelei of the Red Mists») e con suo marito, Edmond Hamilton, noto autore di testi fantascientifici.

Era nata a Los Angeles il 7 dicembre 1915 ed era sempre stata “un maschiaccio” per sua stessa definizione. Libera di dedicarsi a sport e recitazione, non aveva inibizioni a confrontarsi con gli uomini in tutti i campi, compreso quello della scrittura. E aveva successo. Sceneggiò film famosi come «Un dollaro d’onore» ed «Eldorado» di Hawks, con mirabili parti da “duro” per John Wayne. Lavorò molto per la tv e negli ultimi anni della sua combattiva esistenza – chiusa nel 1978 – raggiunse nuovamente il successo con la sceneggiatura de «L’impero colpisce ancora» di Georg Lucas: il film uscito postumo (nel 1980) le venne dedicato.

Ma per gli amanti del giallo, Brackett è soprattutto l’autrice della sceneggiatura de «Il lungo addio» di Robert Altman del 1973, un film di capitale importanza per i fans (magarri eretici) di Chandler. Vent’anni dopo l’uscita del libro, Marlowe – interpretato da Elliot Gould – appare un personaggio molto diverso dagli stereotipi: è un po’ svitato, stonato, scanzonato e tenero, sembra il fratello maggiore dei figli dei fiori, piuttosto che l’ultimo dei duri. Eppure, con la sua aria svagata e bizzarra, riesce a trasmetterci qualcosa dello spirito del “vero” Marlowe: quel senso del Wit, del paradosso tipicamente anglosassone, che faceva dire all’autore: «Il miglior Marlowe possibile è Cary Grant»… sì, Cary Grant, leggero, ironico, britannico: non il fascinoso Humphrey Bogart, non il tenebroso Robert Mitchum, non il puntiglioso Robert Montmogmery, e chiunque altro abbia osato portare sullo schermo quel personaggio sfuggente. Che era duro… è vero. Ma anche fragile. Come i diamanti. Di questo doveva accorgersene una donna: non una donna fatale di Hollywood e o una donna di casa della sonnolenta provincia americana. Una donna-maschiaccio, che a forza di scrivere come gli uomini, a forza di imitarne i tic e le smargiassate, si era accorta, con la leggerezza sottile delle donne, che molto spesso dietro al macho si nasconde un ragazzo vulnerabile.

(*) testo ripreso da «Il segreto dietro la porta. Il cinema senza maschere» (Bari 2018) di Fabio Troncarelli.

 

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

Fabio Troncarelli

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