Il genocidio dei guarani-kaiowà

a cura di Loretta Emiri **

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Un leader indigeno si è nuovamente rivolto agli organismi internazionali per denunciare la situazione di estrema barbarie e crisi umanitaria che il popolo Guarani-Kaiowá affronta nel Mato Grosso do Sul. Il 22 settembre, durante la 30ª Sessione del Consiglio di Diritti Umani delle Nazioni Unite, a Ginevra in Svizzera,Eliseu Lopes ha richiamato l’attenzione sul recente aggravarsi dei conflitti che si susseguono ormai da decenni.

Solo cinque mesi fa si era recato a Nuova York per partecipare al Forum Permanente per Questioni Indigene dell’ONU, durante il quale aveva denunciato i soprusi quotidiani praticati contro i popoli del Mato Grosso do Sul, lo stato più violento e anti-indigeno del Brasile. Il leader della comunità Kurusu Ambá ha affermato che negli ultimi mesi la situazione si è ulteriormente aggravata. Il 29 agosto, Semião Vilhalva, di soli 24 anni, è stato assassinato durante un attacco che i proprietari terrieri hanno sferrato alla comunità Ñanderú Marangatú, localizzata nel comune di Antônio João. Marçal de Souza e Durvalino Rocha sono altri importanti leader assassinati nella stessa area.

Nonostante il fatto che il territorio tradizionale sia stato riconosciuto e omologato dal governo federale nel 2005, da 10 anni più di 1.200 persone vivono in appena 30 ettari. “Questo perché, da un decennio, il ministro della Corte Suprema, Gilmar Mendes, che è legato a settori dell’agro-business, rimanda l’esame dell’azione che sospese drasticamente gli effetti dell’omologazione presidenziale. In quell’occasione, fummo barbaramente scacciati dalle forze dell’ordine”, ha dichiarato Eliseu.

Movimenti indigeni, organizzazioni della società civile brasiliana e internazionale e organismi internazionali hanno espresso solidarietà ai popoli indigeni Grosso do Sul, specialmente ai Guarani-Kaiowá. La settimana scorsa, nel suo discorso di apertura della 30ª Sessione, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Zeid Ra’ad Al Hussein, ha dichiarato: “Antiche dispute sopra terre indigene continuano a causare sofferenza e perdita di vite in Brasile. In particolare ricordo l’assassinio, avvenuto il mese scorso, di un leader del popolo Guarani-Kaiowá, ed esorto le autorità non soltanto a investigare su questa morte, ma a prendere provvedimenti di grande portata che evitino nuove espulsioni e che riavviino la corretta demarcazione di tutte le terre”.

Ciò nonostante, il governo brasiliano non ha fatto un passo per mettere fine alla violenza e alle gravi violazioni di diritti. Al contrario, dopo la morte di Semião, milizie armate hanno realizzato più di dieci attacchi paramilitari contro il popolo Guarani-Kaiowá nelle comunità di Guyra Kamby’i, Pyelito Kue e Potreiro Guasu, tutte nel cono sud dello stato. Di conseguenza, oltre alla morte di Semião, tre indigeni sono stati raggiuti da arma da fuoco, vari sono stati feriti da proiettili di gomma, fra cui un bambino che era in braccio alla mamma, e decine di loro sono stati malmenati. Forti indizi indicano che gli indigeni siano stati sottoposti a tortura, mentre alcune denunce rivelano che c’è stato lo stupro collettivo di una donna.

Di fronte a questa situazione, Eliseu si è sfogato dicendo: “Il mio popolo, stanco di aspettare e vedendo che i suoi bambini piangono per la fame, dichiara che non riesce più a credere nella volontà e nella capacità dei Tre Poteri dello stato brasiliano di risolvere effettivamente e definitivamente la situazione”.

Tra il 2003 e il 2014, 390 indigeni sono stati assassinati nel Mato Grosso do Sul, un totale che rappresenta il 52% dei casi registrati in tutto il paese.Anche il numero dei suicidi è raccapricciante, perché ammonta a 707 casi tra il 2000 e il 2014. Con 45 mila persone, i Guarani-Kaiowá sono la seconda maggior popolazione indigena del Brasile, ma occupano solo 30 mila ettari delle loro terre tradizionali. D’accordo con i dati del governo federale, se tutte le aree da loro rivendicatefossero demarcate, rappresenterebbero appena il 2% della superficie totale dello stato. D’altro canto il Mato Grosso do Sul ha 23 milioni di bovini, che occupano 23 milioni di ettari di terra.

Nel concludere il suo discorso, Eliseu ha presentato richieste alquanto obiettive al Consiglio di Diritti Umani dell’ONU: “Prendere tutti i provvedimenti possibili per garantire che gli accordi commerciali delle imprese multinazionali e delle banche di investimento con il Mato Grosso do Sul siano condizionati alla demarcazione e restituzione dei nostri territori; promuovere un’inchiesta indipendente circa l’attacco sistematico contro i popoli indigeni in Brasile, includendo la responsabilità dello Stato brasiliano, tanto per le azioni quanto per le omissioni”.

Durante la sua partecipazione alla 30ª Sessione del Consiglio di Diritti Umani dell’ONU, Eliseu Lopes ha consegnato l’edizione in inglese del rapporto “Violenza contro i Popoli Indigeni in Brasile – Dati del 2014”, pubblicato dal CIMI – Consiglio Indigenista Missionario, ai rappresentanti dell’Unione Europea, dell’Alto Commissariato, della Commissione Speciale dell’ONU per i Diritti Indigeni, della Santa Sede.

Oltre ai dati relativi ai suicidi e assassinii sopra citati, il rapporto presenta 19 categorie di violenze e violazioni commesse contro i popoli indigeni in tutto il Brasile. Nel 2014 c’è stato un aumento degli indici in 17 di queste categorie. Uno dei dati più scioccanti del rapporto si riferisce alla mortalità infantile di alcune etnie. Gli Xavante, ad esempio, presentano un indice più dell’800% superiore alla media nazionale della mortalità dei bambini non indigeni.

Secondo Eliseu Lopes, il rapporto è esso stesso una maniera di mostrare al mondo come gli indigeni sono trattati in Brasile. “Tutti i giorni il mio popolo muore e soffre attacchi e massacri… ma il governo brasiliano non offre nessuna soluzione. Proprio perché la demarcazione delle nostre terre è stata paralizzata, la violenza, lo stupro e la tortura aumentano. Il governo difende gli interessi delle grandi imprese, dei grandi coltivatori di canna da zucchero, eucalipto, soia, miglio, dei grandi allevatori di bestiame. Essi guadagnano molto e noi stiamo morendo di stenti. E la verità è che nessuno è punito se ammazza i nostri leader. La settimana scorsa sono state torturate persino donne incinte. Il governo invia la forza nazionale, l’esercito, ma per difendere le fattorie dell’agro-business. È evidente che solo la demarcazione può mettere definitivamente fine alla tragedia che si accanisce contro di noi da oltre500 anni. Solo così potremo vivere dignitosamente”.

* Il popolo guarani si divide nei sottogruppi kaiowá, nhandeva e mbyá. Il territorio tradizionale dei kaiowá si estende dalla regione del fiume Dourados a quella del fiume Iguatemi, nello stato brasiliano del Mato Grosso do Sul, continuando a ovest fino al fiume Apa e addentrandosi nel Paraguay.

 

** Loretta Emiri è indigenista e scrittrice. Ha vissuto per diciotto anni in Brasile sempre lavorando con e per gli indios. Il presente testo è stato tradotto e curato a partire da comunicati stampa del CIMI – Consiglio Indigenista Missionario.

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