«Il male che fa bene»

Gianni Boccardelli spiega perchè leggere il romanzo di Italo Bonera, anche se non è “perfetto”

«A me non interessa sapere perchè e per chi». Un lavoro standard da mercenario (se preferite contractor): «so che il mio socio non accetta proposte da quelli di Daesh; il resto va tutto bene».

Valutazioni opinabili, compreso che l’Isis sia peggio dell’Arabia Saudita o del Sultano turco (qui chiamato «Merdogan»). Secondo il protagonista – Frank è un nome come un altro – «noi siamo il male che fa bene, come i massaggi di Mustaph».

Scrive benissimo Bonera e le 280 pagine si divorano, come succede di rado. Sulla trama invece la bilancia pregi-difetti è in equilibrio.

Il primo merito è raccontare non per luoghi comuni, ignoranze mediatiche e balle da pensiero unico: gran parte dei noir – anche “politici” – a me suonano fasulli. Il secondo è che l’anti-eroe sembra sapere ogni cosa ma poi casca dal pero: «questa ragazza si prostituisce per qualche sacchetto di chips, non ci posso credere»; noi con lui ci sorprendiamo delle tristi ovvietà del “mondo merce”. Terzo pregio: i salti di tempo e ancor più di spazio, gli inserti («briefing» ma è una falsa pista) e i personaggi hanno tutti – tranne uno, a mio avviso – un sapore di amare verità. Poi c’è l’ottima, mai banale scrittura: far capire Milano o la Turchia o il deserto con poche frasi. Come la debole filosofia di Frank: «l’acqua segue la strada della minor resistenza… e io ne ho fatto una regola di vita; sbagliata ma non ne conoscevo altre».

Chi legge quasi a metà libro forse intuirà il più importante dei colpi di scena: ma non è una debolezza di trama; anzi. Bonera come nei telefilm del “Tenente Colombo” dà in anticipo tutti gli elementi per sapere come andrà a finire; si vedrà in quanto tempo Colombo (o in questo caso “il pollo” che legge) metterà insieme il puzzle. L’autore ci spinge nella nebbia, poi qualcosa si distingue ma è «come guardare in un acquario attraverso un bicchiere deformato e unto». A chiunque può accadere: «cominci a osservare ciò che prima guardavi soltanto».

I difetti? Uno ma rilevante. La prima parte è perfetta ma verso metà libro alcuni passaggi narrativi diventano inverosimili: se una coincidenza è accettata, 93 sono fastidiose anche se chi legge in partenza ha accettato – è fiction – di rinunciare alla razionalità.

Ma se alcuni snodi sono poco credibili e c’è qualche pagina di troppo perchè leggere questo romanzo? Secondo me è davvero molto meglio dei bestseller di presunti maghi della scrittura; può bastare, credo.

Il male che fa bene

Italo Bonera

Calibano editore, 2023

15 euro

(*) ripresa dalle pagine libri (marzo 2023) dell’edizione italiana di «Le monde diplomatique» che esce ogni mese con il quotidiano “il manifesto”.

 

Redazione
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