Il paese delle armi – Giorgio Beretta

recensione di Francesco Masala

(il libro è pubblicato da Altreconomia, ottobre 2022, 15 €)

 

Si tratta di un libro che fa il punto sull’Italia e le armi, ed è un libro che fa la radiografia delle mille contraddizioni e omissioni sia nella produzione e commercio delle armi che nelle informazioni che latitano.

“L’Italia è il Paese delle armi, ma è un Paese strano. È il Paese delle opacità e delle reticenze, dei silenzi e delle connivenze: atteggiamenti mirati soprattutto a nascondere i fatti – e i dati – ma perfettamente funzionali per alimentare la retorica.” (pag.10)

Non si conosce il numero di persone in possesso di una licenza o di un permesso per detenere armi, e i numeri ufficiali sono pochi, incompleti e contradditori e quindi inaffidabili, “soprattutto se si pensa che il ministero dei Trasporti rende noti non solo i dati sul numero di mezzi in circolazione, di nuova immatricolazione, sul numero e tipo di patenti di guida (per regione e genere), ma finanche sul numero di candidati bocciati all’esame di guida.” (p.12)

 

Giorgio Beretta ci dice che esiste una lobby delle armi, che sostiene ed è sostenuta da diversi politici, anche nel governo.

 

Viene poi fatta un’importante distinzione fra le armi “per uso civile” e quelle “per uso militare”.

Per superare l’insufficienza di dati Giorgio Beretta si serve di una ricerca dell’Università di Urbino.

 

Per le armi “per uso civile” il business principale per le impresa italiane è quello delle esportazioni, ma tutti i dati relativi sono coperti da un quasi segreto di stato, i numeri forniti dall’Istat sono parziali e incompleti, alla faccia della trasparenza. Le forniture di armi “per uso civile” sono indirizzate spesso a regimi autoritari e repressivi, con aiutini di decreti legge ad hoc, quando si scopre qualche grave problema nei comportamenti delle imprese produttrici.

 

Gli Usa sono il paese che acquista più della metà delle esportazioni “ad uso civile” dalle industrie italiane (più di 14mila persone morte per arma da fuoco nei primi otto mesi del 2022, da qui) e sono il paese nel quale “il mito del “libero possesso” delle armi permane indisturbato negli Stati Uniti soprattutto per l’influenza sul Congresso della National Rifle Association (NRA)” (p.32)

Ricorda Michael Moore:

 

La mancanza di trasparenza si ripete anche per le armi ad uso militare:

“…la comunicazione agli organi preposti, sebbene richiesta dall’adesione a trattati e alle norme comunitarie, avviene su base volontaria e non è prevista alcuna sanzione in caso di inadempienze o insufficienze…” (p.53).

 

Il concetto di responsabilità sociale d’impresa fa ridere quando si parla delle imprese che producono armi.

Lo dimostra il fatto che l’unica fiera nei Paesi dell’Unione Europea che presenta armi e materiali per diversi settori è “IWA Outdoor Classi- cs” che dal 1974 si tiene a Norimberga, in Germania21. Ma da subito si è caratterizzata per permettere l’accesso solo ad operatori professionali di settore, richiedendo di accreditarsi in anticipo e, soprattutto, vietando espressamente l’ingresso al pubblico generalista, cacciatori e tiratori sportivi compresi, oltre ovviamente ai minorenni (p.62).

Le fiere che si tengono in Italia permettono l’ingresso ai minori di 14 anni, “Che i minori potessero scorrazzare indisturbati in fiera impugnando armi vere – anche se scariche – schiacciandone il grilletto e provando a sparare è stato documentato da un’ampia serie di servizi giornalistici39: un fenomeno che si reiterato anche negli anni successivi alle richieste delle due amministrazioni comunali, al netto dei divieti e delle misure – in buona parte palliative – messe in atto dagli organizzatori della fiera” (p.64)

“EOS consente l’ingresso ai minorenni, basta che siano accompagnati da un adulto. Anche in questo caso – come hanno prontamente notato l’Osservatorio OPAL e Rete italiana pace e disarmo45 l’intento propagandistico è evidente: incentivare il possesso delle armi.” (p.65)

 

“È necessario analizzare con attenzione la narrazione che viene propagandata riguardo alla crescente insicurezza in Italia, alla presunta necessità di armarsi per contrastare le rapine nelle abitazioni e negli esercizi commerciali – rapine che vengono artatamente descritte dai media e da alcuni partiti come in forte crescita e fonte di grande apprensione per i cittadini -, e soprattutto di verificare l’impatto delle armi legalmente detenute riguardo a due fenomeni di chiara rilevanza sociale: gli omicidi in famiglia e i femminicidi.” (p.66)

 

Beretta analizza come viene creata l’insicurezza, in Italia, “L’insicurezza come sentimento diffuso nella popolazione italiana trova perciò in questi programmi televisivi una cassa di risonanza e di amplificazione: crimini come gli atti di violenza e gli omicidi per furti e rapine nelle abitazioni che, come abbiamo visto, sono fenomeni gravissimi ma statisticamente marginali, vengono di conseguenza percepiti come vicini, pervasivi, continuativi. (p.82).

Eppure l’Italia è uno dei paesi più sicuri del mondo, dice il Ministero degli interni ( leggi qui)

 

Giorgio Beretta non inventa niente, la bibliografia ricchissima e le citazioni puntuali.

 

 

 

 

 

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