Il rovescio d’oro (nazional-popolare)
di Giuseppe Callegari
Tutti in fila per farsi somministrare il miracoloso tele-vaccino del festival di Sanremo che tutto cura, guarisce e san(t)ifica.
Solo una cosa non mi è chiara: perché pagare chi non canta ed è già adeguatamente ricompensato dalla sua attività. Mi riferisco ai cosiddetti ospiti d’onore come, ad esempio, Matteo Berrettini, tennista italiano finalista al torneo di Wimbledon e semifinalista agli Australian Open.
Ricordo che il cachet varia da 20 a 50 mila euro e solo “il compagno” Benigni è arrivato a 60 mila.
Mi sembra inoltre importante sottolineare che il tennista romano ha guadagnato in carriera più di 8 milioni di euro e per preservarli ha scelto come residenza Montecarlo.
In pratica, Sanremo mostra, esalta e paga un personaggio che ha stabilito di non pagare le tasse in Italia. Viene presentato come un eroe: tutti applaudono e l’unico a non essere completamente obnubilato sembra lui – ingessato, goffo, impacciato – quasi consapevole dell’ipocrisia del momento.
Purtroppo stiamo volteggiando in un mondo rovesciato, Sanremo ne costituisce la triste e adeguata vetrina e l’esigua minoranza che non cammina a testa in giù diventa un pericoloso gruppo terrorista che attenta alla salute mentale della oceanica maggioranza.
Forse qualcuno ricorderà l’inizio di una filastrocca di Gianni Rodari: “Nel paese della bugia, la verità è una malattia” …