Il sogno del cantacronache…

nell’Italia devota alle strofette di Sanscemo.

il 7 dicembre 2000 a Torino muore Michele Straniero

di Remo Agnoletto (*)

Il padre di Michele Straniero morì durante la seconda guerra mondiale. La madre ricoprì per un certo periodo la curiosa mansione di “testare” gli abiti per la regina Maria José. Giorgio, il fratello minore insegnò filosofia teoretica all’Università Cattolica di Milano.

La famiglia Straniero si era trasferita a Torino nei primi anni ‘30. Nato nel 1936, Michele subito dopo gli studi entrò – assieme ad altri giovani intellettuali come Gianni Vattimo e Umberto Eco – alla Rai collaborando con Furio Colombo e Folco Portinari.

Militò in Azione Cattolica con forti divergenze nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche. Le sue prime prove poetiche non sfuggirono a Pier Paolo Pasolini che, in una lettera ai redattori della rivista bolognese Officina, scrisse: «nel pacchetto di versi che un giorno mi avete spedito – tutti mediocri – ho trovato oggi questi bellissimi di Michele L. Straniero. Se ci fosse un po’ di posto li metterei senz’altro nell’antologia» (si riferiva al Poema dei giorni lavorativi; Lettere, II, Torino, p. 326).

A ventuno anni con Sergio Liberovici (1930-1991) diede vita al Cantacronache, per la scrittura di canzoni non evasive o banalmente sentimentali ma centrate su temi sociali, di vita reale. in asse con altre avanguardie internazionali dell’epoca.

Nell’estate 1957 in Germania s’imbatté nelle canzoni di Paul Dessau, Hanns Eisler e soprattutto Kurt Weill. Raccontò Michele Straniero che «poco dopo il suo ritorno da Berlino, Liberovici mi aveva lanciato una proposta come niente fosse: perché non provare a scrivere noi qualche canzone, e meglio ancora, a coinvolgere qualche scrittore noto e dotato come lo stesso Calvino? Fare insomma come in Francia, dove tra gli chansonnier e gli autori di canzoni che il pubblico adottava e faceva sue, c’erano non tanto dei semplici parolieri, quanto degli autentici poeti come Aragon, Prévert, Queneau? Ne discutemmo a lungo, decidemmo di fare qualche prova, di trovare un nome all’iniziativa: e fu Cantacronache, evidentemente modellato su cantastorie, per indicare un segno contenutistico – la vita quotidiana, la vita reale, la cronaca – di radicale rottura con l’andazzo sanremese».

Il nome del gruppo spiegava bene il progetto. Le canzoni italiane del periodo erano frivole o peggio. Si voleva restituire dignità al genere come possibile forma d’arte e far leva su testi di denuncia: a esempio contro l’oppressione del popolo algerino o per commemorare i dimostranti ammazzati dalla Polizia italiana durante una manifestazione.

Il Cantacronache durò dal 1958 al 1962 e fece scalpore nello stile e soprattutto nei contenuti. Futuri cantautori – Fabrizio De André e ancor più Francesco Guccini – si ispirarono al gruppo torinese che, all’insegna del motto «evadere dall’evasione», fugò fin dagli inizi ogni possibile dubbio.

fra il 1957 e il 1958 si verificarono in Sicilia incidenti mortali sul lavoro nelle cave di zolfo, dato ispirativo per il testo più famoso e durevole di Michele Straniero, La zolfara. La canzone, musicata da Fausto Amodei, fu interpretata anni più tardi anche da cantanti di fama, come Ornella Vanoni. Straniero cantava il rimpianto dei morti in chiave mistica. Già dal 1958 si era già allontanato dalla pratica cattolica, per accedere a una visione religiosa disancorata dall’autorità. La canzone iniziava contrapponendo in rima i protagonisti-vittime, i minatori, ai responsabili, i signori.

Qui sotto il testo: è ripreso (come la foto della lapide per i minatori ammazzati) da www.antiwarsongs.org, che si presenta così. «Canzoni contro la guerra è un lavoro corale di raccolta di testi relativi a canti di tutto il mondo e di tutte le epoche a contenuto pacifista ed antimilitarista, in forma di Database e strutturato su contributi liberi da parte di lettori e collaboratori. Questo sito è on line dal 20 marzo 2003, giorno in cui sono iniziati i bombardamenti anglo-americani sull’Iraq: raccoglie le parole di quelle canzoni e di quelle che vorrete inviare, non solo contro questa ma contro tutte le guerre. Canzoni contro la guerra è probabilmente il più vasto sito di questo genere presente nella Grande Rete. La raccolta vuole essere internazionale, quindi ci sono canzoni in tutte le lingue e alcune canzoni sono tradotte in molte lingue diverse».

LA ZOLFARA

Otto sono i minatori
ammazzati a Gessolungo;
ora piangono i signori
e gli portano dei fiori.
Hanno fatto in Paradiso
un corteo lungo lungo;
da quel trono dov’è assiso
Gesù Cristo gli ha sorriso.

Sparala prima la mina, mezz’ora si guadagna;
me ne infischio se rischio che di sangue poi si bagna:
tu prepara la bara, minatore di zolfara

Hanno fatto un gran corteo
con i quattro evangelisti,
tutti quanti li hanno visti,
con san Marco e san Matteo,
con san Luca e san Giovanni
e i compagni che da prima,
lavorando nella mina,
sono morti in questi anni.

Sparala prima la mina, mezz’ora si guadagna;
me ne infischio se rischio che di sangue poi si bagna:
tu prepara la bara, minatore di zolfara

Dopo la dimostrazione
Gesù Cristo li ha chiamati,
con la sua benedizione
lì ha raccolti fra i beati.
Poi, levando poco poco
la sua mano giustiziera,
con un fulmine di fuoco
ha distrutto la miniera.

Sparala prima la mina, mezz’ora si guadagna;
me ne infischio se rischio che di sangue poi si bagna:
tu prepara la bara, minatore di zolfara

In quel 1958 Michele Straniero scrisse anche Storia di capodanno. La scena è occupata da un bambino di quattro mesi, figlio di immigrati veneti, morto di freddo e denutrizione a Orbassano, presso Torino.

Cantacronache esordì nella primavera del 1958, il 1° maggio, da un camion che seguiva il corteo promosso dai sindacati, e due giorni dopo con il primo vero concerto nei locali dell’Unione culturale, intitolato 13 canzoni 13.

Il gruppo continuò un lungo viaggio fra case del popolo, feste di partito, brevi esibizioni in apertura di comizi. Intellettuali e scrittori sostennero il gruppo, scrivendo testi. Fra gli altri: Franco Antonicelli, Giovanni Arpino, Eco e soprattutto Emilio Jona (ricercatore di canto popolare), il poeta Franco Fortini e Italo Calvino, che al Cantacronache regalò Dove vola l’avvoltoio? e Oltre il ponte. Entrambe potete rintracciarle facilmente in rete.

Il repertorio del gruppo si aprì alla riflessione storica. Un testo di Michele Straniero pagò debito alla Resistenza: Partigiani fratelli maggiori.

Nel 1961 Stranieeo partì per la Spagna assieme al Cantacronache per raccogliere nuovi canti antifascisti. Il racconto di quell’esperienza uscì in volume (S. Liberovici – M.L. Straniero, Canti della nuova Resistenza spagnola 1939-1961, Torino). Appena pubblicato finì nella classifica dei dieci saggi più venduti. Ma ci fu chi denunciò l’editore Einaudi e gli autori, ottenendo addirittura il sequestro del libro. La causa di tanto sdegno risiedeva nella presenza di una copla ritenuta oltraggiosa nei confronti della Chiesa e del premier Francisco Franco. Il libro finì in tribunale e il 26 gennaio 1963 ne seguì un animato processo in cui giovani avvocati destinati a importanti carriere – tra loro Vittorio Chiusano e Giuliano Vassalli – presero le difese degli autori che erano imputati per vilipendio alla religione, vilipendio di Capo di Stato estero e pubblicazione oscena. In seguito all’assoluzione, il libro fu poi tradotto in Francia e in Inghilterra.

Altri fastidi con la legge arrivarono a Spoleto, nel 1964, quando al Festival dei due mondi, nel corso dello spettacolo Bella ciao venne cantata una strofa di Gorizia, così come anni prima l’aveva raccolta da un informatore: «Traditori signori ufficiali / che la guerra l’avete voluta / scannatori di carne venduta / e rovina della gioventù». Si scatenò un casino fra militari presenti in sala, signore dell’alta società e giornalisti conservatori. Straniero fu denunciato per vilipendio alle forze armate, ma l’eco che ne derivò costituì a lungo andare la migliore promozione possibile per i Dischi del Sole, la serie di registrazioni cui lo stesso Straniero dedicò molte energie, esibendosi con voce ferma e piglio sicuro di buon interprete.

Sul versante editoriale, ancora nel 1964 uscì un volume a più mani, con prefazione di Eco, in chiave polemica contro certi meccanismi della musica leggera (M.L. Straniero e altri, Le canzoni della cattiva coscienza. La musica leggera in Italia, Milano).

Dagli anni Settanta si dedicò a un’intensa attività di pubblicista. Con Virgilio Savona curò volumi divulgativi sul canto sociale e popolare; e sulla scia di Ernesto de Martino studiò a fondo la religiosità popolare. Nel 1988 creò a Torino con Franco Lucà il Folk club e nel 1992 il Centro Regionale Etnografico Linguistico (CREL). Negli anni Novanta collaborò a lungo con la Radio della Svizzera italiana e pubblicò con Jona Cantacronache: un’avventura politico-musicale degli anni Cinquanta (Torino 1996) con annesso CD antologico, fondamentale strumento di riscoperta del Cantacronache per le nuove generazioni.

Morì il 7 dicembre 2000 a Torino, dopo lunga agonia: nel 1998 un’automobile lo aveva travolto sotto casa.

La sua produzione culturale in buona parte attende ancora di essere studiata, come il suo fondo di nastri conservato all’Istituto De Martino. Collaborò a oltre settanta tra volumi e ampi saggi, eseguì brani in trentatré dischi e ne curò una ventina.

(*) Liberamente tratto da «Dizionario Biografico degli Italiani» volume 94 di Carlo Pestelli

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

Remo Agnoletto

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