Il sole che illumina il Nicaragua

La co-presidenta Rosario ha iniziato a citare come un mantra una strofa di Rubén Darío.

di Bái Qiú’ēn

Prima della rovina viene l’orgoglio / e prima della caduta c’è l’arroganza. (Proverbi 16:18)

Condenadme, no importa. La historia me absolverá (Fidel Alejandro Castro Ruz, 16 ottobre 1953. Autodifesa al processo dopo l’assalto al cuartel Moncada)

Possiamo definire come un peccato veniale la costante inversione di alcune parole di una strofa di Rubén Darío, citate a ogni pie’ sospinto in Nicaragua, per formare una rima e renderla più facilmente memorizzabile: «Si la Patria es pequeña, uno grande la sueña» (Retorno), che nell’originale suona: «Si pequeña es la Patria, uno grande la sueña» (Poesías completas, Madrid 1954, p. 889). Un peccato assai meno veniale è quello che, a partire dal 7 novembre 2018, alcuni mesi dopo le proteste popolari spontanee di aprile: la co-presidenta Rosario ha iniziato a citare come un mantra una strofa di questo poeta nicaragüense (all’anagrafe Félix Rubén García Sarmiento), tratta da Pequeño poema de carnaval: «Questo Nicaragua dove il sole che non tramonta ci illumina come diceva Darío, qui il sole che non tramonta ci illumina. E ringraziamo Dio per quel Sole interiore, fecondo, meraviglioso che abbiamo noi nicaraguensi e per quel sole, quel sole che rappresenta vittorie, benedizioni, percorsi di prosperità per tutto il popolo nicaraguense».

Peccato che quelle parole poetiche sulla luce di un sole che non tramonta fossero state scritte nel momento in cui il liberale Rubén arrivò a Parigi e le avesse dedicate alla capitale francese: «¡Vivat Gallia Regina! / aquí nos ilumina / un sol que no declina» (idem, p. 944), dove fu pubblicato nel marzo del 1912 sulle pagine della rivista mensile Mundial Magazine (n. 11, pp. 418-22). È sufficiente tralasciare l’inizio della strofa e dimenticare opportunamente il verso «Pues en Paris estamos» per ubicare il sole rubendariano dove si vuole, persino agli Inferi.

Riprendendo i versi del poeta, nel 40° anniversario della Rivoluzione Popolare Sandinista (2019), la canzone ufficiale era intitolata «Un sol que no declina» (di Luis Mike, che si autodefinisce «artista urbano»), omaggio evidente a Rosario e ai suoi quotidiani sproloqui, più che a Rubén. Vale la pena ricordare che nel Medioevo l’omaggio era l’atto con il quale si stabiliva ufficialmente il rapporto di vassallaggio, vero e proprio contratto mediante il quale un uomo libero si assoggettava a un signore promettendogli fedeltà e ricevendone in cambio un impegno di protezione.

La coppia presidenziale non solo riscrive costantemente la storia e le idee di Sandino per adattarle a ciò che più le conviene, ma utilizza pure i versi rubendariani per spacciare come Paradiso terrestre il Paese da loro malgovernato da oltre tre lustri con schemi e strumenti essenzialmente neoliberisti.

Se volessimo compiere la medesima operazione di travisamento storico-letterario, potremmo attualizzare un altro verso della stessa poesia e riferirlo ai “bisticci” pubblici della coppia presidenziale: «¡Pierrot!, ¡ten por cierto / que tu fiel amada, que la Luna ha muerto!» [Pierrot, stai sicuro / che la tua fedele amata, che la Luna è morta!], aggiungendo però che il poeta parla della metamorfosi di personaggi mascherati, i quali non mostrano il loro vero volto. È fin troppo facile smontare la retorica quotidiana sulla sovranità e contro il potente vicino del Nord con un puro e semplice elenco degli investimenti stranieri in Nicaragua dal 2018 a oggi, la maggior parte con capitale statunitense. Ultimo in ordine di tempo la prossima realizzazione di una nuova zona franca gestita dalla Kaitai Nicaragua S.A. dove, su una superficie di 90mila metri quadrati, che sarà funzionante a partire dal prossimo 2024, oltre duemila persone (in maggioranza donne) saranno sfruttate sull’altare del profitto extra-nazionale, retribuite con paghe da fame e poi gettate quando saranno inservibili, malate o invalide. «Grazie alla gestione e all’agevolazione del nostro governo guidato dal Presidente della Repubblica, Comandante Daniel Ortega, e dalla Vicepresidente, Compañera Rosario Murillo, abbiamo l’ambiente ideale per lo sviluppo di questi investimenti». Testuali parole, semplicemente tradotte in italiano.

Difficilmente, però, si troverà sui siti ufficiali l’informazione che nei primi tre mesi di questo 2023 ben seimila persone hanno perso il loro lavoro nelle varie zone franche del Paese.

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Secondo le previsioni, alle ore 10 del mattino del prossimo 14 ottobre il cielo nicaraguense sarà oscurato da un’eclisse, poiché la luna coprirà quasi totalmente l’astro solare «que nos ilumina». Un evento simile a ciò che da tempo sta facendo Rosario nei confronti di Daniel, il quale lascia fare, lascia correre: sistema classico dell’economia capitalistica ai suoi inizi: «Laissez-faire et laissez passer, le monde va de lui même» affermava il fisiocrate Vincent de Gournay. «Mi mujer me gobierna, esa vaina me gusta» dicono le parole di una canzone trasmessa abbastanza di frequente dalle emittenti del Nicaragua. Poi, ogni tanto, si ricorda che è lui il Presidente e tutti assistono agli screzi “familiari” in diretta televisiva, che peraltro mettono in imbarazzo i cortigiani che non sanno se conviene seguire lei e andarsene o restare con lui.

Nell’ormai lontano luglio del 1991 eravamo a Río San Juan quando, nel tardo pomeriggio, si verificò questo fenomeno celeste di oscuramento del sole, che fu totale e, cacareando, tutte le galline andarono a dormire, credendo che fosse scesa improvvisamente la notte. Una giornata soleggiata, umida e calda era diventata completamente oscura. Qualche buontempone locale avanzò l’idea che la responsabilità fosse della presidenta in carica, Violeta Barrios, che stava cancellando le conquiste della Rivoluzione. Le eclissi hanno da sempre colpito la fantasia popolare, dando origine a suggestivi miti: nel Medioevo i contadini erano convinti che fossero causate da alcune parole magiche pronunciate dalle streghe con il potere di ipnotizzare l’astro notturno, obbligandolo ad avvicinarsi alla Terra per deporre una schiuma che loro stesse avrebbero utilizzato per compiere i sortilegi malefici. Chissà se il prossimo 14 ottobre qualcuno dirà lo stesso per l’attuale coppia presidenziale e specialmente per la co-presidenta?

«Oggi è il 10 gennaio […] È un altro giorno senza terremoti nel nostro Territorio. Attenti, vigili, perché oggi è la Luna Piena e la Prima Eclissi Lunare di questo Anno 2020. Ebbene, si dice sempre che durante la Luna Piena e con un’eclissi gli eventi sismici si moltiplicano, quindi staremo molto attenti». Peccato per la sempre vigile Rosario, esperta astronoma e sismologa diplomata alla Hogwarts School of Witchcraft and Wizardry, che la relazione tra un’eclisse e un terremoto non sia mai stata scientificamente dimostrata, restando relegata nel novero delle superstizioni popolari più o meno diffuse, come i gatti neri, le scale e gli specchi. L’origine di questa stretta correlazione è rintracciabile nel Vangelo di Matteo, quando narra la morte di Gesù sulla croce: «A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. […] Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due, da cima a fondo, la terra tremò, le rocce si spezzarono […]» (Bibbia, CEI 2008). Peccato che in un’eclissi totale il sole sia completamente oscurato solamente per pochi minuti, per quanto il fenomeno complessivo abbia una durata maggiore. Se in taluni casi si è verificata una coincidenza tra il fenomeno celeste e quello terrestre, sono molti di più quelli in cui nulla è accaduto e i terremoti sono da attribuirsi a meccanismi terrestri di tipo endogeno, purtroppo difficilmente prevedibili (al contrario delle eclissi), almeno in base alle conoscenze scientifiche attuali. Forse gli esperti dovrebbero chiedere il parere “scientifico” alla tuttologa Rosario, que todo lo sabe y lo que no sabe inventa.

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A tutti gli effetti, però, il «sol que nos ilumina» non è la stella del nostro sistema planetario, bensì l’Eroe delle Segovias. Almeno stando alla recente beatificazione con tanto di visione clericale di Augusto C. Sandino, che nacque a Niquinohomo il 18 maggio 1895. Poiché in Nicaragua non esiste una festività che abbia la durata di un giorno solo, la sproloquiante ha pensato bene di indire una Settimana di amore nei suoi confronti: «Settimana dell’amore, dell’amore per Sandino, dell’impegno per l’eredità eroica di Sandino, settimana della luce, della vita e della verità, settimana dell’anniversario, ma ogni giorno commemoriamo gli eroici difensori della nostra sovranità nazionale, camminando per le strade, l’eredità del patriottismo del nostro Generale di Donne e Uomini Liberi» (Rosario a Multinoticias, 15 maggio 2023).

Per quanto sia ormai evidente il tradimento degli ideali sandinisti da parte dell’attuale casta governante, bisogna pur trovare un sostituto alla tradizionale fede religiosa dei nicaraguensi. Chi meglio di Sandino può sostituire Gesù nell’immaginario collettivo nazionale?

Attendiamo con ansia il prossimo sproloquio contenente il parallelo tra i due personaggi: se dopo tre giorni la tomba di Gesù risultò vuota, quella del Generale degli Uomini Liberi non è mai stata ritrovata e nessuno sa dove sia, ma pure lui è resuscitato e si è reincarnato in Juan Carlos Ortega Murillo, nuovo «sol que nos ilumina».

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Per la cronaca, in quell’ormai lontano 1991 a Río San Juan non arrivava il segnale di nessun canale televisivo nicaraguense (all’epoca esistevano solo il Canal 2 e il Canal 6), per cui si vedevano solo quelli del confinante Costa Rica. Lo stesso giorno dell’eclisse, uno di questi trasmetteva un episodio della miniserie televisiva statunitense V-Visitors (Los Visitantes), una vicenda fantascientifica, come qualcuno ricorderà, di rettili alieni mascherati con sembianze umane e intenzioni apparentemente amichevoli che però volevano prosciugare le risorse del mondo (minerali e specialmente acqua) e usare i terrestri come schiavi e cibo. Da tempo gli alieni si erano impossessati di tutti i mezzi di comunicazione e perseguitavano gli scienziati del pianeta Terra. La loro capa, abile manipolatrice, riuscì ad assoldare un giornalista trasformandolo in addetto stampa e intermediario con l’opinione pubblica, al quale affidò il compito di diffondere nell’orbe terracqueo un’immagine positiva degli invasori e dei loro progetti. Al contempo nacque il cosiddetto Programma Ambasciatori di Pace, nel quale erano reclutati alcuni terrestri con l’incarico di trasmettere il messaggio amichevole dei lucertoloni mascherati. Scoperto però il piano diabolico, i terrestri si organizzarono per resistere e persino tra gli stessi visitors esisteva un gruppo di dissidenti che non concordava con il progetto dei loro superiori.

Chissà perché ci è tornato in mente questo strano ricordo, un po’ pittoresco e così lontano nel tempo?

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Tra le numerose poesie di Rubén Darío, una si adatta perfettamente a Rosario: La Cegua (spesso erroneamente pubblicata con il titolo La Segua). «¿Veis esa vieja rechoncha / Con su enagua y su güepil, / Que parece ¡voto a mil! / toda su cara una roncha…?» [Vedi quella vecchia paffuta / Con la sua sottoveste e il suo güepil, / Sembra, porca boia!, / tutto il suo volto una crosta].

È uno dei mille personaggi fantasiosi delle tradizioni folkloriche e delle leggende di León, come la Carreta Nahua, la Llorona, la Mocuana, la Chancha Bruja, el Duende, la Negra Camila e tantissimi altri. Il nome è di origine náhuatl (azteco): cihuatl, e significa semplicemente «donna», la quale di solito appariva nottetempo agli uomini infedeli sotto forma di una fanciulla assai attraente, ma poi si trasformava in un mostro con la testa di cavallo. Per la cronaca, con la diffusione dell’illuminazione pubblica, la “presenza” di questo spaventoso personaggio notturno si è poco a poco diradata, fino a scomparire.

Nella storica prigione ubicata nel barrio San Sebastián di León denominata «La 21», poiché eretta in quell’anno del XX secolo, all’epoca del presidente Diego Manuel Chamorro Bolaños (dopo il 1956 fu trasformata in caserma e divenne un luogo di torture da parte della Guardia Nacional), da alcuni anni c’è il museo delle tradizioni e delle leggende popolari della città. Meta imprescindibile per chi voglia capire a fondo l’insieme delle caratteristiche distintive e il modo di pensare dei nicaraguensi.

Chissà perché ci è venuto in mente questo parallelo tra la vecchia leggenda della Cegua e la Chayo?

«Nos sentimos content@s de avanzar en Paz y Bien, y de todos los días asegurar que nuestra Vida, como Familia, como Identidad Nicaragüense por Gracia de Dios, como Familias en plural, es Vida Buena, es Vida en Cristianismo, Fraternidad, Solidaridad, y Prosperidad. Es Vida, iluminada por ese Sol que no declina» (Rosario a Multinoticias, 13 aprile 2023).

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«Un sandinista possiede soprattutto la modestia rivoluzionaria. Questa è una qualità più importante di quanto possa sembrare a prima vista. La modestia facilita, forse in molti casi decisamente, la vita collettiva, l’attività di un gruppo di persone» (Carlos Fonseca, ¿Qué es un sandinista?, 1975)

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«Non è la prima volta che ti scrivo, Rosario. Della tua mania di stravolgere le cose e della tua abilità di distorcere la realtà sono stata testimone in varie occasioni. Ammetto che non pensavo che il potere avrebbe distrutto completamente la tua poesia, che la donna a cui ho dato rifugio in passato [durante la lotta antisomozista], avrebbe sperperato non solo il proprio presente, ma anche il proprio futuro. Né tu né Daniel passerete alla storia sulla pagina colorata e magnifica che potreste aver immaginato. Né la storia né il popolo ti assolveranno mai» (Gioconda Belli, Lettera aperta a Rosario, giugno 2018).

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