«InCanti di Maggio» nel libro di Tozzi e Fantacci

«Trent’anni di storia sulla Montagnola senese» raccontati da chi fa parte del gruppo di cantori e suonatori che, ogni anno, raggiungono poderi e piccoli borghi per ricordare la festa dei lavoratori in maniera militante e all’insegna della convivialità.

di David Lifodi

Il 1° maggio, nella Montagnola senese, l’arrivo dei maggiaioli è sempre molto atteso. Cantori e suonatori raggiungono poderi e piccoli borghi per festeggiare la festa dei lavoratori in maniera militante e all’insegna della convivialità.

«Il nostro è un Maggio partigiano, che sa da che parte stare e che ogni anno prova a fissare nei testi ciò che ha caratterizzato l’anno appena trascorso» scrivono Monica Tozzi e Andrea Fantacci, autori del bel libro InCanti di Maggio – Trent’anni di storia sulla Montagnola senese.

Il volumetto racconta i trenta anni di Maggio cantati sulla Montagnola, ricordando che si tratta di un rito propiziatorio per la campagna, laico, ma al tempo stesso sottolineando l’importanza della parola per dare un senso alla ricerca, e ai canti stessi, sulle orme di Altamante Logli e Caterina Bueno, che gli autori hanno conosciuto: «Cantiamo con passione un Maggio militante, fedele a Caterina e Altamante», cantavano i maggiaioli nel 2017.

I maggiaioli si recano nei luoghi dove le persone che li attendono con trepidazione condividono con loro gli ideali libertari e i valori di giustizia sociale, pace e uguaglianza. Il canto del Maggio, da queste parti, non è un rito vuoto, ma, al contrario, spiega uno dei cantori, «il senso di comunità che si respira in quei momenti emoziona ogni volta allo stesso modo».

Definito come il rituale della rinascita, il Maggio racconta le trasformazioni che avvengono nel tempo, della società e delle persone, ma al tempo stesso rivendica la difesa e la tutela della memoria, come spiega anche Marino Severini, della band musicale Gang, ricordando che «noi dovremmo cantare soprattutto chi oggi sta dalla parte della vita e della sua dignità, ad ogni costo e con ogni mezzo. Dovremmo cantare i nuovi partigiani e la nuova Resistenza!».

È in questo contesto che il Maggio si mette in movimento e i suoi cantori alternano rime che raccontano gli eventi del maggio in maniera volutamente gioiosa, anche quando ci sarebbe poco da scherzare, «Se un par di bottiglioni, ci date di bón vino, perfino Trampe (Trump) durerà pochino», agli Stornelli d’esilio di Pietro Gori (Nostra patria è il mondo intero) fino a ballate che parlano di sogni, speranze e conflitti, come ricorda Marco Rovelli, un altro compagno di viaggio e delle vie dei canti di Monica Tozzi e Andrea Fantacci.

Conosciutisi all’Università di Siena, dove si sono laureati in discipline demoetnoantropologiche, gli autori si sono specializzati nella ricerca dell’oralità popolare tramite il lavoro sul campo (le testimonianze e il vissuto sociale del quotidiano, in contrasto con la cultura dominante) e quello nelle biblioteche.

Profumi, socialità e suoni sono parte integrante di un Maggio che vuol risvegliare le coscienze: «Quel che vuole il potere è un popolo ubbidiente, ma il Maggio vuole risveglia’ la gente» era una terzina dell’ultima edizione che, ancora una volta, ribadiva l’urgenza e la necessità di una Pasqua dei lavoratori antagonista in grado di rinnovare costantemente il senso di comunità, unità e identità.

InCanti di Maggio

di Monica Tozzi e Andrea Fantacci

Effigi Edizioni, 2023

Pagg. 159

16

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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