Italia: dal voto al vuoto

di Gianluca Cicinelli (*)

Stupisce lo stupore per la bassa affluenza al voto amministrativo e il flop dei referendum. Passiamo ore sui social e per strada a parlare del basso livello della politica e poi il giorno delle elezioni d’improvviso ci viene il dubbio che l’astensione non sia quel segnale di “andate a farvi fottere” che pensavamo, piuttosto sembra un “siamo già fottuti da tempo”. Dividiamo in due la questione cominciando dalle elezioni. Per un Tommasi che forse riuscirà a spezzare il dominio della Lega su Verona dobbiamo sopportare il ritorno del centrodestra a Palermo con annessi i sospetti di mafia che si sono abbattuti su alcuni loro candidati alla vigilia del voto. Quindi, ricapitolando, quando vince il centrosinistra si tratta di una vittoria della società civile ma quando vince il centrodestra è la mafia che riprende il controllo della città. Dovremmo quindi immaginare, secondo questa vulgata semplicistica, che in questi anni la mafia sia stata buona nell’angolo ad aspettare di rivincere le elezioni per tornare al comando? Se vogliamo credere alle favolette possiamo vederla così, se vogliamo credere ad amici che abitano a Palermo dobbiamo parlare dei danni che si lascia alle spalle Orlando. La differenza tra il 40% di Lagalla e il 20% di Miceli non è fatta di voti mafiosi, che certamente ci sono stati, ci sono sempre, anche quando vince il centrosinistra, ma di voti politici che chi è riuscito a votare ha espresso. I 600 presidenti di seggio che hanno dato forfait senza preavviso sono i figli di un deterioramento istituzionale di cui la mafia è una causa ma non certo l’unica. L’atteggiamento del Viminale di individuare ipotesi di reato nel comportamento dei presidenti, esprime appieno l’incapacità di comprendere e vivere la realtà di quella cosa informe che chiamiamo centrosinistra, che dal ponte di comando del Viminale e da quello di Sindaco di Palermo ha avuto pieni poteri per sovrintendere allo svolgimento delle elezioni. La partita di calcio per il passaggio in serie B del Palermo non è stata decisa sabato scorso, si sapeva da tempo. Mancano soltanto gli insulti ai cittadini che hanno votato per il centrodestra e poi il quadro sarebbe completo per poter con sprezzo del ridicolo evitare qualsiasi riflessione su come è stata gestita male Palermo dal centrosinistra in questi anni.
L’altro motivo di riflessione riguarda i referendum. Anche qui è fuori luogo il sottotitolo sulla crisi dell’istituto referendario. Anche qui i cittadini sono sempre visti come poveri deficienti. Nel dicembre 2016 l’affluenza al referendum sulle riforme Renzi del Senato fu del 65,47%. Allora? L’ipotesi più probabile è che i cittadini trovassero molto interessante quel referendum e per niente interessanti quelli sulla giustizia andati deserti ieri. Nessuno ricorda poi che a differenza di quelli bocciati dalla Corte Costituzionale su Eutanasia e Cannabis, che avevano raccolto un enorme numero di firme per essere proposti e quindi stimolato la partecipazione dei cittadini e il dibattito su quei temi, i referendum in votazione ieri si sono svolti su richiesta dei consigli regionali di Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria, Veneto, tutti con maggioranze di centrodestra, rendendo ininfluenti le firme che erano state già raccolte tra i cittadini. Tutto regolare, senza dubbio, sul piano legale, ma come sempre il piano legale è differente dal paese reale. Le spoglie di quello che fu il partito radicale dovranno riflettere sulla decisione di allearsi con la Lega, quella così garantista da agitare un bel cappio di forca in Parlamento negli anni passati. Ma i cittadini per i raffinati politologi italiani sono soltanto carne da voto, da esaltare quando votano come ci piace, da giudicare stupidi quando ci deludono, di sicuro non si saranno chiesti, secondo chi biasima la loro mancata affluenza, come mai il più forcaiolo dei partiti organizzava dei referendum con il più garantista dei partiti. Ma davvero pensiamo, in un Paese dove la maggior parte dei cittadini finchè non ci casca in mezzo ritiene i detenuti dei privilegiati in vacanza con a disposizione piscina, lampada solare e palestra, che il dibattito tra separazione delle carriere, legge Severino e carcerazione preventiva possa interessare la maggioranza degli italiani? Sarebbe giusto che se ne interessassero naturalmente, ma chi non fa i conti con la vita concreta con tutta evidenza non è un buon politico. Per fortuna tra poche ore dovrebbe riprendere il dibattito sulla riforma Cartabia in Parlamento.
I partiti hanno perso la rappresentanza dei cittadini e non da ieri. Il voto varia, è instabile, non offre grandi alternative allo squallore sociale ed economico esistente. Per tenere insieme i cocci di un’intera nazione intorno a Draghi è necessario un pateracchio con tutti partiti di centrosinistra e centrodestra dentro, esclusa la Meloni. Forse da questa risibile constatazione potrebbe venire in mente a qualcuno che la partecipazione al voto tornerà a crescere quando sarà possibile scegliere con precisione tra almeno due opzioni politiche differenti.

(*) ripreso da diogeneonline.info

ciuoti

3 commenti

  • la “bottega” ha ricevuto anche questo contributo di Umberto Franchi
    NON VOTO ED ELEZIONI AMMINISTRATIVE (IN ITALIA E A LUCCA)

    Al di là dell’analisi su quali partiti o coalizioni abbiano vinto , Il primo dato delle elezioni amministrative su cui riflettere riguarda il “non voto”.

    In Italia sono ancora in calo coloro che vanno a votare, vota solo un cittadino su due ed a Lucca ha votato solo il 46,6% del corpo elettorale .

    Credo che coloro che hanno scelto di non andare a votare (la maggioranza) , pensa che il voto sia del tutto irrilevante a risolvere i problemi enormi che riguardano :

    – il valore reale dei salari che si è ridotto del 15% rispetto al 1990 e la maggioranza dei salari non superano le 1.300 euro mensili, ultimi in Europa, mentre gli orari di lavoro sono i più lunghi in Europa ;

    – i valore reale delle pensioni è ridotto del 20% rispetto al 1990 … e con il 50% dei pensionati che hanno una pensione inferiore ai 1.000 euro al mese, di cui il 15% ha una pensione inferiore a 500 euro mensili;

    – con i prezzi , bollette e tariffe, la benzina , il gas , che sono andate alle stelle , non a causa della guerra , ma della “libera speculazione”;

    – lo Stato della nostra sanità pubblica , del tutto inefficiente con i pazienti costretti a stare al proto soccorso intere giornate e a dover aspettare anche un anno per avere una visita specialistica… e con 168.000 morti per covid. Ciò a causa dei tagli avvenuti negli ultimi 30 anni ;

    – i giovani che sono che costretti a lavorare in modo precario con paghe di “merda” ed andranno in pensione a 67 anni con pensioni inferiori al 40% dello stipendio;

    – con il 90% delle assunzioni al lavoro avvengono in modo precario a causa dall’applicazione della “legge Biagi” voluta da Berlusconi/Maroni nel 2003 con ben 45 forme di lavoro precario, flessibile frantumato… ed oggi il 50% di chi ha un lavoro è precario

    -con la scuola è ridotta in uno sato pensoso dove l’80% dei plessi scolastici sono fuori legge rispetto al decreto Unico sulla sicurezza… dove gli studenti, sono obbligati ad accettare un tipo di scuola che prevende “come formazione” lo sfruttamento sul lavoro senza retribuzione e di recente due di essi sono morti sul lavoro;

    – dove a causa di un tipo di sviluppo tutto fondato sulla centralità del profitto i lavoratori devono lavorare senza prevenzione , senza formazione, senza condizioni di sicurezza con un aumento dei morti sul lavoro che è passato dai 1.000 nell’anno 2019 , ai 1.400 del 2021;

    – dove tutti i beni pubblici e le aziende di Stato sono state svendute e privatizzate , con i cittadini che pagano di più i servizi e con servizi di qualità inferiore rispetto a quando erano gestiti dallo Stato;

    – dove il tipo di sviluppo economico presente nel nostro Paese è incompatibile con l’ambiente, crea inquinamento, effetto serra, con stagioni aride e fiumi in secca , con bombe d’acqua cementificazione, con frane, tracimazioni dei fiumi tracolli dei ponti, ecc…

    Credo quindi che il non voto sia certamente un sintomo di democrazia malata… anzi direi moribonda… ma a fronte della situazione nazionale sopra menzionata , a molti le elezioni amministrative , sono apparse come un diversivo legato a problematiche locali non in grado di risolvere i loro problemi reali… ed a Lucca si paventa anche la possibilità di andare al ballottaggio con una prospettiva da respingere, che potrebbe portare al governo della citta perfino i fascisti di CasaPound.

    Ritengo che a Lucca la presentazione della lista “Ambiente e Giustizia Sociale” , sia stata la reale novità ed alternativa alle solite politiche antisociali e liberiste ed a quelle che “dicono tutto ed il contrario di tutto” , legata strettamente al quadro sopra descritto. Essa è nata cercando di coinvolgere a massimo le persone dal basso, con proposte finalizzate a cercare di dare risposte alternative alle problematiche sociali ed ambientali, non solo a livello locale, ma anche come movimento che nasce dal basso per continuare nelle iniziative di lotta su tutte le problematiche elencate anche dopo le elezioni de 12 giugno .

    Confido pertanto sulla necessità che alla prossima Assemblea di “Ambiente e Giustizia Sociale” non ci si fermi solo sull’analisi del voto, che per “Ambiente e Giustizia Sociale” con il suo 2,89% è stato sicuramente del tutto inadeguato rispetto alle necessità… , ma si cerchi di andare avanti con le lotte e costruire una alleanza di tutta la sinistra sociale e politica esistente alla sinistra del PD, che oggi anche se molto frazionata e divisa è però molto più consistente del dato elettorale raccolto… ed assieme sviluppare le lotte sugli obbiettivi elencati nel nostro programma.

    La Francia dimostra come l’Alleanza di Sinistra (NUPS) con un programma che prevede incrementi consistenti di salari , pensioni a 60 anni incrementate, nazionalizzazione di tutti i servizi pubblici, riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, rifiuto delle politiche EU fondate sull’austerity.. abbiano fatto vincere la vera sinistra e può diventare un esempio anche per il nostro Paese.

    Come sosteneva Antonio Gramsci : “quando tutto è o appare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera ricominciando dall’inizio, essere pessimisti nell’analisi della realtà ma ottimisti nella volontà per cambiarla”

    Umberto Franchi 14/06/22

  • Franco Astengo

    AMMINISTRATIVE 2022: APPROSSIMATIVI SPUNTI DI ANALISI di Franco Astengo

    Premessa:
    E’ molto complesso pensare di poter realizzare un’analisi compiuta di comparazione dei dati emersi dall’esito della consultazione elettorale amministrativa svoltasi il 12 giugno.
    Molti fattori indicano una necessaria cautela a formulare ipotesi di spostamento nei voti, di riferimento sociale del voto stesso, di attribuzione di peso nelle scelte sia a temi di carattere locale (che avrebbero dovuto risultare prevalenti nell’esame da parte dell’opinione pubblica) sia circa i temi di carattere generale, al momento di grandissima portata come quelli relativi alla guerra e all’emergenza sanitaria che sicuramente hanno inciso sull’orientamento elettorale suddiviso come sempre tra voto di appartenenza, voto d’opinione e voto di scambio.
    Al momento è’ ragionevole quindi limitarsi ad alcuni spunti sui quali “progettare” ipotesi analitiche più compiute:
    1) Partecipazione al voto. Il tema del calo partecipazione al voto può ben essere valutato sulla base dell’arco di tempo intercorso tra le elezioni politiche del 2018 e le attuali amministrative. I dati qui riferiti riguardano i 26 comuni capoluogo, geograficamente disposti in tutte le zone del Paese. Nell’occasione delle elezioni politiche 2018 risultavano aventi diritto in questi 26 capoluoghi 2.893.512 elettrici ed elettori; i voti validi furono 1.962.475 pari al 67.82%; il 12 giugno gli iscritte e gli iscritti nelle liste sono stati 3.026.154 (la differenza è dovuto alla diversa modalità di voto per i residenti all’estero) e i voti validi 1.391.435 pari al 45,98% con una flessione, nei quattro anni del 21,84%. Di conseguenza si può rispondere all’obiezione circa la diversità degli obiettivi del voto e quindi della maggiore o minore attenzione a seconda dei casi con una affermazione molto precisa: il calo della partecipazione elettorale sta aumentando di intensità sia a livello territoriale, sia a livello di condizione sociale, sia per fasce d’età. Si tratta di un costante calo verticale che le residue forze politiche sembrano non avvertire.
    2) Presenza delle liste. L’estrema varietà nella partecipazione delle liste alla competizione elettorale ci ha costretto a svolgere una operazione di sfoltimento e raggruppamento nella raccolta dei dati.
    Sono state prese in considerazione: il PD, il Movimento 5 stelle pur presente con il proprio simbolo in 18 capoluoghi su 26, Europa Verde (11 liste su 26 con il proprio simbolo), sono state raggruppate le liste di sinistra sia nel caso di presentazione dell’ambito del centro – sinistra sia nel caso di presentazione autonoma comprese le varie liste “coraggiose” ecosocialiste o giù di lì, le liste civiche di centro – sinistra legate direttamente ai candidati – sindaci escludendone altre di non facile collocazione ancorché presenti nell’alleanza, le liste di Centro collegate a Italia Viva e Azione (18 presenze su 26), Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega (comprese le liste denominate Prima l’Italia), l’UDC ( 12 presenze su 26), le liste civiche di centro – destra collegate direttamente ai candidati – sindaci, l’area dell’Italexit e no vax (15 presenze su 26).
    In sostanza sono stati tenuti in conto 986.672 voti validi e esclusi da questa disamina statistica 404.763 voti espressi validamente per liste di difficile collocazione politica.
    3) Raggruppamento per aree politiche. Da questo punto di vista il centro-destra mantiene la maggioranza assommando 487.775 voti tra Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, UDC, civiche di centro destra; il centro – sinistra si ferma a 427.880 voti comprendendo PD, M5S, Verdi, sinistra (in questo caso sono stati sommati anche i voti delle liste di sinistra appoggiate a candidati – sindaci fuori dalle coalizioni come a Genova), civiche di centro sinistra. La frana del M5S non avrebbe consentito di superare il centro – destra anche nel caso delle liste di centro con riferimento ad Azione e Italia Viva (che del resto, in alcuni casi, hanno appoggiato il candidato di centro destra: quest’area infatti ha assommato nei 26 capoluoghi 56.373 voti. Di conseguenza l’eventuale “campo largo” di Letta si sarebbe fermato a 484.254 rendendo ancora 3.251 voti al centro destra. Soltanto a titolo indicativo rammentiamo le cifre assolute ottenute dagli schieramenti nelle politiche 2018 ( naturalmente in una situazione politica completamente diversa): PD – M5S- Sinistra 1.081.447, centro – destra 770.983, centro (si considera centro più Europa) 84.711, sinistra (poi posta fuori dal “perimetro” Draghi 22.359.
    4) Infine a, a puro titolo indicativo le cifre totali per ogni singolo soggetto (tra parentesi sempre il dato – non comparabile – del 2018). Riferimento, va ancora ricordato, i 26 capoluoghi nei quali si è votato per i candidati sindaci il 12 giugno: PD 198.615 (358.797); M5S 33.653 (598.216) Sinistra 64.994 (Leu 124.414, Pap-PRC 22.359), Verdi 10.268, Liste di Centro 56.373 (più Europa 84.711)
    Fratelli d’Italia 135.233 (80.342), Forza Italia 74.830 (277.087) Lega 67.855 (390.488). UDC 36.884 (23.066). Si ricordano ancora i voti raccoti dalle liste civiche legate ai candidati sindaci: sul centro – sinistra 120.350, sul centro – destra 172.883.

  • Gian Marco Martignoni

    Sui referendum ingannevoli, per dirla con il magistrato Domenico Gallo ( Il manifesto del 3 c.m ), il fallimento della strategia della Lega è fortunatamente per il paese e in generale per il controllo della legalità un fatto positivo..Salvini e i suoi consiglieri pensavano e speravano di incamerare un risultato probante sulla base della canea contro la magistratura ,derivante dalla gestione del caso Palamara. Senonchè la Lega ha dimostrato di non essere in grado di raccogliere le cinquecentomila firme ai banchetti ; per cui l’indizione dei referendum sulla base della seconda possibilità, ben descritta da Cicinelli, consentita dall’articolo 75 della Costituzione ai Consigli regionali , si è rivelata un mero atto burocratico, che di fatto non ha coinvolto in alcun modo l’opinione pubblica .Pertanto, l’assenza di dibattito e di un coinvolgimento popolare , ha permesso all’astensionismo di delegittimare all’origine i quesiti referendari. Salvini e la sua cerchia sono con tutta probabilità alla frutta.

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