Leonora addio – Paolo Taviani

(visto da Francesco Masala) il film di Paolo Taviani al cinema e un cortometraggio del 1995, senza parole, di Nuri Bilge Ceylan

un film in due parti, in comune c’è Pirandello, il tempo, la morte.

la prima parte, aperta dalle immagini del cinema italiano degli anni della guerra e subito dopo, ricorda il complicato ritorno delle ceneri di Pirandello a Girgenti (qui un articolo che racconta la storia); la seconda parte rappresenta l’ultimo racconto scritto pochi giorni prima della morte.

la prima parte è in bianco e nero, la seconda a colori.

il ritorno delle ceneri in Sicilia ha momenti che fanno sorridere, il racconto finale è terribile, non c’è altro che dolore, insostenibile, a causa di un chiodo capitato nelle mani di Bastianeddu nel momento sbagliato, “apposta”.

è un film dove non c’è niente da dimostrare, solo mostrare la morte in due momenti diversi, alla fine della vita e in gioventù, nel primo caso, per quanto difficile, il momento complicato, e pirandelliano il dopo, nel caso di Bastianeddu un dolore eterno.

buona visione di un film diverso, non sarete delusi.

 

ps: ecco le ultime disposizioni di Pirandello:

« I. Sia lasciata passare in silenzio la mia morte. Agli amici, ai nemici preghiera non che di parlarne sui giornali, ma di non farne pur cenno. Né annunzi né partecipazioni.

II. Morto, non mi si vesta. Mi s’avvolga, nudo, in un lenzuolo. E niente fiori sul letto e nessun cero acceso.

III. Carro d’infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m’accompagni, né parenti, né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta.

IV. Bruciatemi. E il mio corpo appena arso, sia lasciato disperdere; perché niente, neppure la cenere, vorrei avanzasse di me. Ma se questo non si può fare sia l’urna cineraria portata in Sicilia e murata in qualche rozza pietra nella campagna di Girgenti, dove nacqui »

 

https://markx7.blogspot.com/2022/02/leonora-addio-paolo-taviani.html 

 

 

 

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

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