Lidia Menapace

di Rosangela Pesenti

Per Lidia

Non ci lascia, se n’è andata seguendo la sua strada come sempre, a noi resta molto, per la fortuna di averla avuta vicina.

Parafrasando quello che lei ha scritto per la morte di sua madre ricordo che Lidia non è mai stata una madre simbolica o una madre badessa e nemmeno una grande madre.

Lidia è stata per tutta la vita una ragazza partigiana, una compagna ironica e acuta, una femminista senza quarti di nobiltà, una delle intelligenze politiche più brillanti di questo Paese, un’attivista pacifista instancabile, una maestra straordinaria.

Una lottatrice, come diceva, ripudiando insieme alla guerra ogni metafora bellica, compresa quella di combattente, anche se lei lo era stata davvero, senza armi ma capace di portare il tritolo (al caldo contro la pelle per non farlo esplodere) nella guerra di liberazione dal nazifascismo.

Come direbbe lei: ho fatto la mia parte, ora tocca a voi. Ora tocca a noi.

C’eravamo fatte reciprocamente una promessa che il Covid ci impedisce di onorare, ma ne avevamo già riso insieme, e da tempo.

Con lei, ora e sempre.

Ripreso da www.rosangelapesenti.it

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

Un commento

  • Patrizia Caporossi

    C’è sempre stata una sua eredità in corso perchè non aveva un dopo e allora penso e spero che chiunque di noi l’abbia incontrata (e Lidia ha incontrato tutte e tutti, sempre) e anche vissuta, portando, quindi, in noi la sua impronta, ne ricordi la sua libertà e non si appropri proprio di lei che amava volare ovunque, prendendo anche l’ultimo treno con lo zainetto in spalla, senza temere nè rigori stagionali nè traversie umane balorde… ma essendone sempre consapevole. Aveva una fisiognomica tutta sua e, una volta, un nostro amico comune mi disse che aveva le guance “avide” tanto che, lì per lì, ci rimasi male, adorandola come ogni volta facevo…ma poi ho capito, o meglio colto, il senso che mi è ritornato in mente in questi giorni tristi, pensandola sola col covid e senza coscienza… cogliendo così, forse per la prima volta, questo suo senso smodato di conoscere, capire, fare e porsi g e n e r o s a m e n t e … senza chiedere mai in cambio nulla. CiaoLidiaCiao

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