Lo schianto della poesia di Francesco Currà

di Sandro Sardella
Nei primi anni ’80 .. agli albori dell’esperienza «abiti-lavoro» – quaderni di scrittura operaia .. andai a Genova ad incontrare Vincenzo Guerrazzi ..mitico scrittore “selvaggio” .. (così gli intellettuali classificavano chi non era della loro corporazione .. ) operaio all’Ansaldo.. acuto polemista
.. pittore .. nel frattempo ebbi tra le mani «Rapsodia Meccanica» – poesie in fabbrica – con le canzoni del disco dell’Ultima Spiaggia – editato da Squilibri Edizioni, Milano, 1977 .. di Francesco Currà .. calabrese del 1947 .. pure lui operaio all’Ansaldo .. e con presentazione del Guerrazzi .. e così quel giorno dopo aver conversato circa quel progetto di far conoscere la presenza di una scrittura nel mondo del
lavoro .. prima di accompagnarmi al treno .. Vincenzo disse: «Passiamo a casa di Currà .. così lo conosci ..» .. ci si inerpicò tra strade in salita tra palazzoni e viadotti .. ma Currà non stava in casa. ….

ma Francesco Currà .. l’ho incontrato nel numero monografico de «Il Calendario del Popolo» .. il 730 del maggio 2008 .. dedicato ai “Poeti operai” .. e poi .. in «Letteratura e cultura dei ceti subalterni in Italia» (Solfanelli, Chieti, 2012) .. sempre a cura di Antonio
Catalfamo ..

il mondo alienante e totalizzante della fabbrica fa esplodere rabbia scrittura musica e una carica sessuale profonda .. una profonda urgenza .. uno schianto in questo braccio della storia .. la sua poesia è come una martellata .. decisa .. sapiente .. musicale .. ossessiva .. “ .. un mordace polemico contro l’umano lavoro. ..” (V. Guerrazzi) ..

(da: «Rapsodia meccanica»)

IO NON MI LAVO PIU’
Ho realizzato la mia
piccolissima liberazione.
Tutti
Si sono stancati di sfottermi,
girano
alla larga. Persino il capo
mi si avvicina
solo quando non può più farne a meno.
Io non mi lavo più.

L’unica compagnia è la mia sporcizia.
Il prurito mi ricorda
che sono ancora vivo.

L’unico stimolo è la mia puzza.
Nella sua nube voglio guerreggiare
e addormentarmi.
Io non mi lavo più.

Odio la pulizia ed il profumo
malaticcio
dei padroni
dello Stato,
dei riformisti e degli opportunisti.
Vorrei scopare sulla loro tomba
steso su un materasso
imbottito dei loro cazzi molli.
Io non mi lavo più.

La sporcizia è la mia vitalità,
il solo lungo respiro
in un paesaggio gravido di vermi
che ha i mutamenti
della cancrena.
Io non mi lavo più.

Nessuno mi capisce: come prima.
Nessuno, quindi, mi ama: come prima,
come sempre. Qui e altrove.

Scoperei persino una morta.
Sarei capace
di leccarle la fica, di adorarla:
non me lo avrebbe mai permesso in vita.

Dovrei dire che
non ce la faccio più.
Mi porto dentro un urlo
che non riesco mai a fare esplodere;
forse perché vuole essere
l’urlo definitivo.

SOTTO E SOPRA
La vita sta sotto
e sopra le parole.
Nel mezzo si susseguono i momenti
ed i tracciati
riconducibili
al risaputo:
si allineano dinamici
al rito sociale … alla pantomina.

Ma sotto e sopra
il respiro degli incontri avvolgenti
urgono sangue e sperma:
s’infiltrano nel flusso degli eventi
anche quando sono altre le intenzioni.

Scoreggia nella Pancia siderale,
forzerò nauseanti nostalgie,
culture, affetti, stronzi e culi rotti
per giungere nel luogo deputato.

(.. dopo «Rapsodia Meccanica» .. nel 2004 è uscita per i
tipi di Fratelli Frilli Editori di Genova, un’altra raccolta
poetica: «Le eruzioni dell’eros e del male» .. )

Redazione
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