Ma su cosa si sta votando in Svizzera?

Sull’espulsione di stranieri criminali o invece…

di Marco Piras-Keller)

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Domenica 28 febbraio iniziativa referendaria promossa da UDC-SVP (Unione democratico cristiana /Schweizerische Volkspartei) per l’espulsione degli stranieri criminali. All’appello ha risposto solo il partito della Lega Ticinese, “emanazione” ticinese della Lega Nord Italiana. Tutti gli altri partiti fanno fronte comune con le indicazioni del Consiglio Federale e con il Parlamento che si esprimono contro l’iniziativa.

Il manifesto nella variante in tedesco riporta anche lo slogan: Maggiore protezione per le nostre donne e le nostre figlie. Ma, attenzione… Sembra che in questa variante lo si trovi nelle buchette della posta mentre nei grandi manifesti che si trovano dappertutto (è una campagna veramente a tappetto) la formula somiglia più a quella riportata nel manifesto in italiano.

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Una doppia campagna, quindi. Quella pubblica e quella semi privata, seminascosta. Anche questo dà a pensare.

In primo piano, come appello alla popolazione, dunque, viene posta la minaccia di violenza sessuale da parte di stranieri nei confronti di mogli e figlie. Certamente, non cosa di poco conto: uno dei crimini più odiosi contro un essere umano, a qualunque genere sessuale appartenga. Né importa dubitare che siano false le statistiche citate sul retro del volantino: 58% dei delitti di assassinio, 73% delle effrazioni in abitazioni, 61% delle violenze sessuali, 73% dei carcerati in Svizzera, riguardano soggetti non svizzeri. Lasciamo fuori, per il momento, le considerazioni sugli abusi e violenze in ambito familiare, che non è facile fare rientrare nelle statistiche e si consideri anche che molte effrazioni sono opera di pendolari del furto (o “turisti del furto”) che passano il confine, compiono le loro gesta e di nuovo via, oltre frontiera. La stragrande maggioranza di questi delitti, non vengono commessi certamente da chi risiede da tanto tempo nel territorio e vi lavora.

Rimandiamo più ampie considerazioni al dopo referendum ma, intanto: perché mettere in risalto la violenza contro “le figlie”, invece che i figli in genere, visto che violenze le subiscono anche i maschi? In Svizzera ogni professione, categoria di persone si citano sempre ossessivamente al maschile e femminile, nel parlato e nello scritto. Lasciamo le interpretazioni a sociologi e psicanalisti, per il momento. Contiamo di tornarci a referendum concluso.

Vengono in mente i manifesti di guerra rivolti ai soldati dell’ultima trincea per animarli contro il nemico: difendere il patrio suolo equivale a difendere le nostre donne dalle violenze dello straniero. Sensato sarebbe difendere tutta la popolazione, non solo una parte. Ma qui si punta emblematicamente al delitto a sfondo sessuale.

Certo l’appello alla protezione di mogli e figlie cozza un po’ con il fatto che ancora poco più di un anno fa in Svizzera era possibile la prostituzione a 16 anni. Non che non ci fossero numerose voci che invitavano da tanto a un cambiamento della legge, ma certo chi promuove oggi questa iniziativa del 28 febbraio non ne ha mai promosso una per proibire che fosse legale la prostituzione a 16 anni e che qualcuno potesse avere rapporti con una donna che in Svizzera era, secondo legge, minorenne.

Tralasciando questo: non è che sbattere in prima pagina la minaccia della violenza sessuale, serva o aiuti a oscurare altri aspetti ed effetti previsti dall’iniziativa? Eppure lo slogan sul recto del manifesto è quello detto. Quando si fa politica con slogan, da qualunque parte vengano bisogna stare attenti e vigili.

A volere essere maligni viene da pensare che questo mettere in primo piano l’aspetto detto è che si voglia fare sì che si sorvoli su altro. Qualcosa, magari, che va a intaccare un fondamentale aspetto dell’ordinamento democratico. E quando si intacca l’ordinamento democratico si va a scardinare qualcosa che poi, può lasciare aperto un varco a molte altre iniziative e pratiche antidemocratiche. Si comincia con gli stranieri.

Per quanto si può capire – la formulazione dei provvedimenti previsti non è sempre del tutto chiara ed esente da possibili fraintendimenti e contraddizioni – si apre la possibilità di espulsioni automatiche che esautorano la discrezionalità del giudice. Insomma ci si viene a trovare di fronte a veri e propri provvedimenti di polizia dove viene a mancare la discrezionalità del giudice. E qui entra in ballo la domanda se non si tratti di misure anticostituzionali, per il momento.

Peraltro, qui, non si tratta di assassini seriali, di trafficanti di droga internazionali, di stupratori o sfruttatori sessuali. È legittima una giustizia “doppia” che tratta in maniera diversa un non cittadino svizzero, che magari vive e lavora da decenni in Svizzera rispetto a un cittadino svizzero? Tali provvedimenti sono in contrasto con le risoluzioni internazionali sui diritti dell’uomo e, in ultimo, con i Patti bilaterali siglati con l’Europa. La legge non fa riferimento a persone clandestine o con permessi di lavoro stagionali: la discriminante è essere stranieri in Svizzera, non importa da quanti anni, né importa che si sia sempre ottemperato alle leggi.

Forse vale la pena cercare di capire di che reati si tratta, quando si parla di reati che prevedono l’espulsione. Prendiamo alcuni casi che troviamo esemplificati in articoli che andiamo leggendo. Fra i reati che prevedono l’espulsione, troviamo reati veramente veniali. Ma – lo ripeto – grave e pericoloso è che, per la decisione di espulsione, viene esautorato il potere giudiziario e diventa solo una procedura esclusivamente di Polizia.

Da un dibattito in tv scopriamo per esempio: un ragazzino di quindici anni nato e cresciuto in Svizzera, forza la porta di un chiosco e ruba tre gomme da masticare: deve essere espulso. E non lo può salvare nessun giudice. Il reato rende l’espulsione automatica.

Sempre dal dibattito si evince che la legge, come proposta, è scritta così male che è difficile farsene un’idea precisa.

Ma vediamo altri casi prospettati come possibili. Se negli ultimi dieci anni sei stato multato o sei stato iscritto per una qualsiasi cosa nel casellario giudiziario, c’è davvero da stare accorti. Ecco casi in cui si può procedere all’espulsione:

– Un ragazzo (i possibili provvedimenti valgono anche per i minorenni) detiene su di sé il quantitativo di erba per due spinelli.

– Qualcuno entra in un giardino scavalcando un recinto.

– Uno fa un errore nella dichiarazione delle tasse.

– Una persona che usufruisce di un assegno sociale si scorda di dichiarare che ha cambiato casa e comune di residenza.

– Uno scorda di fare un versamento per avere diritto alla pensione sociale e non risponde alla lettera di richiamo.

– Una persona viene fermata e si lascia scappare un’imprecazione contro il poliziotto.

– Oppure prende una multa per eccesso di velocità … anche senza insultare un poliziotto.

– Altro esempio: uno straniero picchia la sua compagna svizzera (facciamo l’esempio dell’uomo perché è solitamente l’uomo che picchia la donna). Quest’uomo in passato ha preso una qualche multa. La denuncia della partner determina l’espulsione automatica anche se i due hanno figli insieme. E per quindici anni l’uomo è bandito dalla Svizzera.

Un avvocato si è divertito a mostrare che, in fondo, contrariamente a quanto si può pensare, i provvedimenti non risparmiano, democraticamente, neppure i pezzi grossi non svizzeri. Neppure i grandi manager sono esenti da espulsione automatica immediata:

  • Il figlio diciannovenne di un dirigente di un’assicurazione (non svizzero) interrompe momentaneamente il suo percorso di studi (lo fanno quasi tutti i giovani svizzeri prima dell’Università) e va a fare il giro del mondo, da solo o con l’amica o con amici. In quanto studente riceve un assegno. Il padre dimentica di comunicare questa temporanea interruzione degli studi e riceve l’assegno-studi. Espulsione automatica, anche se vive da 30 anni in Svizzera.
  • Un banchiere francese vive dalla nascita a Ginevra. Facendo jogging mette male il piede e si frattura il malleolo. Sarebbe un caso della normale “cassa malati”. Nella denuncia dell’infortunio dichiara che è inciampato su una radice emergente dal suolo. Le spese mediche, in quel caso, vengono assunte in toto dall’assicurazione infortuni. E poiché l’assicurazione infortuni non prevede una franchigia a carico dell’utente (a differenza della cassa malati) tale banchiere incassa 300 franchi più del dovuto: espulsione automatica dalla Svizzera.
  • Un dirigente di una casa farmaceutica va in prepensionamento. La sua cassa pensioni per sbaglio gli accredita il versamento mensile un mese prima del tempo. Che si accorgano o meno lui o sua moglie, la cosa non viene rilevata, ma viene rilevata dalla Cassa pensioni che lo denuncia: espulsione automatica.
  • Una persona straniera riceve per errore un rimborso doppio per una prestazione sanitaria. Mettiamo pure che questa persona ha sempre pensato di pagare troppo per l’assistenza sanitaria e fa finta di nulla. La cosa viene in luce, conseguenza: espulsione. Per esperienza personale: ho ricevuto un rimborso non dovuto. Me ne sono accorto e l’ho segnalato; in altri casi ho dovuto sollecitare alla cassa malati il rimborso: casi assolutamente normali anche senza intento fraudolento da nessuna delle parti.

Probabilmente – conclude l’avvocato – ai proponenti l’iniziativa di espulsione succede, come all’apprendista stregone, di evocare gli spiriti senza avere la minima idea di quelle che possono essere le conseguenze. Eppure gli articoli sono formulati in maniera tale che non lasciano dubbi al fatto che in casi come quelli ipotizzati si arriva a un’espulsione automatica. Né più né meno. Curioso che l‘industria, la finanza, non abbiano reagito più di tanto, considerando il pericolo che anche tanti manager corrono di venire espulsi dalla Svizzera.

E conclude l’avvocato: cari amici, conoscenti e colleghi stranieri, d’ora in poi, attenzione! Basta la minima infrazione.

Il governo e il parlamento svizzeri, come detto, si sono pronunciati contro l’iniziativa. Il rappresentante del governo Simonetta Sommaruga ha, fra le tante motivazioni proposte per rigettare la richiesta, detto che si tratterebbe di un provvedimento disumano (unmenschlich) riconoscendo che in effetti per tanti casi che prevedono l’espulsione si tratta di peccati veniali (bagatelle) non di gravi crimini. Naturalmente poi, strizzando l’occhio alla materialità dell’economia, si dice che se l’iniziativa avesse successo, oltre all’immagine ne risentirebbero gli interessi economici della Svizzera e si andrebbe a cozzare con gli accordi bilaterali con l’Europa.

Ma aspettiamo il risultato. Sia che l’iniziativa passi (ma sarà molto difficile, nonostante la campagna battente) o non passi, ci saranno molte altre considerazioni da farsi.

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Intanto il dibattito è vivace: lunedì 22 febbraio, nella Helvetia Platz di Zurigo è stata organizzata una manifestazione con oratori, un cantante, alcuni attori, che si sono alternati a tenere un discorso… alle pecore. Nella piazza sono state raccolte pecore, in un recinto, bianche e nere e gli oratori volgendo le spalle al pubblico, si sono rivolti a loro, soggetto politico protagonista dell’iniziativa.

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Uno slogan, in tedesco suona: “Sì all’arresto ed espulsione degli stranieri criminali” ed espulsione suona Ausschaffung che contiene la parola Schaf cioè pecora. Su questo gioca lo slogan con relativa vignetta dei promotori dell’iniziativa referendaria e sullo stesso motivo hanno insistito i manifestanti.

 

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