Nicaragua: quando una Rivoluzione divora sé stessa
Con le sue ultime mosse Rosario Murillo ha decisamente passato il segno: poco a poco se ne stanno accorgendo un po’ tutti i vecchi militanti sandinisti
La Rivoluzione è come Saturno: divora i suoi figli (Charles François Dumouriez, 1793).
In realtà, nel Nicaragua di oggi nessuna Rivoluzione sta divorando se stessa: da tempo Daniel, Rosario (Chayo) e famiglia hanno iniziato ad assassinare e a seppellire il 19 luglio 1979. Chiunque esprima pubblicamente il proprio malcontento, anche se lo fa in modo blando, presto o tardi diventa vittima della repressione ufficiale.
Poco a poco se ne stanno accorgendo un po’ tutti i vecchi militanti sandinisti (il cosiddetto «sandinismo storico»). Nei social, unico “spazio” rimasto ancora un po’ libero in questi ultimi mesi si stanno sfogando in molti, rendendosi conto che l’orteguismo non ha nulla a che vedere con la Rivoluzione e con il sandinismo. Soprattutto l’astio nei confronti di Rosario aumenta costantemente, in modo esponenziale a ogni sua “mossa”: «Dobbiamo sbarazzarci di questo cancro prima che diventi incurabile», ha postato qualcuno (nella versione originale: Hay que librarse de este tumor antes de que se convierta en un cáncer incurable).
Il problema non è soltanto Rosario, bensì tutta la famiglia. Forse per debolezza politica e scarso rigore morale (del quale difetta fin dalla gioventù), lo stesso Daniel ha lasciato che il cancro si sviluppasse e infettasse tutta la società. Ho più volte parlato male di lei, in varie occasioni e forse non vale la pena insistere ancora.
Nessuno la sopporta tra i militanti sandinisti che conosco da decenni. La tollerano finché c’è Daniel (per il quale esiste una sorta di venerazione che va ben oltre il culto della personalità).
I giovani che aderiscono all’attuale FSLN non hanno alcuna formazione politica, a malapena sanno chi fu e cosa fece Augusto C. Sandino, hanno forse sentito parlare di Carlos Fonseca. Sanno però adulare e venerare el comandante Daniel y sobre todo la compañera Rosario. Le parole d’ordine del sandinismo servono soltanto per ingannare alcuni (sempre meno) sulla realtà effettiva.
Con le sue ultime mosse Rosario ha decisamente passato il segno. Occorre però dire che Daniel le ha quanto meno sopportate, se non avvallate o addirittura sostenute. Non ha proferito una sola parola in difesa dei suoi più fedelissimi tra i fedelissimi: Bayardo Arce, Lenín Cerna e Néstor Moncada Lau. Sono soltanto gli ultimi tre in ordine di tempo: negli ultimi anni le epurazioni sono centinaia. Forse qualcuno ricorda il trattamento riservato a Ernesto Cardenal (emarginato e ostracizzato anche dopo la morte), solo per ricordare uno dei più noti personaggi della Rivoluzione Popolare Sandinista.
Anche se ufficialmente non è stato comunicato nulla, il passaparola ha ormai coperto tutto il territorio nazionale.
Sa perfettamente di non essere tollerata dalla militanza sandinista (il sandinismo storico), ma fa di tutto per isolarsi ancora di più dalla storia e dalla società nicaraguensi. Gli stessi militanti sandinisti non si rendono però conto che Daniel la lascia fare e disfare a suo piacere. Neppure lui è esente da quello che sarà il giudizio storico sugli ultimi cinquanta anni e la condanna della Storia sarà senza appello per entrambi.
Quando persino i fedelissimi non sono al sicuro dal “pollice verso” di Rosario, la situazione sociale e politica diventa ingestibile. Per quanto nessuno in Nicaragua abbia voglia di combattere una ennesima guerra civile, Rosario (con l’avvallo tacito o meno di Daniel non ha importanza) fa di tutto per innescarla. Sa pensare soltanto in termini di scontro militare. È lei l’organizzatrice del vero golpe, contro il quale si scaglierà (sproloquiando di pace e di amore) nel caso in cui qualcuno iniziasse a volar balas. Così come lo è stata nel 2018 con l’ordine folle di reprimere con durezza le prime proteste (vamos con todo), invece di comprenderne i motivi profondi e “disinnescarle” politicamente.
Sta “giocando” con la vita di migliaia di persone e con il futuro di un Paese. Il sogno degli anni Ottanta è ormai sepolto sotto le macerie del chayismo-orteguismo, più distruttrici del sisma del dicembre 1972.
«Specchio, specchio delle mie brame, dimmi: chi è la più rivoluzionaria del Reame?».
«Sei tu, sei tu Rosario, la più rivoluzionaria dell’ossario».