Norvegia: strano, le donne votano

di Fabrizio Melodia

L’inizio del ‘900 è costellato di grandi cambiamenti. Così fu per la Norvegia, dove il 25 maggio 1901 le donne conquistarono, dopo lunghe battaglie, il diritto di voto alle comunali. Per le italiane si tratterà di attendere 45 anni e poi altri 30 per il diritto di famiglia.

Il percorso che portò le donne della Norvegia a votare fu lungo.

Nel 1840 la condizione femminile era disastrosa: le donne non potevano disporre in alcun modo del denaro che guadagnavano né tantomeno depositarlo in banca o contrarre qualche forma di prestito.

Le nubili potevano accedere a una professione solo con il permesso del proprio tutore mentre quelle sposate passavano direttamente sotto il totale controllo del marito.

La scuola, l’istruzione, la formazione, la possibilità di votare o persino di accedere a cariche pubbliche? Nemmeno per idea. Una donna istruita, che pazzia.

A dare una mano all’emancipazione femminile arrivò la rivoluzione industriale, nella forma delle prime fabbriche tessili e in quelle del tabacco, dove si richiedevano mani piccole. Molti lavori restarono preclusi alle donne ma cosa ci si poteva aspettare da un Paese dove un editto regale stabiliva che le nubili erano eterne minorenni? Solo nel 1845 il Parlamento norvegese promulgò una legge che fissava la maggiore età (niente più tutore dunque) per le donne a 25 anni.

Dal 1854 iniziò la mobilitazione e una rivoluzione silenziosa mosse i primi, piccoli passi. Il Parlamento varò – con accesi dibattiti e scontri – una serie di leggi e le donne finalmente ebbero diritto all’eredità. Nel 1866 arrivò una licenza cittadina per esercitare la libera professione ma erano escluse le donne sposate che dovevano (come dubitarne?) essere soltanto buone mogli.

Sarà nella letteratura il luogo dove le donne inizieranno a esprimersi a gran voce, a iniziare dalla scrittrice femminista Camilla Collett (1813-1895). Nel suo romanzo più noto, «The daughters of the prefect» del 1855 pose al centro il diritto all’istruzione per le donne.

Da ricordare anche Aasta Hansteen; scrittrice, pittrice e fiera militante femminista. A lei si ispirò Henrik Ibsen s’ispirò per il personaggio di Lona Hessel nel suo «Le colonne della società» del 1877.

Ibsen fu uno dei “Big four” impegnato a sostenere la lotta per i diritti delle donne, insieme a Bjørnstjerne Bjørnson, Alexander Kielland e Jonas Lie.

Nel celebre «Casa di bambola» (1879) Ibsen sposò l’idea umanista e libertaria: scrisse di una donna che voleva essere qualcosa di più che una buona moglie, disponendo della propria libertà intellettuale e del proprio corpo.

Nel 1884 era stata fondata l’«Associazione norvegese per i diritti della donna», l’anno successivo quella per il suffragio universale.

Nel 1890 venne approvata la legge per la maggiore età e fu abolita l’autorità del marito sulla moglie. L’uomo continuava a disporre della casa e dei beni ma ora le donne potevano gestire il frutto del loro lavoro.

A piccoli passi si arrivò al suffragio universale. Grazie alle forti richieste dell’«Associazione norvegese per i diritti della donna» chi era nubile ma con un reddito o era sposata a un elettore potè partecipare alle elezioni comunali il 25 maggio 1901. Il diritto di voto fu esteso alle elezioni nazionali nel 1907.

Alla prima ondata femminista, che aveva ottenuto diritti e parità nel matrimonio, seguì quella degli anni ’60. Ma questa è un’altra storia.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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