NOTAV: Fermare ora quel cantiere è un obbligo

Rom Vunner

Quello che più mi ha stupito in questi giorni sulla vicenda della Val di Susa è stata la totale mancanza di indignazione. Quello che più mi ha colpito è la totale indifferenza di un popolo assuefatto, indifferente, pronto a una nuova dittatura.

Difficile e forse inutile ripercorrere qui tutte le ragioni del No al TAV/TAC, voglio solo ricordare che è un progetto nato dalla cricca di Tangentopoli e riesumato quando le acque si sono calmate dalle stesse identiche persone. Basti ricordare che il numero due del Ministro Corrado Passera è Ettore Incalza, fondatore del progetto TAV, sottoposto a 14 procedimenti giudiziari, sempre assolto o prescritto. Già perché le leggi ad personam di questi anni non erano ad personam, mister B. appare un po’ come lo specchietto per le allodole.

Faccio allora un elenco di possibili motivi di indignazione:

  • un uomo di 37 anni “cade” da un traliccio, le ruspe lavorano intensamente vicino al suo corpo, non si fermano, non aspettano che venga portato via. La vita umana ha un valore nullo di fronte agli interessi della cricca. Sì cricca. Proprio sabato 25 febbraio, giorno della grande manifestazione, esce su la Stampa un articolo che afferma che la ditta incaricata da LTF per la costruzione del recinto (unica opera di un cantiere fantasma) è legata all’ndrangheta. Sì proprio quella ditta che anche alcuni sindacati e diversi politici di sinistra, nei mesi estivi, hanno difeso a spada tratta perché i cattivi NoTAV non permettevano a onesti lavoratori di svolgere il loro compito. Tra quei lavoratori risulta anche un certo Bruno Iaria, a capo del gruppo ‘ndrino locale e uscito dal carcere per l’indulto. Tutto ciò emerge in un’inchiesta su appalti e voto di scambio in Piemonte;
  • negli stessi giorni in cui si consuma quest’ultima farsa escono alcuni dati economici su Ministri e dipendenti dello Stato. Negli stessi giorni ci dicono che non ci sono soldi per gli ammortizzatori sociali e che il debito pubblico va sanato. Scopriamo che le alte cariche dello Stato percepiscono salari da capogiro. Antonio Manganelli, solo un piccolo esempio, capo della polizia, fiero sostenitore delle azioni nella scuola Diaz nel 2001, integerrimo sostenitore della linea dura contro i NoTAV, percepisce 621.253,75 € all’anno, 51.171 € al mese e di conseguenza sarà poi la sua pensione, sempre con soldi pubblici. Il Ministro Passera nel 2011 ha dichiarato un reddito per circa 3,5 milioni di €, 291.000 € circa al mese. Niente di strano è un pezzo grosso di Intesa SanPaolo (il creatore), banca con grandi interessi nel TAV. Forse si potrebbe iniziare a mettere in fila due conti e vedere dove sta la causa del debito pubblico;
  • i media e la loro informazione poi non possono mancare; titolano a caratteri cubitali che c’è l’accordo tra Italia e Francia sulla grande opera; tralasciano abilmente alcuni particolari, del tipo che proprio su quell’accordo, scritto nero su bianco, si trova che non c’è un progetto, vedremo se si può fare, rinviamo il tutto, non sappiamo dove trovare i soldi. In effetti i soldi sono il grande caos. Già perché la scelta del TAV ha una grossa responsabilità sul nostro debito. Un bell’artificio finanziario a favore di General Contractors e banche. Un impianto tutto italiano del project financing che funziona più o meno così: le ditte private chiedono i soldi in prestito alle banche a tassi elevati e lo fanno perché quel prestito lo garantisce lo Stato. Un problema però, almeno per noi, non per loro, perché essendo ditte private la Ragioneria di Stato non controlla quanti soldi chiedono in prestito, semplicemente poi lo Stato passerà a pagare il dovuto alle banche e con questo sistema hanno costruito sino ad oggi l’Alta Velocità. Su questa faccenda indagò la Commissione Antimafia presieduta dal giudice Ferdinando Imposimato, scrisse un rapporto molto ma molto allarmante, il governo in carica cadde e più nessuno volle saperne di quel rapporto e di quelle denunce (poi tartagliano sugli accordi tra uomini delle Stato e mafie). Proprio di questi giorni un’altra operazione che rende trasparente questo legame, l’operaione Pioneer che svela come l’ndrangheta abbia riciclato i soldi sia nelle opere per le Olimpiadi invernali a Torino sia nel TAV, casuale che dietro ci siano gli stessi gruppi imprenditoriali, gli stessi politici e gli stessi mezzi di informazione che difendono i cantieri TAV?

Così, giorno dopo giorno, la coscienza civile si è spenta, ridotta a un lumicino che i valsusini provano a tenere acceso. Per il resto un popolo che applaude i miliardari mentre difendono i loro propri interessi e sputa su un corpo che giace a terra quasi esanime mentre i mezzi delle mafie innalzano barricate a difesa del ladrocinio, schiacciando con le loro grandi ruote i diritti civili e del lavoro. Applaudono mentre ci spiegano che il 33% dei giovani è disoccupato, il rimanente 66% guadagna in media 600 € al mese massacrandosi di lavoro e le fasce più in là con l’età si stanno sempre più spostando verso la soglia della povertà e a dircelo sono sorridenti miliardari che ci spiegano che dobbiamo fare sacrifici e ubbidire agli ordini impartiti come bravi servitori.

Il TAV/TAC (un giorno ci spiegheranno quale dei due vogliono fare perché per ora è un mistero) va fermato. Va fermato in questi giorni. Va fermato non solo perché è una truffa, va fermato perché altrimenti possiamo dire addio, almeno per un altro “ventennio”, a una possibilità di riscatto civile di un Paese schiacciato tra mafia e capitalismo straccione, retto da prezzolati che tra poche settimane modificheranno la Costituzione secondo il piano, questo sì eversivo, di rinascita democratica.

Rom Vunner

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