Pena di morte e terrorismo

testi scelti da Claudio Giusti (*)

«Il mattino dell’esecuzione cantavano: “Viva i ribelli!”. Cantavano lungo la via che li portava al patibolo. […] Non ho mai pensato che fosse un deterrente. Non hanno paura di morire, come può essere un deterrente? […] Onestamente penso che con centinaia di esecuzioni che ho fatto non ho mai fermato nemmeno un assassino»: chi parla è Albert Pierrepoint, l’ultimo boia britannico (a proposito dell’impiccagione di due terroristi dell’Ira nel video «Quando lo Stato uccide» di Amnesty International).

Durante il Mandato Britannico in Palestina parecchi membri della organizzazione estremistica ebraica Irgun furono condannati a morte e “giustiziati” per reati di terrorismo. Successivamente il loro capo Menachem Begin (che poi fu anche primo ministro di Israele) ebbe a dire che il suo gruppo era stato “galvanizzato” dalle esecuzioni, perché per ritorsione impiccò alcuni soldati inglesi prigionieri. «Non eravate voi a condannare a morte i nostri, voi condannavate un sacco della vostra gente, ed eravamo noi a decidere quanti». (Amnesty International, Act 51/07/89, «When the States Kills», p 19).

«Coloro i quali realmente pensano che la reintroduzione della pena capitale metterà fine o ridurrà il numero di atti terroristici sono o estremamente ingenui o vittime di una illusione». Fattah Ezzar «Il dibattito in corso sulla pena di morte come deterrente» (in AA.VV «La pena di morte nel mondo», Marietti editore, 1983 p 207).

«Si sostiene che solo eliminando fisicamente il colpevole di terrorismo si può evitare il rischio che i suoi compagni commettano ulteriori atti di terrorismo allo scopo di imporre col ricatto alle autorità di rilasciarlo. […] Anzitutto, a meno che si passi all’esecuzione dei terroristi sospetti nel momento in cui sono catturati (…) le procedure legali forniranno tempo in abbondanza per mettere in atto le azioni terroristiche. […] Gli stadi finali del processo costituirebbero un invito ad altri atti terroristici; un’esecuzione capitale sarebbe senza dubbio seguita dal taglione. In secondo luogo, un’applicazione consistente della proposta significherebbe che sarebbero soggetti all’esecuzione tutti i terroristi condannati la cui detenzione potrebbe essere motivo di atti di terrorismo da parte dei loro compagni […] si porterebbero all’esecuzione capitale delle persone non per un delitto da loro commesso, ma per altri delitti che altri potrebbero commettere». Korff Douwe (stessa fonte della citazione precedente idem).

(*) Claudio Giusti (www.astrangefruit.org): Member of the Scientific Committee of “Osservatorio sulla Legalità e i Diritti”, Claudio Giusti had the privilege and the honour to participate in the first congress of the Italian Section of Amnesty International: later he was one of the founders of the World Coalition Against The Death Penalty. He writes on a regular basis about human rights, death penalty and American criminal law.

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

Un commento

  • Giuseppe Lodoli

    In questo frangente c’e’ veramente bisogno di ricordare quello che hanno detto questi signori, massimi esperti in materia…

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