Perù: Pascuala Rosado Cornejo e le altre

Le storie delle lottatrici sociali, dirigenti sindacali e militanti della sinistra sociale peruviane uccise da Sendero Luminoso. Pascuala sfidò la violenza settaria dei senderistas e fu uccisa il 6 marzo 1996.

di David Lifodi

“El propósito de los senderistas es atemorizar a la población, amedrentarlos con el fin de estar aquí e imponer sus ideas y sus métodos (…) Yo voy a combatir al terrorismo con otras armas. (…)”: parlava così, pochi giorni prima di essere uccisa, Pascuala Rosado Cornejo, lottatrice sociale peruviana e leader vecinal della comunità urbana autogestita di Huaycán, assassinata da Sendero Luminoso il 6 marzo 1996.

Arrivata con la sua famiglia ad Huaycán, distretto Ate Vitarte (provincia di Lima), nel luglio 1984, in breve era diventata una delle più apprezzate dirigenti sociali della comunità urbana e, dal 1991 anche dirigente sindacale. Da anni Pascuala riceveva minacce da parte di Sendero Luminoso, tanto da andare in esilio in Cile, nel 1993, ma la donna non sapeva stare lontana dalla sua comunità e dalle sue lotte, fin quando non decise di tornare dal suo pueblo nel 1995.

Nata ad Arequipa il 15 aprile 1954, Pascuala fu una lottatrice sociale che si era adoperata per elaborare un rapporto sulla violenza armata in Perù, come ricordato dalla Comisión de la Verdad y Reconciliación.

La donna si batteva per i diritti della sua comunità, finita nell’occhio del ciclone perché si trovava in una delle zone dove Sendero Luminoso cercava di esercitare il suo controllo ed era spaventato dalla volontà di Pascuala di dar vita ad un comitato popolare aperto e non allineato alle logiche settarie dei senderistas.

Grazie alla tenacia e alla perseveranza di Pascuala, ad Huaycán venne costruito l’Instituto Superior Tecnológico e l’Hospital Materno Infantil, arrivò l’energia elettrica, vennero realizzate opere idriche e nacquero dei gruppi di autodifesa per combattere la delinquenza.

Probabilmente i senderistas pensarono che l’attivismo sociale di Pascuala avrebbe finito per togliere consensi al gruppo armato, non a caso amava ripetere che Sendero confidava di fare propaganda tra le fasce sociali più povere della zona e tra i disoccupati.

Pascuala scampò a tre attentati di Sendero Luminoso, ma non riuscì a salvarsi dal quarto, quando un commando le sparò alla testa. Il suo esempio fu quello di una donna che decise di combattere pacificamente contro un’alternativa, quella senderista, si di rottura rispetto ai partiti tradizionali, ma purtroppo esclusivamente distruttiva e volta anche ad eliminare militanti della sinistra sociale.

Furono molte le donne che caddero sotto gli attacchi di Sendero Luminoso. Tre anni prima che Pascuala venisse assassinata fu la volta di María Elena Moyano Delgado, attivista di Izquierda Unida che, in qualità di sindaca di Villa El Salvador (provincia di Lima), si oppose ad uno “sciopero armato” e, per questo, fu uccisa da colpi di armi da fuoco. Successivamente, come poi sarebbe accaduto per la stessa Pascuala, il suo corpo venne fatto esplodere con la dinamite allo scopo di terrorizzare la popolazione.

Pascuala, come del resto María Elena Moyano Delgado, fu definita un’heroína vecinal, al pari di Juana López León, coordinatrice del programma Vaso de Leche e anch’essa eliminata, nel 1991, da Sendero, che aveva dichiarato guerra a tutte e tutti quei dirigenti sociali che si opponevano alle loro attività, come anche Enrique Castilla Linares (nel 1989) e Porfirio Suni Quispe (nel 1991), leader sindacali e militanti del Movimiento de Izquierda Revolucionaria.

La “colpa” di Pascuala Rosado Cornejo, una tra le prime lideresas della comunità di Huaycán, fu quella di affrontare apertamente la violenza di Sendero Luminoso. Oggi il suo ricordo vive in un monumento eretto a Huaycán che riporta la frase: “Símbolo de paz, lidereza que luchó por alcanzar con dignidad una sociedad mas justa y solidaria; su ejemplo de vida llena de gloria y orgullo al pueblo de Huaycán”.

 

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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