Philae, la cometa e i bipedi tristi

di Dibbì (*)

Philae-giugno2015

Ecco una bella storia di fantascienza. Il racconto inizia classicamente «in medias res» con un protagonista (secondario, diciamo un attento osservatore) che urla: «Si è svegliat*!!!! Philae è sopravvissut*!!!!». Contemporaneamente altre persone esultano: in una base spaziale, davanti alla tv (in una pizzeria) o sbirciando un computer (in provincia di Parma)…

Flashback.

Philae è un lander (quasi l’incrocio fra una navicella spaziale e un robot-scienziato) terrestre che la sonda Rosetta ha sbarcato sulla cometa 67/P Churyumov-Gerasimenko. Operazione assai complicata, frutto di una collaborazione fra “i mejo cervelloni” di Europa (anche Italia) e Usa.

L’obiettivo della coppia Rosetta-Philae è ambizioso: decifrare i segreti della cometa e così saperne di più sulla nascita del Sistema solare. Il metodo previsto è lo stesso già usato su Marte e altrove: il lander scava, analizza e manda i dati alla sonda, rimasta in orbita, che li spedisce agli scienziati sulla Terra.

Durante lo sbarco (o «cometaggio» se preferite il neologismo) quasi tutto va bene ma… le comunicazioni tra Philae e Rosetta si bloccano subito: un piccolo guasto per il lander, un grande silenzio per l’umanità. Fallimento o… successo a metà? Ma dopo 7 mesi, a sorpresa (anche se c’è chi dice “io l’avevo previsto”) Philae trasmette di nuovo: la cometa si è avvicinata al Sole e adesso il lander riceve luce e calore sufficienti per funzionare. Le ultime righe del racconto ci lasciano nel dubbio: prima che Philae – cioè la cometa 67/P – lasci il sistema solare e dunque cessi di trasmettere, sulla Terra avremo avuto dati sufficienti? E se sì… cosa salterà fuori? Chi legge la storia ed è dotato di malizia già sospetterà che i misteri verranno rivelati in un “seguito” e magari l’autore già sta sperando che qualche tv ne faccia una serie.

Il racconto potrebbe intitolarsi «Fratello Sole» (ma anche «La cometa di Rosetta» suona bene con l’ovvio riferimento all’Egitto) … se esistesse. Ma questa bella trama è cronaca. Fatti accaduti fra novembre 2014 e giugno 2015 con epicentro il pianeta Terra che credo conosciate. Sospetto però che la maggior parte di chi ora ha in mano la rivista «Cem momdialità» – perlopiù insegnanti e formatori – nulla sapesse di Rosetta e Philae. Per due motivi: perché temo che anche dalle parti del Cem (Centro educazione alla mondialità) vi siano poche/i astrofili – nonostante il bellissimo laboratorio con Lara Albanese e Alessandra Zanazzi al convegno di due anni fa – e perché codesta vicenda sui media italiani ha avuto poco rilievo e zero approfondimenti. Ma, per la verità, anche fuori dallo stivale – tanto depresso che fra un po’ sembrerà uno «stivaletto malese» e se non sapete cos’è guardate alla voce «torture» – non è che questa entusiasmante avventura dell’intelligenza umana abbia suscitato entusiasmi.

Perché?

Avanzo due ipotesi.

1 – Sprofondiamo in una crescente e apparentemente beata ignoranza scientifica e molte/i (a partire dai giornalisti, perfino quelli che non sono a busta paga dei petrolieri) non hanno ben capito cosa è successo.

2 – Questa è «L’epoca delle passioni tristi» – il libro che così si intitola è di Miguel Benasayag e Gérard Schmit ma il “copyright” sulla frase è di Spinoza – e di entusiasmi veri se ne vedono pochissimi.

Stretta la foglia e larga la via, ditemi la vostra che io ho detto la mia.

(*) Parola più, parola meno questo testo è uscito sul numero 7/2015 del mensile «Cem mondialità» dove ho una rubrica che si muove in cerca di futuri non banali (db).

 

danieleB
Un piede nel mondo cosiddetto reale (dove ha fatto il giornalista, vive a Imola con Tiziana, ha un figlio di nome Jan) e un altro piede in quella che di solito si chiama fantascienza (ne ha scritto con Riccardo Mancini e Raffaele Mantegazza). Con il terzo e il quarto piede salta dal reale al fantastico: laboratori, giochi, letture sceniche. Potete trovarlo su pkdick@fastmail.it oppure a casa, allo 0542 29945; non usa il cellulare perché il suo guru, il suo psicologo, il suo estetista (e l’ornitorinco che sonnecchia in lui) hanno deciso che poteva nuocergli. Ha un simpatico omonimo che vive a Bologna. Spesso i due vengono confusi, è divertente per entrambi. Per entrambi funziona l’anagramma “ride bene a librai” (ma anche “erba, nidi e alberi” non è malaccio).

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