C’eravamo tanto armati/12

con articoli di Alessandro Volpi e Yanis Varoufakis

Risparmi privati ai grandi fondi, con la scusa del riarmo
***
Il grande riarmo europeo sarà canalizzato attraverso la creazione di exchange-traded fund per dirottare il nostro risparmio in armi.
***
di Alessandro Volpi (*)
***
Per chi avesse ancora qualche dubbio in merito alla più immediata finalità del riarmo, la Commissione europea discuterà un vero e proprio piano per “mobilitare” i 10mila miliardi di euro che si trovano sui conti correnti degli europei. Si tratta di misure che consentano la totale, libera circolazione di tali risorse in direzione di qualsiasi titolo azionario o obbligazionario presente in Europa.
Nella logica di un unico mercato dei capitali. A ciò si aggiungono l’iscrizione dei risparmiatori a piattaforme di investimento, una possibile, ulteriore, cartolarizzazione dei crediti bancari, la creazione di conti deposito, un allentamento dei requisiti di prudenziali delle banche e delle assicurazioni e una più complessiva defiscalizzazione. Naturalmente, sottolinea la Commissione, tutta questa facilitazione nella mobilitazione del risparmio dovrà essere indirizzata a finanziare il riarmo per la «difesa dell’Europa». Quindi le società che producono armi.

La corsa al riarmo del risparmio europeo

La parola guerra è diventata ormai lo strumento attraverso cui accelerare, in tempi record, la finanziarizzazione del Vecchio Continente. Polizze, conti deposito, cartolarizzazioni, riduzioni fiscali, tutto deve chiamare alle armi il risparmio diffuso e incanalarlo verso la nuova bolla con cui alimentare la riconversione bellica. Guarda caso, in poche settimane la lenta Commissione europea ha annunciato un Piano da 800 miliardi di euro di maggior spesa dei singoli Stati in armi.
Ha inoltre rotto il tabù del Patto di stabilità per le armi. Messo in moto la Banca europea degli investimenti per finanziare le armi. Ha prodotto un documento, fatto votare al Parlamento, di supremazia europea, consentito la destinazione dei fondi di coesione al riarmo. E, dulcis in fundo, sta chiamando alle armi il risparmio degli europei.
In parallelo la Bce ha ridotto il tasso sui depositi al 2,5%.Non mi sembra che ci sia stata mai una mobilitazione analoga per la sanità pubblica, per la lotta alle disuguaglianze o per l’istruzione.
In estrema sintesi, l’Europa pare aver trovato la propria vocazione.  Ma forse vale la pena entrare ancora meglio nella definizione tecnica di cosa ci sia dietro il riarmo. Si chiamano exchange-traded fund (Etf) e sono prodotti finanziari che replicano un indice e sono, in larga misura, creati dai grandi fondi. E, non a caso, negli ultimi mesi stanno avendo un gran successo gli Etf che hanno a oggetto indici direttamente legati all’industria delle armi.

Cosa sono e come funzionano gli exchange-traded fund

Il meccanismo è semplice: il grande fondo – ad esempio BlackRock – costruisce un Etf che lega a un indice creato dallo stesso fondo. E ora la gran moda è quella di creare indici con i titoli delle principali società produttrici di armi, da quelle americane a quelle europee che, si prevede, beneficeranno del mega Piano von der Leyen contro ogni invasione.
Proprio questo tipo di Etf sta raccogliendo in misura crescente il risparmio degli europei, a cui vengono venduti dai loro gestori che hanno comprato gli stessi Etf dai grandi fondi.
Il clima di guerra ha reso “necessario” il finanziamento del riarmo. E su questa necessità sono stati costruiti strumenti che attraggono il risparmio collettivo rendendo tutti quanti finanziatori, più o meno consapevoli, della corsa agli armamenti. Peraltro, è bene chiarire, che si tratta di armamenti non certamente solo europei.
Perché i principali clienti dei colossi delle armi del Vecchio Continente sono decisamente al di fuori dell’Europa, dai Paesi arabi a Israele. Fino a varie altre destinazioni molto lontane dai confini dell’Unione. In sintesi, la corsa al riarmo europeo arma la finanza e ben poco l’Unione europea. Anche perché, dei 457 miliardi di euro già spesi ogni anno dall’Unione più la Gran Bretagna, oltre la metà si traduce in acquisti di armi prodotte negli Stati Uniti.

Il riarmo è un sacrificio necessario per aiutare Stellantis

Una postilla, il governo Meloni ha avanzato l’ipotesi di sgravi fiscali per le aziende che decidessero di convertirsi in produttrici di armi. In pratica il riarmo potremmo non pagarlo solo con maggiori interessi sul debito pubblico ma anche con i maggiori oneri a carico dei contribuente per coprire l’ennesimo favore a Stellantis, visto che anche al costruttore automobilistico arrivano appelli a impegnarsi nel settore della difesa. Del resto l’Europa è sotto assedio, bisognerà pure che gli italiani facciano i sacrifici necessari perché Elkann non si intristisca e perché i grandi beneficiari della bolla non si impoveriscano troppo.

(*) Tratto da Valori.

Germania. Addio Linke !

di Yanis Varoufakis (*)

Nel suo tentativo di diventare un partito “normale”, “accettabile”, Die Linke si è unito ai guerrafondai centristi radicali nella loro follia del riarmo
Quella appena trascorsa è stata una settimana da libri di Storia.
Il parlamento tedesco ha modificato il freno costituzionale al debito per consentire spese militari illimitate, indipendentemente da quanto profondamente porteranno il bilancio federale in rosso. Nel frattempo, nessuna di questa generosità fiscale sarà destinata a investimenti in ospedali, istruzione, vigili del fuoco, asili nido, pensioni, tecnologie verdi, ecc.
In breve, quando si tratta di finanziare la vita, l’austerità resta sancita nella costituzione tedesca. Solo gli investimenti nella morte sono stati liberati dalla morsa costituzionale dell’austerità.
La ragione di fondo per questo cambiamento sconvolgente alla Costituzione tedesca è semplice: i produttori di automobili tedeschi sono ormai troppo poco competitivi.
Non riescono più a vendere con profitto le loro auto né in Germania né all’estero.Così, chiedono che lo Stato tedesco acquisti i carri armati che Rheinmetall produrrà sulle linee di assemblaggio inutilizzate della Volkswagen. Per far sì che lo Stato paghi, era necessario aggirare il freno costituzionale al deficit.

Sempre desiderosi di servire i loro padroni del Big Business, i partiti dei governi centristi permanenti si sono mobilitati per introdurre questo cinico cambiamento costituzionale, che annulla l’impegno della Germania del dopoguerra per la pace e il disarmo.
Per modificare la Costituzione, i partiti centristi avevano bisogno di una maggioranza di due terzi in entrambe le camere del parlamento federale tedesco: il Bundestag (Camera bassa) e il Bundesrat (Camera alta), dove ogni Stato federato è rappresentato in base alla sua dimensione e alla coalizione di governo statale.
Sebbene i partiti centristi abbiano assicurato la loro maggioranza di due terzi nel Bundestag uscente, si sono trovati di fronte a un problema serio nel Bundesrat.
Die Linke, il “partito di sinistra”, che avevamo recentemente lodato per il buon risultato elettorale, aveva la possibilità di far sì che i governi statali di cui faceva parte (come parte di una coalizione locale) si astenessero nel voto del Bundesrat. Questo avrebbe bloccato l’emendamento costituzionale e inflitto un colpo mortale al ritorno insidioso del keynesismo militare.
Purtroppo, la leadership di Die Linke ha scelto di non usare il proprio potere, il proprio voto nel Bundesrat, per farlo. In breve, si sono uniti ai guerrafondai centristi radicali in questa pericolosa e costosissima follia del riarmo.
Gli elettori di Die Linke sono, giustamente, furiosi, e alcuni invocano persino la rottura delle coalizioni statali di cui il partito fa parte e l’espulsione dei funzionari coinvolti.
Già il fallimento di Die Linke nel sollevarsi contro il genocidio in Palestina, e il successivo trattamento totalitario riservato dallo Stato tedesco a chi protesta contro quel genocidio, aveva compromesso la reputazione del partito agli occhi dei progressisti non solo in Germania, ma anche oltre confine.
Nulla distrugge l’integrità etica di un partito di sinistra più rapidamente di una leadership troppo desiderosa di essere “accettata” da un centro radicalizzato che si muove costantemente verso l’estrema destra xenofoba e guerrafondaia. Era già abbastanza grave che i leader di Die Linke sentissero il bisogno di chiudere un occhio sul progetto genocida e di apartheid di Israele.
Ora, questa settimana, hanno compiuto il passo successivo verso l’oblio politico: hanno usato i loro voti nel Bundesrat per sancire, per la prima volta dal 1945, il keynesismo militare nella costituzione tedesca.
Buonanotte, Die Linke. E buona fortuna.

(*) Tratto da https://www.yanisvaroufakis.eu.
***
***

alexik

Un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *