Scor-data: 22 gennaio 1536
I veri motivi di un massacro a Munster.
Se avete letto «Q» – di Luther Blissett, poi Wu Ming – e/o «L’opera in nero» di Marguerite Yourcenar forse il post di oggi potete saltarlo (*)
Anabattismo significa (dal greco) «battezzare di nuovo». E’ evidentemente un movimento cristiano che nasce in Europa all’interno della Riforma protestante e come reazione alla corruzione della Chiesa di Roma. Ma anabattisti è il nome che venne dato loro dai cattolici: fra loro si chiamavano «Fratelli in Cristo» o dicevano di appartenere alla «Chiesa di Dio».Ritenevano fra l’altro che il pede-battesimo, cioè il battesimo imposto ai neonati, non avesse alcun valore e questo fu uno dei motivi della loro feroce persecuzione. L’altro “peccato” era l’idea di una netta separazione fra la Chiesa (povera) e lo Stato, il potere temporale. Intendevano – un elemento in comune con certa “Teologia della liberazione” dei giorni nostri – che la Chiesa non dovesse essere gerarchica (niente clero) ma comunità locale fra eguali, che i cristiani dovessero rifiutare le armi (se non per difesa) e che non potessero assumere cariche politiche. Ce n’era abbastanza perché tutti i potenti dell’epoca, in testa il corrotto papato, decidessero che erano un nemico pericolosissimo.
In un gennaio (del 1525) che data l’origine del movimento ed è in un altro gennaio (del 1536) che si compie il feroce massacro che chiude (in parte) la storia degli anabattisti.
La sera del 21 gennaio 1525 a Zurigo Konrad Grebel battezzava alcuni credenti. Il gruppo originario era composto da discepoli di Ulrico Zwingli ma più “radicali” e soprattutto non accettavano che fosse lo Stato a riformare la Chiesa: doveva avvenire dal basso. Già il 1 marzo Zwingli e le autorità proibirono ogni forma di “nuovo” battesimo; le persecuzioni (anche dei bambini) stavano per iniziare. Così i «Fratelli in Cristo» iniziarono a lasciare Zurigo ma fu un boomerang per chi li aveva cacciati: diffusero le loro idee in tutta la Svizzera ma anche in Germania e Austria. Nel 1527 molti dei “fondatori” vennero uccisi. Ma il “pericolo” restava e nel 1529 l’imperatore Carlo V promulgò «l’editto di Spira»: «Chiunque ribattezza o si fa ribattezzare dopo aver raggiunto l’età della ragione, uomo o donna che sia, deve essere condannato a morte, sia con la spada, sia con il fuoco, sia con ogni altro mezzo, senza alcun processo preliminare». In quel «dopo l’età della ragione» c’è una tragica e del tutto involontaria ironia.
Della storia successiva poco sappiamo perché la repressione degli “anabattisti” si accompagna alla distruzione sistematica dei documenti che li riguardano. Spesso in passato si confusero tutti i «Fratelli in Cristo» con la rivolta dei contadini guidati da Thomas Müntzer che fu invece un episodio atipico di quel movimento e, in certo senso, la sua fine. Fu infatti una frangia anabattista che a Munster, in Germania, reagendo duramente alla repressione, prese il controllo della città nell’inverno del 1534 e si scontrò con le truppe del principe-vescovo.
La storia – si sa – la scrivono quasi sempre i vincitori e dunque molti dubbi abbiamo su quel che davvero accadde a Munster. Gli storici oggi sono più o meno concordi su questa versione dei fatti. I capi della rivolta espulsero, depredarono e uccisero chi non si conformò, poi addirittura si proclamarono i re della «Nuova Sion» e imposero – con il terrore – la comunione assoluta dei beni e la poligamia obbligatoria mentre tutti i libri (tranne la Bibbia) furono bruciati. Non era certo per bloccare quegli eccessi che il principe-vescovo della regione (Franz von Waldeck) assaltò la città con 2500 uomini, fra i quali i famosi Lanzichenecchi. L’assedio durò un anno e mezzo: la popolazione affamata cercò di arrendersi ma venne massacrata mentre i “capi” furono torturati e poi – il 22 gennaio 1536 – appesi in gabbie al campanile della chiesa di San Lamberto. La cattiva pianta della rivolta era estirpata?
Fu la fine degli anabattisti in quanto tali ma il movimento sopravvisse in altre Chiese: i mennoniti e poi gli amish che ripudiarono i crimini di Munster ma rimasero fedeli alle idee di fondo e soprattutto alla totale separazione fra Chiesa e Stato. La “cattiva” pianta della rivolta contro i poteri assoluti ovviamente non fu estirpata, né può esserlo.
Ma ci sono alcune considerazioni storiche più generali sui «cristiani perseguitati e persecutori» che traggo dalle conclusioni di un libro di Franco Cardini (Salerno editrice, 2011) che per l’appunto così si intitola e che indaga «dal sogno di Costantino al linciaggio di Ipazia, dalle catacombe al potere spirituale, luci e ombre della religione che ha segnato la storia dell’Occidente». Come spiega Cardini «persecuzioni condotte e massacri perpetrati nel nome della croce non sono stati né eccezioni confermanti la regola né lamentevoli errori né fatali ma casuali incidenti di percorso» perché furono invece la regola di tutto il cristianesimo (non solo del cattolicesimo) ed è proprio per questo che si cerca di seppellirne il ricordo: «Non solo le crociate, l’Inquisizione, i conquistadores e la notte di san Bartolomeo […] Dal massacro dei 4500 sassoni sui campi di Werden voluto da Carlomagno e dai suoi vescovi ai genocidi compiuti dai basileis della dinastia macedone nei Balcani e dagli czar tra Caucaso e steppe dell’Asia centrale, al destino degli eretici e delle streghe […] fino ai delitti commessi in seguito alla Riforma e alla Controriforma; dalla “pulizia etnico-religiosa” della penisola iberica quattro-seicentesca ai “sacri macelli” non solo di Valtellina ma anche della Ginevra calvinista e della Munster anabattista […] dalla ferocia di Maria la Sanguinaria […] fino alle guerre civili e “religiose-nazionali” in Scozia e Irlanda […] fino alle stragi dei nativi americani nel Centro e nel Sud ma anche nel Nord del continente e alla “tratta degli schiavi” […] a bordo di vascelli i capitani dei quali conoscevano a memoria interi libri della Bibbia, agli etnocidi-genocidi commessi tra Sette e Ottocento in Oceania». Rammenta ancora Cardini che «tutti questi orrori» non trovano posto (oppure sono narrati «in modo ovattato») nei nostri libri di storia. Tutte «scor-date» appunto per costruire una narrazione interamente falsa.
(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende una persona o un evento che per qualche ragione la gente sedicente “per bene” ignora, preferisce dimenticare o rammenta “a rovescio”. Come vedrete le firme saranno varie e molto diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevissimi, magari solo una citazione, un disegno o una foto. Se l’idea vi piace fate circolare le “scor-date” o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo che sta nascendo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)
No, non è bene saltarlo. Una “rinfrescata” non solo fa bene, è necessaria. La continua, quasi ossessiva campagna per negare o “ovattare” gli episodi storici “sconvenienti”; la presenza di questo o quell’uomo di “buona volontà”, fiore all’occhiello delle chiese, tende a farci dimenticare, a sottovalutare, a stemperare.
E invece tenere sempre presente la disponibilità alla ferocia che cova dietro le parole degli ideologi del reale che sarebbe anche razionale; al quale sarebbe vano opporsi.
Loro ripetono mille volte al giorno la versione edulcorata di ciò che è stato. Che almeno una volta alla settimana siano sbugiardati e contraddetti!