Scor-date: 18 giugno 1938

Finisce la settimana della «pulizia zingara»
di d. b. (*)

SOMMARIO: Barbaramente picchiati, arrestati e linciati centinaia di rom, sinti o presunti tali: in Austria e in Germania è la Zigeuneraufraummungswoche. Purtroppo è solo l’inizio del Porrajmos («divoramento» o anche «tutti morti» in lingua romanì) con l’80% dei “nomadi” eliminati nei Paesi sotto il giogo nazifascista.

Come gli ebrei: discriminati prima per legge e poi rinchiusi nei lager, torturati, sterilizzati, sottoposti a esperimenti medici, sterminati. Erano di «razza inferiore», tarati geneticamente, pericolosi socialmente, dunque andavano eliminati. «Gli zingari sono stati uccisi in una proporzione simile a quella degli ebrei, circa l’ottanta per cento nell’area di quei Paesi che erano occupati dai nazisti»: così scrisse, sullo sterminio degli zingari, Simon Wiesenthal, il più famoso «cacciatore di nazisti». Ma, con ogni evidenza, di quest’altro Olocausto sappiamo poco. E soltanto il 14 aprile 1994 ci fu – all’interno dello U.S. Holocaust Memorial Museum di Washington -un riconoscimento internazionale del Porrajmos con la prima commemorazione delle «vittime rom dell’Olocausto».
Quel che conosciamo è in gran parte merito della studiosa ebrea Miriam Novitch che dedicò gran parte della sua vita a raccogliere documenti anche sullo sterminio del popolo Rom.
Fra il 1939 e il 1945 certamente vennero uccisi oltre 500.000 zingari, forse molti di più. Ma le persecuzioni e gli omicidi erano iniziati prima: in Austria-Germania e, in misura minore, anche nell’Italia di Mussolini.
Un passaggio-chiave di quella strategia fu in Austria e Germania «la settimana della pulizia zingara» (Zigeuneraufraummungswoche) fra il 12 e il 18 giugno 1938; su quel che accadde in quei giorni sappiamo pochissimo. Passano pochi mesi e (l’8 dicembre 1938) Heinrich Himmler promulga una circolare che invita a combattere «la razza zingara». Poi le deportazioni e lo sterminio.
Un consiglio di ascolto, visione e lettura per chi vuole saperne di più.
«Anch’io avevo una grande famiglia / ma la Legione nera l’ha sterminata» sono alcuni versi di Uprè Romà [Alzatevi Rom], la canzone tradizionale che apre il cofanetto – 2 dvd con 6 documentari per 150 minuti più un prezioso libretto – «A forza di essere vento: lo sterminio nazista degli zingari» pubblicato anni fa dalla rivista «A» [arivista@tin.it , 02 2896627]. Si parte dai versi di Fabrizio De André: «il cuore rallenta la testa cammina/ in quel pozzo di piscio e cemento / a quel campo strappato dal vento / a forza di essere vento».
Il primo dei due dvd si apre con le parole di Moni Ovadia: 19 secondi per una semplice ma terribile domanda: «Hai mai avuto un amico zingaro?» seguiti dal documentario «Zigeunerlager» [ovvero il campo dei nomadi] che fra l’altro racconta l’orribile 2 agosto 1944 quando in una sola notte 20 mila fra rom e sinti vennero massacrati; a seguire «Hugo» di Giovanna Boursier, basato sulla testimonianza del sinto tedesco Hugo Hollenreimer che fu internato ad Auschwitz.
Il secondo dvd scava nel «Porrajmos, la persecuzione dimenticata»: c’è il documentario realizzato per Opera Nomadi da Paolo Poce e Francesco Scarpelli con l’intervista a Mirko Levak [un rom sopravvissuto ad Auschwitz], uno spettacolo registrato a Milano il 24 gennaio di quest’anno e altri preziosi materiali.
Nel libretto, Paolo Finzi racconta la scoperta di uno sterminio che molti ancora oggi vogliono ignorare perché gli zingari, «i figli del vento», sono gli asociali – i “sottouomini” – per eccellenza. Furono mezzo milione i rom e sinti sterminati nei lager come gli storici raccontano? O si arriva all’ancora più mostruosa cifra di oltre tre milioni di “nomadi” assassinati sotto Hitler e [anche fuori dai lager] durante tutta la seconda guerra mondiale, come sostengono molti rom? Quegli «asociali» furono vittima del pregiudizio anche a nazismo caduto: nessuno dei sopravvissuti venne chiamato al processo di Norimberga per testimoniare e alle vittime venne per lungo tempo negato ogni riconoscimento e risarcimento. A seguire – nel dvd – un saggio di Giorgio Bazzecchi e Maurizio Pagani [di Opera nomadi] che ci riporta all’oggi per documentare che «nell’Unione europea oltre 10 milioni di rom, sinti e camminanti sono sotto la soglia di povertà e ancora oggetto di gravissime discriminazioni politiche e sociali»; in questo quadro l’Italia nega i diritti di cittadinanza e molti se ne vantano o fingono di non vedere. Come dimostra l’ultimo documento, anche fotografico: la vicenda dei rom rumeni sgomberati nel 2004 da via Adda a Milano.
Non è quasi mai vero che roulottes o campi siano voluti da rom e sinti. In molte parti d’Europa da tempo vivevano in normalissime case ma anche questo è stato in fretta dimenticato: e di nuovo i nomadi sono stati perseguitati e quasi cancellati – stavolta nell’ex Jugoslavia – senza che i governi cosiddetti democratici del mondo si chiedessero dove erano finiti. Intanto in Italia come in altri Paesi, la situazione addirittura è regredita: la condizione di bambini o anziani sarebbe considerata disumana… per chiunque non fosse zingaro. Per questo molti esponenti di rom, sinti e camminanti da anni chiedono che, per evitare nuove discriminazioni, venga loro riconosciuta una cittadinanza europea anziché nazionale. Perché se davvero cadono le frontiere a loro deve essere riconosciuto di essere europei più di ogni altro.
Per quanto ampio sia il percorso documentario incrociato in «A forza di essere vento» è solo l’inizio di un discorso che, come sa chi passa spesso di qui, cerchiamo di sviluppare su «Corriere delle migrazioni».
(*) Questo mio post esce anche su «Corriere delle migrazioni».
Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano in blog. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia o triplica, pochi minuti dopo – postata di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 18 giugno avevo, fra l’altro, queste ipotesi: 1155: Arnaldo Da Brescia al rogo; 1815: Warerloo; 1816: Mary Shelley crea «Frankenstein»; 1889: Torre Eiffel; 1905: muore Carmine Crocco; 1922: nasce Marcello Benardi; 1948: parte Stay Behind; 1952: legge Scelba contro il neo-fascismo; 2010: articolo del «Guardian» sull ‘Italia dei Neet. E chissà a ben cercare quante altre «scordate» salterebbero fuori.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi: magari solo una citazione, una foto o un disegno. Se l’idea vi piace fate circolare le «scordate» o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it ) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”.
Ogni sabato (o quasi) c’è un riassunto di «scor-date» su Radiazione (ascoltabile anche in streaming) ovvero, per chi non sta a Padova, su http://www.radiazione.info .
Stiamo lavorando al primo libro (e-book e cartaceo) di «scor-date»… è un’impresa più complicata del previsto, vi aggiorneremo. (db)

Redazione
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