Scor-date: 28 febbraio 2002

Una sentenza accusa la Shell per l’assassinio di Ken Saro-Wiwa (*)

«Potete uccidermi ma il mio popolo avrà giustizia». Con questo titolo qualche giorno fa (per i pignoli: 17 settembre) il «Corriere della sera» segnalava l’uscita di un libro che racconta «Gli ultimi giorni di Ken Saro-Wiwa» che viene definito (nell’occhiello) «attivista»: certo fu un militante nonviolento ma anche un grandissimo scrittore.

Il libro si intitola «Un mese e un giorno» (“storia del mio assassinio”) e lo pubblica Baldini Castoldi Dalai: in sostanza è l’autodifesa di Ken Saro-Wiwa al processo e il diario che tenne durante il suo primo arresto (per 31 giorni) nel 1993. Fu poi assassinato il 10 novembre 1995.
E’ un bene che il
«Corriere della sera» parli di Ken Saro-Wiwa e che nelle brevi (e non troppo precise) note che accompagnano l’anticipazione del libro si possa leggere: «nel 2009 la Shell è stata condannata a risarcire la famiglia Wiwa per la perdita di Ken e gli Ogoni per i danni causati nel delta del Niger». In sostanza fu la Shell a commissionare (alla dittatura nigeriana) l’assassinio di Ken Saro-Wiwa come all’epoca alcuni – i soliti pochi, per esempio su «il manifesto» – scrissero, mobilitandosi per tentare di salvare la vita allo scrittore e agli altri militanti nonviolenti che difendevano i diritti del popolo Ogoni.
Un mese fa su codesto blog ho pubblicato (con l’autorizzazione della casa editrice Socrates) un racconto di Ken Saro-Wiwa, tratto dalla splendida antologia
«Foresta di fiori». Ma di lui avevo già scritto qui il 7 febbraio, in pratica quando il blog ha cominciato davvero a funzionare.
Ho presentato Ken Saro-Wiwa così:
«un grande scrittore e un difensore del suo popolo». Ma ho aggiunto: «anche l’italiana Agip-Eni è collusa con il regime militare nigeriano, anche se ha un potere ben minore della Shell. Fra l’altro vale ricordare che nel 1987-88 sono state scaricate illegalmente in Nigeria 3800 tonnellate di rifiuti tossici italiani. E probabilmente questo non è l’unico episodio ma il SOLO a noi noto. Di tutto questo i grandi media italiani non parlano».
E aggiungo tre considerazioni sui silenzi.
1 – Non mi pare che i grandi (supposti) media dedichino articoli seri a quel che oggi accade in Nigeria. Eppure i disastri non si fermano e continua la resistenza, anche sotto la forma di attentati e rapimenti. Pur se alcuni tecnici (dell’Agip) italiani sono stati sequestrati quasi nessuno (fa eccezione ancora “
il manifesto” in scarna compagnia) ha cercato di capire le ragioni dei ribelli del Mend. Eppure tre anni fa è stato tradotto (da Terre di mezzo) «Il prossimo Golfo» – sottotitolo “Il conflitto per il petrolio in Nigeria” – un documentatissimo libro di Andy Rowell, James Marriott e Lorne Stockman (io l’ho recensito sul mensile «Come») dove appunto si spiega cosa combina la Shell e perché molti ne scrivono ormai omettendo la S iniziale (“hell” in inglese significa inferno). Ma quel “prossimo Golfo” significa che la situazione può precipitare in un nuovo, catastrofico conflitto internazionale.
2 – La seconda considerazione è che (confronta su codesto blog in data 1 marzo) quattro testate indipendenti, cioè «
Valori», Radiopopolare, «Africa» e «Altreconomia», chiedono a Eni risposte, trasparenza e verità sulle attività dell’azienda in Congo Brazzaville. Non pare che la cosa interessi i grandi media.
3 – Infine parte in questi giorni la campagna
«Patagonia senza dighe» dove è coinvolta l’italiana Enel. Vedremo se «Corriere della sera» e altri daranno le ragioni di chi si oppone a questa nuova devastazione o se aspetteranno… i consueti 10-15 anni.
E’ bene che si possa parlare oggi di Ken Saro-Wiwa, un male che allora tanti tacquero. E’ sempre troppo facile celebrare gli eroi da morti ma i grandi media potrebbero difenderli (o quantomeno: dare le notizie giuste) quando sono ancora vivi e questo significherebbe molto probabilmente che alcuni non finirebbero ammazzati. Questo è vero per la resistenza nel Terzo Mondo ma è un principio che dovrebbe valere anche per i tanti oscuri e oscurati, “piccoli” eroi che a esempio lottano nell’Italia devastata dalla criminalità.

(*) Riprendo qui un mio post (pubblicato in blog il 24 settembre 2010) con il titolo per «Ken Saro-Wiwa, S-hell, Eni e i silenzi in Italia».

Rammento – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata», di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione la gente sedicente “per bene” ignora, preferisce dimenticare o rammenta “a rovescio”.

Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 28 febbraio avevo ipotizzato: 1764: nasce Luisa Sanfelice; 1829: esce la seconda edizione (stavolta con il nome di Victor Hugo) di «Contro la pena di morte»; 1901: nasce Linus Pauling; 1920: la mafia uccide Nicola Alongi; 1952: Andreotti attacca «Umberto D»; 1953: una tappa nella vicenda di Watson e il Dna; 1968: nasce Auroville; 1975: accordo di Lomè; 1976: dopo 30 anni la Spagna si ritira dal Sahara; 1978: ucciso Roberto Scialabba; 1986: ucciso Olaf Palme; 1993: tentata irruzione a Waco, inizia l’assedio; 2003: l’Italia unica in Europa a votare contro la normativa antirazzista. E chissà, a ben cercare, quante altre «scor-date» salterebbero fuori su ogni giorno.

Molte le firme e diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi, magari solo una citazione, un disegno o una foto. Se l’idea vi piace fate circolare le “scor-date” o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo che è nato intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)

 

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