Scusi, ha detto fantascienza?

In preda a un delirio calendaristico, l’astrofilosofo Fabrizio Melodia rischia di cadere in un Marte-dì ma poi sgattaiola nello spaziotempo e cade in un non arbitrario «Ci manca(va) un Venerdì», puntata 107.

«Quello che rende la fantascienza stupenda e complicata è quel misto di speculazione e di favoloso: la fantascienza è al tempo stesso narrativa di pensiero e narrativa di sogno» scrive con arguzia Jonathan Lethem.

In effetti quando la science fiction mostra la sua parte di narrativa del sogno, ecco che molti uomini di scienza storcono il naso e cominciano a guardare con sospetto un genere che, almeno secondo loro, dovrebbe presentare al meglio le scienze e le sue speculazioni future.

Questo atteggiamento esiste da sempre, non dimentichiamo la diatriba tra Jules Verne ed Herbert George Wells, quando il papà del Nautilus, per criticare con disprezzo il suo collega britannico padre di alieni feroci e uomini invisibili e metalli sconosciuti, ebbe modo di dirgli: “Inventa!”.

La scienza, si sa, ha dovuto fare un lungo percorso per sopravvivere ed emanciparsi dalla tirannia della religione: secoli di dominazione avevano impedito il libero sviluppo delle scienze. Senza dimenticare che Aristotele, con le sue fantasie fantascientifiche, aveva anche ispirato voli con l’Ippogrifo sulla Luna, e ricordando pure Luciano di Samosata con la sua “Storia vera”, un viaggio verso il nostro (solitario) satellite a cavallo di un tornado.

Secoli di cultura e diatribe con la religione (per tacere delle relative influenze nella politica) potevano indurre a guardare con sospetto la speculazione scientifica, i “sogni” che crescono persino nei laboratori più seri. Anche l’arte fece la sua parte: oscillando da portatrice di valori morali a dilettevole intrattenimento.

Non è un caso quindi che lo scienziato Freeman Dyson, a cui è dedicata la nota “Sfera di Dyson” del buon Douglas – il signor “Guida galattica per autostoppisti” – Adams, arrivasse ad affermare: «La scienza è il mio territorio, ma la fantascienza è il paesaggio dei miei sogni», dove la science fiction a volte sembra generare incubi più che speranze.

La nostrana scrittrice di fantascienza Elisabetta Vernier sottolinea: «La fantascienza affascina, stupisce, spaventa e meraviglia, spesso ci porta a domandare a noi stessi: e se fosse?».

E se fosse che al nostro risveglio scoprissimo di essere al pronto soccorso con a fianco il braccio amputato, da cui spuntano fili elettrici e relè? E se fosse che all’improvviso ci ritrovassimo trasformati in vampiri succhiasangue? E se fosse che ci svegliassimo tutti in una astronave-pianeta lanciata verso l’infinito? E se NON ci fosse un tempo, ovvero un solo continuum spaziotempo, ma infiniti universi, con i loro orologi pazzeschi e divergenti. dove viaggiare? … cosa faremmo?

Ma soprattutto: se alla fantascienza non mancasse qualche venerdì (dite molti? E sia) ma avesse ragione su quasi tutto?

Lascio concludere questa matta/breve discussione metafisica a Fredric Brown – che qui ufficialmente nomino “filosofo ad honorem” (e alla memoria) all’università di Bottegland – con il suo più breve e originale racconto intitolato non a caso «La fine».

LA FINE

Il professor Jones aveva lavorato per molti anni alla sua teoria sul tempo. «Finalmente ho trovato l’equazione chiave» disse un giorno a sua figlia: «il tempo è un campo. La macchina che ho costruito può manipolare questo campo e anche invertirlo». Mentre premeva un bottone, disse: «Questo dovrebbe far tornare il tempo indietro tempo il tornare far dovrebbe questo» disse, bottone un premeva Mentre. «invertirlo anche e, campo questo manipolare può costruito ho che macchina La. Campo un è tempo Il» :figlia sua a giorno un disse «chiave equazione‘l trovato ho Finalmente» .tempo sul teoria sua alla anni molti per lavorato aveva Jones professor Il.

(*) se non lo conoscete date un’occhiata anche qui Io, Lethem, Dick, Aaa e Aaaa

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

Un commento

  • Geniale. Non ci ho capito niente ma è geniale. Qualsiasi cosa dica o scriva il magico Melodico è geniale. Ha incantato la mia adorata Roby parlando di fantascienza e il tutto in 5 minuti. Sottolineo che Roby non sa cosa sia la fantascienza, lei è specializzata sul mago di Oz.

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