Stop ufficiale al Canale del Nicaragua?

Per il portale dell’orteguismo, El 19 Digital, si tratta del «più grande progetto di ingegneria civile della storia», ma la storia è ben diversa.

di Bái Qiú’ēn

con caudalosos ríos de leche y miel (Carlos Mejía Godoy, Himno del FSLN)

Fly a fantasy, / Dream a dream, / And what you see will be, / Rhymes that keep their secrets, / Will unfold behind the clouds, / And there upon the rainbow, / Is the answer to a neverending story. / Story… (The neverending Story, 1984)

Seguire gli avanti-indietro delle unilaterali decisioni orteguiste e tentare di giustificarle al di là delle evidenti contraddizioni, può procurare forti mal di testa non sempre alleviabili con una pastiglia di Panadol. Meglio sorridere un po’ e pensare alla vecchia leggenda germanica del pifferaio di Hamelin.

Da anni El 19 Digital, il portale ufficiale dell’orteguismo, presenta un ottimistico elenco di notizie relative alla realizzazione del Canale del Nicaragua da parte del cinese Wang Jing, «il più grande progetto di ingegneria civile della storia» ovvero «la più grande costruzione dell’umanità».

Il 21 febbraio 2024, nell’atto di celebrazione per il 90° anniversario dell’assassinio a tradimento di Sandino, Daniel ha lungamente parlato della realizzazione di quest’opera, riprendendo e “aggiornando” le parole del Generale degli Uomini Liberi: «La civiltà esige che il Canale del Nicaragua venga aperto… e il Canale del Nicaragua sarà aperto!».

È indubbio che il sogno del collegamento tra i due oceani abbia radici antichissime in Nicaragua e costituisca una parte centrale dell’immaginario collettivo nazionale. Già nell’epoca coloniale, lungo il corso del Río San Juan transitavano le navi spagnole che collegavano i commerci tra la Capitanía General de Guatemala e la penisola iberica. La Corona britannica tentò in varie occasioni di impossessarsi di questa via fluviale: nel marzo del 1780 una spedizione alla quale partecipò il futuro ammiraglio Horace Nelson diede l’assalto senza successo il Castillo de la Inmaculada Concepción, eretto dagli spagnoli a metà del fiume. Nel corso dei secoli ci sono stati innumerevoli tentativi di realizzare il collegamento interoceanico: già alla fine del XVIII secolo l’ingegnere spagnolo Manuel Galisteo fu incaricato di studiare la fattibilità di un collegamento tra il Mare del Nord (Atlantico) e il Mare del Sud (Pacifico): nel 1781 esplorò con attenzione il corso del Río San Juan (oltre 190 chilometri). Le descrizioni dello scienziato tedesco Alexander von Humboldt suscitarono parecchio interesse sia in Europa sia negli Stati Uniti. Persino Luigi Bonaparte (Napoleone III), l’Imperatore dei Francesi dal 1852 al 1870, si entusiasmò talmente dell’idea che ne parlava come del «progetto del secolo», sognando di costruirlo. Nello stesso periodo, però, anche il governo statunitense aveva messo gli occhi sul territorio nicaraguense come possibilità di realizzare il collegamento tra i due oceani. Ne seguì un accordo grazie al quale il Nicaragua regalò la penisola di Nicoya (Guanacaste) al Costa Rica, abitanti compresi, in cambio della cessione esclusiva del fiume (che segna il confine tra i due Paesi). In tal modo Washington doveva accordarsi con una sola nazione, invece che con due: sborsò tre milioni di dollari per l’esclusiva della proprietà del futuro canale. In Nicaragua era l’epoca delle continue guerre tra liberali e conservatori per la conquista e il mantenimento del potere dopo l’Indipendenza dalla Spagna. Negli Stati Uniti era l’epoca della febbre dell’oro e i cercatori dovevano recarsi dalla costa Est a quella Ovest degli Stati Uniti (il Far West), osteggiati dai nativi pellerossa. Nel 1851 Cornelius Vanderbilt organizzò un servizio marittimo che li trasportava attraverso l’Atlantico, il Río San Juan, il Cocibolca e, dopo un tragitto terrestre di 16 chilometri nell’istmo di Rivas, giungevano al Pacifico e infine in California navigando nel Pacifico. Questo magnate si arricchì enormemente, ma neppure un centesimo entrò nelle casse del Nicaragua. Fin dal 1825 varie imprese britanniche e statunitensi presentarono i loro progetti, risultando vincitore della licitazione un certo Aaron Palmer che si offrì di realizzarlo per un importo di 5 milioni di dollari dell’epoca. Tutto si bloccò quando fu arrestato per truffa, su richiesta dei suoi numerosi creditori. In questo contesto, pochi anni dopo si inserì il filibustiere William Walker, che riuscì a farsi nominare presidente (imponendo lo schiavismo e l’inglese come lingua ufficiale), ma fu poi sconfitto dagli eserciti uniti dei liberali e dei conservatori nella cosiddetta Guerra Nacional del 1856. Già nel 1852 l’ingegnere militare statunitense Orville W. Childs aveva presentato un nuovo progetto in accordo con il ricco imprenditore Varderbilt che aveva fondato appositamente l’American Atlantic and Pacific Ship Canal Company.

La storia è ancora assai lunga e più complessa di questo breve riassunto, tanto che neppure terminò dopo la realizzazione del Canale di Panamá, realizzato con capitali francesi su progetto di Ferdinand de Lesseps (che aveva già costruito quello di Suez).

Per tutti i nicaraguensi il Río San Juan ha segnato indelebilmente le vicende del Paese, tanto che non è smentibile l’affermazione che è «el río de nuestria historia», il fiume della nostra storia. Qualcuno si è preso la briga di contare quanti progetti siano stati redatti per la realizzazione: ben 72, alcuni di pura fantasia. A tutti gli effetti, però, è una storia secolare della quale non si riesce a vedere la fine.

Una delle tante promesse fatte da Daniel nella campagna elettorale del 2006 era proprio la realizzazione di questo mitico sogno e sei anni dopo, nel 2012 molti nicaraguensi pensarono che sarebbe diventato realtà. Daniel, infatti, inviò all’Asamblea Nacional un progetto di legge che istituiva l’Autorità del Gran Canale.

Da allora a ieri lo stesso Daniel ha costantemente ripetuto il mantra che il Canale si farà, si farà, si farà…

Mel secolo appena trascorso, prima di lui, aveva lanciato l’idea Arnoldo Alemán e prima ancora Anastasio Somoza García.

Il 13 giugno 2012 il progetto fu finalmente assegnato con licitazione privata alla Hong Kong Nicaragua Canal Development Investment Company (HKND). Questa fantomatica impresa aveva la sede a Hong Kong ed era stata registrata il 20 agosto 2012 alle isole Caymans (n. 1788941), noto paradiso fiscale. Risultava appartenere a un certo Wang Jing, il quale non possedeva alcuna esperienza ingegneristica e la sua compagnia non aveva mai realizzato alcun progetto edile di grandi dimensioni (per la precisione: neppure di infime dimensioni). In compenso, Daniel gli concesse la gestione del Canale per cinquant’anni (prorogabili per ulteriori cinquanta), con relative entrate. Nel primo decennio di gestione, l’impresa avrebbe sborsato al governo del Nicaragua dieci milioni di dollari ogni anno e l’1% delle entrate in seguito. Il patrimonio stimato di Wang Jing era all’epoca poco più di 10 miliardi di dollari, mentre il progetto del canale era stimato in 50 miliardi di dollari. Nessun orteguista si è mai domandato dove questo soggetto avrebbe reperito la cifra mancante e se fosse davvero disposto a rischiare l’intero suo patrimonio. L’odore di truffa (modello vendita Fontana di Trevi) si poteva sentire a grande distanza, tant’è che era previsto che se entro 72 mesi (6 anni) dalla firma dell’accordo (13 giugno 2012-13 giugno 2018) non avesse reperito i fondi necessari, il Governo del Nicaragua poteva annullare la concessione. Nessuno si è chiesto come si possa assegnare in giugno un’opera megagalattica a un’impresa esistente solo sulla fantasia e ancora non registrata da alcuna parte (il che avvenne tre mesi dopo). Purtroppo per Daniel, il termine dei sei anni scadeva nel pieno delle proteste popolari del 2018 e non era per nulla conveniente cancellare il sogno della prosperità generale e della fine della povertà. «Il canale prima o poi diventerà una realtà in Nicaragua», si ostinava a ripetere. In ogni caso, nel 2019 neppure una nave era ancora transitata lungo questo canale o parte di esso. Per dirla tutta, nemmeno una semplice panga, una canoa o un kayak.

Ciò nonostante, tutto va ben, madama la vicepresidenta. El 19 Digital continuò ad annunciare che a grandi passi si stava concretizzando il progetto del millennio in grado di fare uscire finalmente il Nicaragua dal sottosviluppo. Come se le parole ripetutamente pronunciate si potessero ipso facto trasformare in realtà. Se in Nicaragua esiste qualcuno che ha fatto proprie le parole di Paul Joseph Goebbels (che oggi parecchi storici ritengono una leggenda metropolitana), quello è proprio Daniel.

Tralasciamo che la propaganda aveva detto e ripetuto che l’opera di collegamento tra i due oceani sarebbe iniziata alla fine del 2014 e completata nel 2020, con l’esproprio di tutte le terre necessarie alla realizzazione (con un indennizzo miserrimo non basato sul valore di marcato bensì su quello catastale). Oggi corre l’anno 2024 e dieci anni dopo la posa della prima pietra nulla è stato fatto, ma è un fatto irrilevante: ciò che conta sono le parole. Giorno dopo giorno, le pseudo notizie di El 19 Digital descrivevano infatti una realtà ben diversa, alla faccia di tutti i “gufi”, a partire dagli ecologisti che parlavano di disastro ambientale annunciato e degli oppositori che parlavano di svendita allo straniero del territorio nazionale.

Tutto va a gonfie vele… altro che progetto “fantasma”! Almeno fino al 6 maggio 2024, quando iniziò a circolare la voce che il presunto multimilionario cinese si era probabilmente trasferito negli Stati Uniti (forse per sfuggire alla giustizia cinese).

Con una rapidità inusuale, due giorni dopo Daniel inviò all’Asamblea Nacional un urgente progetto di legge che derogava dalla concessione a Wang Jing sia della costruzione sia della gestione del Canale e trasferiva il tutto allo Stato. Con 91 voti su 91 deputati (“opposizione” compresa) l’Asamblea nacional ha immediatamente approvata la richiesta di Daniel. Senza chiedere alcun chiarimento sulle motivazioni di questo repentino cambio di programma, poiché ogni suo desiderio è un ordine.

Il proprietario dell’impresa di telecomunicazioni Beijing Xinwei Telecom Technology, attiva nel settore wireless, nacque a Pechino nel 1972 e negli anni Novanta del secolo scorso si trasferì a Hong Kong. Non si sa come sia riuscito a impossessarsi del 36,97% delle azioni della compagnia ma sta di fatto che in concomitanza con l’inizio delle proteste in Nicaragua nell’aprile del 2018 scomparve letteralmente dalla circolazione, nel luglio successivo chiuse gli uffici della HKND al 18° piano del grattacielo più alto di Hong Kong e nel 2021 fallì miseramente dopo il crollo del valore azionario (-84%) dopo l’espulsione in maggio dalla Borsa di Shangai del Beijing Xinwei Technology Group Co. per irregolari movimenti finanziari con annessa truffa per 31 miliardi di dollari che mandarono in rovina migliaia di persone sia in Cina sia nel resto del mondo. Al contempo Wang Jing fu inabilitato a operare per dieci anni alla Borsa di Shangai.

Già in precedenza aveva avuto qualche piccolo problema economico-finanziario: nell’ottobre del 2015, con il crollo generale del mercato azionario asiatico aveva perso buona parte del proprio patrimonio. Fatto insignificante, visto che il governo del Nicaragua presieduto da Daniel non ha minimamente ragionato sulla fattibilità del megaprogetto. Alla fine del 2018 le azioni del Xinwei Group subirono un calo di quasi l’80% e nel marzo del 2020 erano ulteriormente calate di oltre il 45%. Pure questi fatti erano insignificanti per l’orteguismo, tant’è che si è allegramente proceduto all’esproprio di terre a favore dell’impresa di Wang Jing, per la realizzazione del Canale fantasma.

Non avendo il coraggio politico e morale di ammettere di essersi fidato di un millantatore-truffatore, il 12 giugno 2023 (esattamente undici anni dopo la firma dell’accordo) Daniel affermò che il rallentamento nella realizzazione del Canale era esclusiva responsabilità del governo degli Stati Uniti: «abbiamo lavorato per la costruzione del Canale, immediatamente è iniziata la campagna delle forze nemiche della Rivoluzione, del governo nordamericano, ecc., che ha lanciato la sua offensiva per cercare di impedire che questo progetto possa avanzare». Che Washington non gradisse né gradisca il Canale del Nicaragua è un fatto innegabile, ma non ammettere i propri errori di valutazione e l’incapacità (o non volontà) di attuare contromisure nei confronti di un millantatore significa ingannare non solo i nicaraguensi, bensì tutto il mondo. Anche questo, comunque, è un particolare irrilevante.

Particolare non secondario, invece: nessuno dei numerosi mezzi d’informazione dell’orteguismo ha nominato Wang Jing dopo l’annullamento della concessione. Non solo El 19 Digital non ne parla più, ma lo stesso fanno lo “statale” Canal 6, TN8 canale televisivo diretto da Juan Carlos Ortega Murillo, Viva Nicaragua Canal 13 proprietà di Camila, Maurice e Luciana Ortega Murillo, Canal 4, Canal 8 e via elencando. Pare che la consegna sia «Tacere, tacere, tacere», che vale pure per le varie emittenti radiofoniche legate all’orteguismo.

Nel frattempo, durante un decennio e oltre, dalle tasche dei nicaraguensi sono state prelevate con le varie leggi di bilancio (finanziarie) le somme destinate all’Autorità del Gran Canale: alla fine del 2023 quasi 60 milioni di córdobas (circa US$ 17.000.000) e oltre 8 milioni di córdobas sono previsti per questo 2024 (altri US$ 2 milioni). Pro capite si tratta di quasi 4 dollari prelevati dalle tasche dei nicaraguensi (neonati compresi), che potevano essere utilmente impiegati in opere più necessarie e soprattutto fattibili.

La riforma della Legge 800 del 2012 e la cancellazione della Legge n. 840 del 2013 attestano senza ombra di dubbio che Wang Jing non ha più alcun ruolo nell’eventuale realizzazione del megaprogetto. Per la cronaca, proprio con la Legge n. 840, l’Asamblea Nacional (con 61 voti a favore, 25 contrari, un astenuto e un assente) aveva assegnato a Wang Jing la realizzazione del Canale. Cosa sarà successo di nuovo per decidere il drastico annullamento dell’accordo?

La giustificazione ufficiale di questa capriola politico-legislativa è: «rafforzare e aggiornare l’ordinamento giuridico nazionale, tenendo conto del contesto nazionale e internazionale in continua evoluzione», naturalmente «a beneficio della famiglia nicaraguense». Poiché dal 2023 a oggi tutto è continuato come se nulla fosse, sorge però un dubbio: non sarà che Daniel e Rosario abbiano letto un articolo assai documentato e non smentito, pubblicato il 6 maggio dalla mai troppo vituperata La Prensa, nel quale si evidenziava che Wang Jing è un truffatore ormai caduto in disgrazia nella Cina di Xi («Wang Jing, el estafador caído en desgracia, ahora viviría en Estados Unidos»)? Possibile che Daniel e Rosario abbiano creduto a quanto pubblicato dai vendepatria? L’unica vera verità è o non è quella di El 19 Digital ossia del ministero della Verità al cui vertice sta la stessa Rosario? In ogni caso, il crollo azionario alla Borsa di Shangai nel giugno del 2021 non aveva aperto nessun occhio all’orteguismo. Alcuni mesi dopo, il 9 dicembre dello stesso 2021 Daniel affermò infatti che «ci sono progetti che sono tuttora vivi, con una grande azienda della Repubblica Popolare Cinese, il progetto del grande canale, tutti voi lo ricordate».

Sia ciò che sia, l’attuale passo indietro è ufficiale e innegabile: la realizzazione del progetto è ora assegnata al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture (MTI); il nuovo presidente dell’Autorità del Canale è infatti il ministro dei trasporti Óscar Salvador Mojica Obregón e il vicepresidente, manco a dirlo, Laureano Ortega in rappresentanza del padre-presidente. La concomitanza tra ciò che ha pubblicato La Prensa e la decisione di Daniel-Rosario non può essere considerata una semplice coincidenza temporale o una mera casualità. Il «contesto internazionale in continua evoluzione» tradotto dalla neolingua in linguaggio comune e comprensibile significa semplicemente «i problemi personali di Wang Jing», la cui società è stata dichiarata fallita e lui inabilitato a operare alla Borsa di Shangai.

Dove lo Stato del Nicaragua troverà i 50 miliardi di dollari necessari per realizzare in proprio il Canale nessuno lo dice, poiché nessuno lo sa. Daniel, Rosario e l’Asamblea Nacional se ne guardano bene dall’affrontare questo argomento, per quanto l’unica possibilità concreta di ricevere il finanziamento necessario parrebbe essere da parte del Governo della Repubblica Popolare Cinese.

Facendo i conti in tasca al Nicaragua, la Legge finanziaria per questo 2024 prevede un’entrata di 138mila milioni di córdobas, equivalenti a poco meno di 4 miliardi di dollari (peraltro non sufficienti per coprire tutte le uscite previste). Anche ammettendo che nei prossimi anni la totalità delle entrate siano destinate alla realizzazione del Canale, occorrerebbero almeno 12 anni. Ipotesi assolutamente inverosimile in quanto impraticabile: si dovrebbe tagliare tutto, a partire dagli stipendi dei dipendenti statali e pubblici (compresa la polizia e l’esercito). Resterebbe l’ipotesi di un cospicuo finanziamento estero, ma chi potrebbe essere così folle da fare un investimento di tale entità, senza alcuna garanzia di restituzione o di un guadagno economico a breve o a media scadenza? Se fin dall’inizio il Canale era un tipico cuento chino, ora lo è ancora di più. I più ottimisti sperano che il governo cinese sborsi questi soldi, ma in cambio di cosa? È risaputo che Pechino non regala nulla a nessuno. L’8 maggio 2024 la comandante Dora María Tellez, in un post su X ha scritto: «Ora arriva la nuova fase, l’approvazione di tutte le concessioni al governo cinese. Consegnare il Nicaragua al prezzo del guate mojado*. L’operazione vendepatria di Ortega Murillo».

Si può comunque scommettere un decino che la propaganda continuerà a insistere sulla sovranità nazionale e sulla realizzazione prossima di questa promessa irrealizzabile, alla quale chissà se Pechino è realmente interessato?

Stando ai dati disponibili, dall’entrata nel WTO nel 2001 a oggi la Cina ha notevolmente rallentato la propria crescita economica: l’aumento annuo del PIL è calato dall’8,3% del 2001 al 5,0% del 2023; l’esportazione di beni e servizi è calata dal 6,8% del PIL del 2001 al 3,3% del 2023; i disoccupati sono passati dall’1,5% del 2001 al 4,1% del 2023. Uno dei pilastri economici sui quali si è basata l’economia cinese a partire dalla metà degli anni Novanta del secolo scorso è stata l’esportazione, ridottasi notevolmente in questi ultimi del XXI secolo. Le crescenti tensioni sui mercati mondiali dovuti anche a conflitti bellici (Ucraina, Palestina, ecc.) non favoriscono di certo una ripresa a breve scadenza.

La sostituzione di Wang Jing con il Governo di Pechino non pare, al momento, una possibilità concreta per il Governo del Nicaragua, al di là della mera propaganda. Neppure la speranza di fare cassa vendendo buona parte dei prodotti nicaraguensi alla Cina grazie all’accordo di libero scambio siglato alla fine del 2023 è un’ipotesi plausibile: se nel 2001 Pechino importava l’equivalente del 13,1% del proprio PIL, nel 2023 a fatica è arrivata al 6,4%.

Per dirla in breve e citando il presidente Mao: «Grande è la confusone sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente!».

Intanto, gli anni sono passati e nulla si è ancora visto realizzato, neppure una delle opere infrastrutturali collegate al canale: strade, laghi artificiali, complessi turistici, un paio di aeroporti, un paio di porti in acque profonde ecc. Eppure il nuovo presidente dell’Autorità del Canale, Óscar Mojica, appena insediato ha dichiarato: «Non vendiamo illusioni, parliamo con i fatti e la realtà» (16 maggio 2024). Pura e semplice Neolingua.

Quali saranno i prossimi capitoli di questa storia infinita dove soltanto il nulla continua ad avanzare? Si può essere certi che il prossimo 19 luglio, nel 45° anniversario della Rivoluzione Popolare Sandinista, evitando di nominare Wang Jing, Daniel ribadirà per l’ennesima volta che il Canale si farà, si farà, si farà… Si farà, poiché con lui nel ruolo di Presidente a vita il Nicaragua è destinato a diventare la biblica terra promessa dove scorrono abbondanti fiumi di latte e miele.

«Vola una fantasia, / Sogna un sogno, / E ciò che vedrai sarà, / Rime che custodiscono i loro segreti, / Si sveleranno dietro le nuvole, / E là sull’arcobaleno, / È la risposta a una storia infinita. /Storia…».

* «Vendere al prezzo del guate mojado (foraggio bagnato)» significa a poco prezzo, quasi regalato.

Redazione
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