Suonerie per orecchie furbissime: ventesima puntata

In sintesi: jazz italiano a cascata, il ritorno di super-Zappa, il Michelangelo del pianoforte. Ascolti suggeriti da Daniele Barbieri, Giovanni Carbone e Mauro Antonio Miglieruolo (*)

Nuova-onda-jazz d’Italia di Daniele Barbieri

«Scusi, faccia conto che io sia dell’Istat. Tre domandine… Posso chiederle se è minimamente scolarizzato… Ok. … Ha consumi culturali… Beh, certo… Ultima domanda: se dico jazz italiano cosa le viene in mente?». Nell’intervista immaginaria (però non troppo; chi scrive si diverte a fare cose del genere con persone quasi sconosciute) la risposta è: il pianista Stefano Bollani e il trombettista Paolo Fresu. Se invece si è molto fortunati – cioè si trova una persona che ogni tanto ascolta jazz – sentiremo probabilmente altri 3 nomi: due trombettisti (quasi certamente Enrico Rava e Fabrizio Bosso) con la cantante Ada Montellanico. Ed è un peccato che chi ha buone orecchie non abbia occasione e/o soldi per ampliare l’orizzonte, altrimenti conoscerebbe (meglio se “dal vivo”, è ovvio) un poco della nuova e nuovissima ondata del buon jazz italiano: per esempio, in ordine alfabetico, il contrabbassista Roberto Bartoli, l’uomo-sax Francesco Bearzatti, Eugenio Colombo con i suoi infiniti fiati, Mariasole de Pascali e un po’ di flauti, la composistrice e bassista Federica Michisanti, un altro trombettista cioè Fabio Morgera, il contrabbassista Mauro Mussoni, il variamente sax Roberto Ottaviano, il duo (padre e figlio) Piana e … volutamente ne ometto un’altra dozzina, dei quali tre sono pianisti abbastanza noti e molto amati. C’è poi qualcuna/o che per un motivo o l’altro incide poco o nulla: il ruggente sassofonista Carlo Atti, per dire un solo nome.

Obiezione: questo non è un libro e neppure un classico saggio su rivista; in poco spazio «Suonerie» deve consigliare un solo ascolto, possibilmente nuovo. D’accordo: però non posso consigliare l’album del citato Bartoli perchè è un amico (alimenterei i sospetti di ruffianeria) con il vecchio/giovane Colombo che non risulta investigatore o esploratore di mondi ma in certo senso lo è. Sento una voce (interna?): “ma chi se ne frega di questo minimo conflitto d’interessi”. E allora a una persona cara che mi chiedesse «un solo cd» di jazz italiano in questo momento regalerei l’insolitissimo «7 dances», appunto del duo Colombo-Bartoli. Probabilmente dopo (e prima) c’è di meglio – o più interamente jazz – però questo mi ha stregato All’amor non si comanda.

 

L’infinito resuscitare di «Over-Nite Sensation» di Giovanni Carbone

Il genio torna, in ottima compagnia. I cinquant’anni di «Over-Nite Sensation» di Frank Zappa e The Mothers of Invention. Gli appassionati del genio più spiazzante del rock possono concedersi una trepidante attesa perché la Universal Music ha annunciato che il 3 novembre uscirà la «Super Deluxe Edition» di 88 tracce e cinque dischi dell’album di Frank Zappa e dei The Mothers of Invention del 1973, «Over-Nite Sensation», tributo a cinquant’anni dalla sua prima pubblicazione.

Ottavo album dei The Mothers of Invention arrivò dopo un periodo di stasi della band dovuto alla lunga convalescenza di Zappa per l’incidente incorso durante un concerto che lo costrinse sulla sedia a rotelle per diverso tempo. Il disco arriva dopo le esperienze orchestrali – complesse e certo non particolarmente commerciali – al confine tra jazz e fusion di «Waka/Jawaka» e «The Grand Wazoo». Irriverenti richiami al sesso, sarcastici ed urticanti, vere frustate al perbenismo della società americana. La musica vira decisamente verso sonorità pop rock e funky meno ostiche per il grande pubblico, con una formazione della band capitanata dal chitarrista di Baltimora profondamente rimaneggiata. L’effetto di questo cambiamento ebbe un effetto notevole sulla crescita della popolarità di Zappa. Tra le coriste ci sono anche Tina Turner e le Ikettes non accreditate però, poiché Ike Turner (allora marito di Tina) espresse giudizi estremamente negativi su quel lavoro. Il resto della band è da far tremare le vene ai polsi con George Duke alle tastiere, Bruce Fowler al trombone, il basso è di Tom Fowler, alla batteria c’è Ralph Humphrey, Ricky Lancelotti canta in «Fifty-Fifty» e «Zomby Woof»; ancora Sal Marquez alla tromba ed alla voce, il violino lo suona Jean-Luc Ponty, a Ian Underwood vanno sax, clarino e flauto, Ruth Underwood è alle percussioni ed al vibrafono mentre in «I’m the Slime», «Dinah-Moe Humm» e «Montana» canta Kin Vassy.
L’album contiene cose che diventano colonne portanti dei concerti di Frank Zappa, come i mitici «Camarillo Brillo» e «Montana»
https://www.youtube.com/watch?v=smZA9Jv3qH0
Il tributo della Universale comprende quattro CD e un disco audio Blu-Ray con rimissaggi e brani inediti, insieme a due spettacoli anch’essi inediti registrati all’Hollywood Palladium e alla Cobo Hall di Detroit.
Per questo 50° anniversario sarà disponibile anche un triplo LP su vinile trasparente con schizzi in quadricromia.
Ma anche solo all’ascolto dell’edizione di cinquant’anni fa si capisce quanto Zappa sia dirompente e spiazzante, quanto geniale e imprevedibile il suo approccio: impossibile definirlo semplicemente una grande star del rock, perché la sua musica non ammette categorie. Frank Zappa è l’unica categoria riconducibile a se stesso.
https://www.youtube.com/watch?v=nllWDc8_9lw

L’enigma di ABM di Mauro Antonio Miglieruolo

Questa estate la rivista «Musica» ha magnificato i vecchi concerti catanesi del ventiseienne Arturo Benedetti Michelangeli (d’ora in poi ABM): mai chiesti – e ottenuti – tanti bis, assicura Dario Miozzi. Però di quei concerti purtroppo non esiste registrazione attendibile. I “pirati” perseguitano tutti i musicisti ma sono l’ossessione dei perfezionisti, quelli che già incidono pochissimo perchè tutto deve essere perfetto, definitivo, indiscutibile.

ABM è considerato, in modo unanime, un grande del pianoforte nel XX secolo, mitizzato fin da giovane con l’ovvio soprannome di “Michelangelo” della tastiera; popolare sui giornali pur se non rilasciava interviste. Qui finisce la concordia perchè sul personaggio enigmatico (in senso letterale), sulla tecnica, sull’attività didattica si inizia a litigare. Il nuovo Liszt, per taluni. Oscillante fra ascesi e istronismo, giudicano altri appassionati. Repertorio limitato, si lagnano in molti ma altrettanti giurano che dal vivo era magnetico come pochi. Sull’eccesso di perfezionismo (e il rischio della freddezza) la discussione è infinita ma riguarda quasi tutti i grandi musicisti, non solo ABM. Un litigioso egocentrico, aggiunge chi ricorda il suo lungo esilio svizzero perchè in Italia gli fu notificato (vecchi debiti) il sequestro di due pianoforti. Ma si ribattte con sdegno che ABM era generoso: gli allievi non pagavano le lezioni e lui cucinava per loro.

Di certo annullò alcuni concerti perchè non trovò il pianoforte nelle condizioni ottimali. E si ricorda che, durante un concerto in Vaticano, chiese di spostare le piante vicine al palco perchè c’era un grillo che lo infastidiva.

L’unanimità di giudizio torna sulle registrazioni di AMB: che si tratti di Bach, Beethoven, Ravel o dell’amatissimo Chopin incantano.

A lui si deve la valorizzazione del compositore catalano Federico Mompou, ma fu anche studioso di etnomusicologia e appassionato del canto popolare (per la SAT fece 19 armonizzazioni di cori).

E’ stato uno dei primi pianisti a incidere in digitale. I due migliori box delle sue esecuzioni sono con Deutsche Grammophon (10 cd) e con la Warner (14 cd): tutte registrazioni in studio ovviamente. Molti i libri su di lui: l’ultimo è «Arturo Benedetti Michelangeli: luci e ombre del perfezionismo» di Cord Gamben che fu il suo produttore alla Deutsche Grammophon.

(*) Rubrica ripresa da Micromega che la presenta così: Una imprescindibile quanto impossibile occasione per far risuonare le note attraverso le parole. Sognando e tentando di attraversare la musica in tutte le sue variegate manifestazioni. Daniele Barbieri, Giovanni Carbone e Mauro Antonio Miglieruolo nel gran mare delle proposte sonore pescheranno spigole (cioè spigolature) mensili adatte a fornire un’idea di quel che si muove ed è subito fruibile da coloro che alle musiche si volgono per migliorare la qualità della vita. Il trio suggerisce solo dopo che quei suoni hanno acceso una qualche luce fra orecchie, cuore e mente.

 

 

Redazione
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